Donna

Una donna che parla della donna? E perché no. Lo faccio volentieri ma ho intenzione di affrontare quegli aspetti meno dibattuti di cui, come donna, sono stata in qualche modo un po’ vittima, confessore, protagonista… insomma ne ho fatto una qualche esperienza personale. Cominciamo dal termine:
Donna, vocabolo che già rispetto a uomo, è più dolce da pronunciare…
più immediato, fate un po’ la prova… ripetete più volte… DONNA – UOMO, DONNA – UOMO…
Notate la differenza? D’altronde noi donne siamo state fatte più dolci, proprio per natura. Siamo più dolci, più sensibili, più fragili e per questo spesso troppo vulnerabili. Creata dalla costola dell’uomo, dovrebbe proprio per questo essere protetta da quest’ultimo, e divenire poi un tutt’uno, quasi come un ritorno alle origini… parte dall’uomo e… ritorna a fondersi con l’uomo.
Ma la realtà, a volte, è ben diversa, e proprio l’uomo che dovrebbe in certo senso proteggerla,  spesso è artefice di violenze, abusi, maltrattamenti, che la maggior parte delle volte rimangono nell’ombra, nascoste agli occhi dei più.
Perché questo? Non spetta a me dirlo, studi e teorie molto più specialistiche e competenti delle mie sono state già avanzate. Tuttavia penso, che a complicare le cose e in qualche modo a complicarle sia quel bagaglio di omertà, reticenza, sottomissione, inculcato dalle varie generazioni passate, che ancora oggi stenta ad alleggerirsi.
Prendiamo per esempio, lo Stalking fino a ieri parola sconosciuta, oggi alla ribalta delle cronache che ha come oggetto quasi sempre la donna.
Definito anche sindrome del molestatore assillante, consiste in un insieme di comportamenti anomali e fastidiosi verso una persona, costituiti o da comunicazioni intrusive (quali per esempio: telefonate e lettere anonime, sms ed e-mail, invio di fiori) oppure da comportamenti volti a controllare la propria vittima (per esempio: pedinamenti, appostamenti, sorveglianza sotto casa, violazione di domicilio, minacce di violenza, aggressioni, omicidio o tentato omicidio).

Il termine stalking deriva dall’inglese to stalk, ed etimologicamente è un termine proprio della caccia, in quanto significa appostarsi, avvicinarsi alla preda di nascosto. Il comportamento tipico del molestatore assillante o stalker, è, infatti, quello di seguire la propria vittima durante tutti i suoi movimenti.
Quest’ultima, a causa della sistematicità di tali azioni, deliberatamente volte ad avvicinarla o a convincerla di qualcosa, oppure, nei casi peggiori, a spaventarla e punirla, percepisce tali atti con fastidio e paura, e risulta da essi profondamente turbata sia a livello psicologico che nel modo di rapportarsi con il mondo esterno. Questo accade perché, la persistenza e la frequenza delle azioni persecutorie generano in chi le subisce insicurezza.

E’ un argomento molto forte, e come primo impatto… direi niente male!!!
Il fatto è, che io in prima persona sono stata chiamata a testimoniare in un’aula di tribunale, in un processo di stalking e credetemi non è stato punto bello. Seduta nel mio banco e di fronte… quasi accanto, la persona che si era fatta autore ed esecutore di quelle azioni che vi ho descritto sopra. Ho raccontato i fatti di cui io sono stata testimone, e non crediate che si tratti di una persona ignorante, al contrario è una persona laureata, che ha avuto incarichi di grande responsabilità nella pubblica amministrazione, eppure… per quasi cinque anni sistematicamente con i suoi atti, ha costretto una mia amica a condurre una vita dove la parola dominante era PAURA.

Ariam

 

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