Mode indecenti

Vi è un argomento diventato tabù: la moda femminile. Chi ne parla? Va tutto bene? E se qualcosa non va bene, chi deve illuminare, correggere, ammonire?

Ragazza in minigonnaIl nudismo, ahimè, si fa sempre più sfacciato e invadente, alimentato dagli spettacoli, dai giornali, dai manifesti stradali… In Genesi 3 si legge che “prima del peccato originale la nudità non creava problemi“. Col peccato le cose sono cambiate, perché si è accesa in tutti gli esseri umani la concupiscenza della carne che, se alimentata, porta al disordine morale, ossia al peccato. Adamo ed Eva provvidero a coprire la loro nudità con delle foglie di fico, ma Dio giudicò insufficiente il rimedio e confezionò per ambedue due tuniche. Ai nostri giorni si assiste alla globalizzazione dell’immodestia, perché si è radicata nella massa la convinzione che se la donna non è provocante, non è donna. Si è cominciato, allora, con l’accorciare le maniche, poi le maniche sono scomparse… Si è denudata sempre più la parte superiore del corpo. Contemporaneamente si è passati alla minigonna, che diventa sempre più… mini! E perché non denudare anche la pancia e l’ombelico? E poi pantaloncini corti e ultra corti e fortemente aderenti.

L’audacia, ormai non conosce più limiti nemmeno quello del luogo sacro: chiese e santuari. In un celebre santuario della Spagna si celebrava un matrimonio. Davanti all’altare vi era la sposa che, col suo abbigliamento più che indecente, era l’ostentazione dell’ immodestia. Le invitate non erano da meno… E si riceveva un Sacramento! E si riceveva l’ Eucarestia!
A Lourdes, durante la processione eucaristica, vi era una donna che cantava da solista nella corale. Anch’ ella regolarmente immodesta e indecente. Si sa che nella storia di Lourdes la Madonna non venne ad un appuntamento con la veggente. Bernardetta le chiese il perché di quell’assenza e ne ebbe questa risposta: “Perché ieri sera la grotta è stata profanata dall‘immodestia“.
Chi è stato a Lourdes durante l’estate ha potuto constatare quanta mancanza di modestia si porta anche davanti alla grotta! Vi è all’ingresso dei luoghi sacri un tabellone con cui si interdice l’accesso con certi abbigliamenti… ma la realtà è che l’ingresso è lecito a tutti! E che dire quando in alcune chiese vanno al leggio o fanno da ministri straordinari della comunione donne con abbigliamento non certo esemplare? Può darsi che queste note facciano sorridere qualcuno, perché si dice “i tempi sono cambiati e la cosa non fa più impressione!“. Quest’affermazione è tanto falsa quanto stolta. Allora non esiste più la concupiscenza degli occhi e della carne? E non conta più niente quanto è scritto nelle lettere degli Apostoli circa l’abbigliamento delle donne?

La realtà è che i peccati impuri non si ritengono più peccato. Le cose non avvengono per caso.

Vi è tutta una strategia di malizia diabolica mirata alla scristianizzazione delle masse; ciò avviene non più col fucile e le prigioni, ma demolendo i principi cristiani. Alcuni anni fa la rivista Reading Digest annunziava un convegno di operatori della moda femminile con questo tema: “Che cosa scopriremo ancora della donna“. Nel qual caso, scoprire equivale a denudare. Davanti a questo rullo compressore che non conosce ostacoli, si alzi una voce autorevole e forte!

A Fatima la Madonna, per mezzo di Giacinta, preannunziò l’avvento di una moda invereconda, causa della perdita di tante anime. Voglia la Vergine purissima ottenere, con la sua potente intercessione, il ritorno ad una vita pura e casta almeno tra le donne cristiane.

Si puntualizza che il vestire immodesto si riferisce a:

1) Abiti o camicette con scollature ampie;
2) Gonne o pantaloncini corti che espongono le porzione superiore delle gambe;
3) Vestiti trasparenti;
4) Abiti o tute eccessivamente aderenti, etc.

4 COMMENTI

  1. Un argomento tira l’altro e continuo a leggere………….. non so se mi collegherò ancora in questi giorni, perciò ne approfitto per augurare, da Genova: Settimana Santa di preghiera e Buona Pasqua di Risurrezione.
    Temo di essere d’accordo a causa dell’età avanzata, anche se da ragazzina marciavo in calzoni (lunghi e mai in chiesa), quando ancora in giro non se ne vedevano! Ma forse per quei tempi era già troppo …..
    Le mie giovanissime colleghe catechiste, con gonne corte e pantaloni a vita bassa, quando si chinano verso i bambini, mostrano “la marca degli occhi”. Alcune volte, scherzando, l’ho fatto rilevare e qualche piccolo risultato l’ho ottenuto, pur se presumo mi considerino bigotta e bacchettona (come si dice in Liguria, che in fondo è il sud del nord). Siccome continuano a mostrarmi affetto, sono convinta che moltissimi giovani non siano maliziosi e non ci facciano gran caso, però un abbigliamento adeguato a luoghi e circostanze, denoterebbe maggiore maturità.
    Vestiti sempre più ridotti non significano assolutamente muto consenso, ma se è vero che l’occasione fa l’uomo ladro, perché fornirne e, scoprendosi, non lasciare nulla per tempi più idonei?
    Del resto nonne e mamme “alla moda” (loro stesse “dietro liceo e davanti museo”), alle quali noi, residuati bellici, non abbiamo saputo trasmettere preziosi valori di vita, neppure si rendono conto di quanto, di generazione in generazione, abbiamo impoverito i nostri giovani.
    La gioventù ha molte risorse, l’intelligenza più aperta e stimolata, quindi prestando maggiore attenzione alle sue esigenze, con amorevoli parole al momento giusto, pian piano non si arriverà a modificare atteggiamenti e costumi che forse sono solo una crosta superficiale di autodifesa contro la pedante saccenteria di molti di noi adulti? Speriamo di sì ed auguriamoci di vedere sempre meno centimetri di pelle al vento!

  2. Desidero esprimere il mio apprezzamento per questo articolo che rivela uno dei problemi che ogni chiesa conosce e col quale è chiamato a confrontarsi. Non si fa più caso a come presentiamo il nostro corpo, perché abbiamo completamente perso di vista che esso è Tempio dello Spirito Santo e Dio abita in esso e quindi desidera che attraverso ilo nostro corpo si riveli la sua presenza e non le nostre nudità: se ti scopri, occulti la presenza di Dio in Te; se ti copri e vesti con decenza e modestia, puoi rivelare la presenza di Dio in te. Saluti cari. E’ già un gesto di coraggio parlare di questo. P. Pino.

  3. Che queste considerazioni vengano da un sacerdote (chi scrive e chi commenta) può sembrare normale. E’ la voce dei laici che sarebbe bello sentire. Delle donne soprattutto. Le motivazioni e le autodifese provengono proprio dalle donne che la chiesa la frequentano, sarebbe interessante metterle qui per confrontarci.
    Io penso che dietro questa forma di esibizionismo ci sia un grosso malinteso: chi si espone, lo fa perché ne trae una qualche forma di piacere: il piacere di essere ammirate, si potrebbe semplificare. In tutto questo si dimentica, o si vuole ignorare che lo sguardo del maschio che guarda è tutt’altro che “estetico”. Lo dico da maschio e con la mano sulla coscienza: se guardo una donna che mi attrae, la vedo come un oggetto di desiderio, un “giocattolo” con cui giocare. Non credo che per gli altri uomini sia molto differente.
    Non credo che sia proprio il massimo essere un “oggetto” per quanto desiderabile. E l’emancipazione della donna si è riduce a questo?
    Attendo smentite e commenti.

  4. Desidero esprimere il mio apprezzamento per questo articolo che rivela uno dei problemi che ogni chiesa conosce e col quale è chiamato a confrontarsi. Non si fa più caso a come presentiamo il nostro corpo, perché abbiamo completamente perso di vista che esso è Tempio dello Spirito Santo e Dio abita in esso e quindi desidera che attraverso ilo nostro corpo si riveli la sua presenza e non le nostre nudità: se ti scopri, occulti la presenza di Dio in Te; se ti copri e vesti con decenza e modestia, puoi rivelare la presenza di Dio in te. Saluti cari. E’ già un gesto di coraggio parlare di questo. P. Pino.

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