Storia di un’anima

Questo è l’inizio della “Storia di un’anima”, libro autobiografico di santa Teresa del Bambin Gesù, suora carmelitana morta il 30 settembre 1897 all’età di 24 anni.
Il manoscritto fu redatto come una lunga lettera dedicata alla sua madre superiora, Agnese di Gesù, che era anche sua sorella carnale, Paolina Martin.

Gennaio 1895

santa teresa del bambin gesSTORIA PRIMAVERILE DI UN FIORELLINO BIANCO SCRITTA DA LUI STESSO
E DEDICATA ALLA REVERENDA MADRE AGNESE DI GESÙ.

A  lei, Madre mia cara, a lei che mi è due volte madre confiderò la storia dell’anima mia… Quando lei mi chiese di far­lo, pensai: il cuore si dissolverà, occupandosi di se stesso; ma poi Gesù mi ha fatto sentire che, obbedendo con semplicità, avrei fatto piacere a lui; del resto, faccio una cosa sola: comin­cio a cantare quello che debbo ripetere eternamente: “Le mise­ricordie del Signore!”.

Prima di prendere la penna, mi sono inginocchiata davanti alla statua di Maria l’ho supplicata che mi guidi la mano: nemmeno un rigo voglio scrivere che non piaccia a lei! Poi ho aperto il Vangelo, e lo sguardo è caduto su alcune parole: «Gesù salì sopra una montagna, e chiamò a sé quelli che volle: e andarono a lui» (s. Marco, cap. III, v. 13).
Ecco: è proprio questo il mistero della mia vocazione, della mia vita e in particolare il mistero dei privilegi che Gesù ha concesso alla mia anima. Gesù non chiama quelli che sono degni, bensì chi vuole lui, o, come dice san Paolo: «Dio ha pietà di chi vuole lui, ed usa misericordia a chi vuole lui. Non è dun­que opera di chi voglia né di chi si affanna, bensì di Dio che usa misericordia» (Ep. ai Rom., cap. IX, vv. 15-16).
Per tanto tempo mi sono chiesta perché Dio abbia delle preferenze, perché tutte le anime non ricevano grazie in grado uguale, mi meravigliavo perché prodiga favori straordi­nari a Santi che l’hanno offeso, come san Paolo, sant’Agostino, e perché, direi quasi, li costringe a ricevere il suo dono; poi, quando leggevo la vita dei Santi che Nostro Signore ha carez­zati dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino un solo ostacolo che impedisse di elevarsi a lui, e prevenendo le loro anime con tali favori da rendere quasi impossibile che esse macchiassero lo splendore immacolato della loro veste battesimale, mi domandavo: perché i poveri selvaggi, per esempio, nella maggior parte muoiono ancor prima di avere inteso pronunciare il solo nome di Dio?
Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo dinanzi agli occhi il libro della natura, ed ho capito che tutti i fiori della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli bianchissimi non rubano il profumo alla viola, o la sem­plicità incantevole alla pratolina… Se tutti i fiori piccini voles­sero essere rose, la natura perderebbe la sua veste di primave­ra, i campi non sarebbero più smaltati di infiorescenze. Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù. Dio ha voluto creare i grandi Santi, che possono essere para­gonati ai gigli ed alle rose; ma ne ha creati anche di più piccoli, e questi si debbono contentare d’essere margherite o violette, destinate a rallegrare lo sguardo del Signore quand’egli si degna d’abbassarlo.
La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell’essere ciò che Egli vuole che siamo.
Ho capito anche un’altra cosa: l’amore di Nostro Signore si rivela altrettanto bene nell’anima più semplice la quale non resiste affatto alla grazia, quanto nell’anima più sublime; in realtà, è proprio dell’amore abbassarsi, e se tutte le anime somigliassero ai santi Dottori, i quali hanno rischiarato la Chiesa con i lumi della loro dottrina, parrebbe che Dio misericordioso non discendesse abbastanza per raggiungerli; ma egli ha creato il bimbo il quale non sa nulla e si esprime sol­tanto con strilletti deboli deboli; ha creato il selvaggio il quale, nella sua totale miseria, possiede soltanto la legge naturale per regolarsi; e Dio si abbassa fino a loro! Anzi, sono questi fiori selvatici che lo rapiscono perché sono tanto semplici. Abbassandosi fino a questo punto, Dio si mostra infi­nitamente grande. Allo stesso modo in cui il sole illumina i grandi cedri ed i fiorellini da niente come se ciascuno fosse uni­co al mondo, così Nostro Signore si occupa di ciascuna anima con tanto amore, quasi fosse la sola ad esistere; e come nella natura le stagioni tutte sono regolate in modo da far sbocciare nel giorno stabilito la pratolina più umile, così tutto risponde al bene di ciascun’anima…

[…] Così, Madre mia, sono felice di cantare vicino a lei la misericordia del Signore. Per lei sola scriverò la storia del piccolo fiore raccolto da Gesù, e parlerò abbandonandomi, senza preoccuparmi dello stile, o delle tante digressioni che farò. Un cuore di mamma capisce sempre il suo bimbo, anche se questo balbetta soltanto, e perciò sono sicura di esse­re capita, indovinata da lei: è lei che mi ha formato il cuore, e l’ha offerto a Gesù!
Suor Teresa del Bambin Gesù

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