Sara e Tobia

Questa è una storia d’amore raccontata tra le pagine della Sacra Scrittura, la storia di Sara e Tobia.
Due giovani che si lasciano guidare dalla volontà di Dio che li conduce, da buon padre, con successo verso la “via della felicità”.
Sara, una giovane donna che disperata leva la sua preghiera a Dio.
Ella è già stata data in sposa a sette mariti, ma tutti sono stati uccisi durante la prima notte di nozze, prima che i due sposi potessero unirsi, dal demone Asmodeo, “colui che fa morire”, “l’assassino” che di lei ha preso possesso.

La povera Sara viene da tutti derisa e insultata, per questa triste sorte che la condanna, tanto da desiderare lei stessa la morte.
Lontano da lì, Tobi, uomo giusto e di grandissima fede, prega l’Altissimo, nonostante sia costretto a vivere in terra straniera, esule e vittima di tante vicissitudini negative. Lo sconforto e il dolore per le cose che gli sono accadute non lo fanno desistere dalla fede; egli mantiene un comportamento integerrimo nonostante tante sofferenze gli piombano addosso, non ultima la perdita della vista.
Tobi e Sara, in preda allo sconforto, pregano angosciati invocando per sé stessi la morte liberatoria. Ma Dio, che ha a cuore la sorte dei suoi figli, risponde aprendo loro una nuova vita che è segnata dalla Sua presenza amorosa  sul loro cammino.
Dio ascolta la preghiera di questi suoi figli e manda l’angelo Raffaele a porre rimedio alle sciagure di entrambi: togliere la macchie dagli occhi di Tobi, affinché possa tornare a vedere la luce di Dio e a dare Sara, figlia di Raguele, uno sposo, liberandola dal cattivo demonio Asmodeo.
Lo sposo sarà Tobia, figlio di Tobi, al quale di diritto spettava quella donna poiché della stessa razza e sua parente, così come si usava da quelle parti.
Un giorno, Tobi chiamò il figlio e lo mandò perché andasse dalla sua gente per prendere moglie.
Il giovane partì accompagnato dall’angelo. Camminarono insieme finché a sera, si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri.
Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzò dall’acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. Ma l’angelo gli disse: “Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire“. Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva.
Gli disse l’angelo: “Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili da parte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti”.
Tobia squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l’altra parte la conservò, dopo averla salata. Poi tutti e due ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media, zona in cui Tobia avrebbe incontrato la sua sposa.
Allora il ragazzo rivolse all’angelo questa domanda: “Azaria, fratello, (Tobia non sapeva che il suo compagno fosse un angelo) che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?”.
Gli rispose: “Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono“.
L’angelo prediceva ciò che sarebbe accaduto in seguito, cioè l’esorcismo dal demonio Asmodeo che vessava Sara e la guarigione del padre dalla cecità.
Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana,  quando Raffaele disse al ragazzo: “Fratello Tobia!”.Gli rispose: “Eccomi“. Riprese: “Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara e all’infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona“.
E aggiunse: “Ascoltami, fratello; io parlerò al padre della fanciulla questa sera, perché la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua“.
Allora Tobia rispose a Raffaele: “Fratello Azaria, ho sentito dire che essa è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti. Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l’unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l’angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire“.
Ma quello gli disse: “Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L’odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei. Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero“.
Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l’amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei.
Accompagnato dall’angelo Raffaele, Tobia chiese a Raguele in sposa Sara, pur conoscendo la sorte dei suoi sette mariti incappati nella maledizione del demone geloso.
Tobia si affida a Dio e ascolta le parole che l’angelo Raffaele gli suggerisce allontanando da lui la preoccupazione di poter diventare, sposando Sara, l’ennesima vittima di Asmodeo.
Raguele tentennò davanti alla richiesta di matrimonio e con onestà informò il giovane:
L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà“.
Ma Tobia disse: “Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo“. Rispose Raguele: “Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace“.
Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne, la prese per mano e l’affidò a Tobia con queste parole: “Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace“.
Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.
Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto. Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell’incenso. L’odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi.
Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera.
Tobia si alzò dal letto e disse a Sara.
Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza“.
Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo:

“Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome!
Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli!
Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno.
Da loro due nacque tutto il genere umano.
Tu hai detto: non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui.
Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d’intenzione.
Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia”.
E dissero insieme: “Amen, amen!”Poi dormirono per tutta la notte. Ma Raguele, preoccupato, si alzò; chiamò i servi e andò con loro a scavare una fossa. Diceva infatti:Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare oggetto di scherno e di ribrezzo“.

Quando ebbero terminato di scavare la tomba, Raguele tornò in casa; chiamò la moglie e le disse: “Manda in camera una delle serve a vedere se è vivo; così, se è morto, lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia“. Mandarono avanti la serva, accesero la lampada e aprirono la porta; essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in un sonno profondo.
La serva uscì e riferì loro che era vivo e che non era successo nulla di male.
Benedissero allora il Dio del cielo, banchettarono tutti insieme e, dopo i giorni del festeggiamento, i due novelli sposi poterono tornare dal padre Tobi che grazie all’intruglio suggerito dall’angelo di Dio poté recuperare anche la vista.

L’amore tra Sara e Tobia è il segno di un volere di Dio. Il loro totale affidamento a Lui, anche quando le difficoltà della vita sembrano essere insormontabili e ostili, fa di loro un esempio per tutte le coppie di sposi. Sara e Tobia sono l’immagine di quella coppia che non esclude Dio dalla propria vita, anzi ne fanno il centro perfetto perché solo con Lui e attraverso di Lui la grazia e l’amore può sovrabbondare.
Tale storia ci insegna che solo la preghiera e l’affidamento a Dio può scacciare il male e ci evidenzia la misteriosa ma reale azione del demonio che spesso interviene all’interno della famiglia per distruggerla.
Solo la preghiera, grazie alla potenza del sacramento può aiutare e sconfiggere il male.

Serafina Stanzione

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