L’America puritana ha scelto il suo Presidente

L’America ha il suo nuovo Presidente.  Sia io che tutti coloro che non l’avrebbero votato dobbiamo farcene una ragione, perché il voto degli americani è il frutto incontrovertibile di una scelta democratica. Non intendo analizzare i motivi socio-economici che hanno portato a questa decisione, anche perché non è materia sulla quale posso cimentarmi per ovvi limiti di conoscenza.
obama-356133_640Prima di addentrarmi in un tema di cui nessuno ha parlato, voglio fare un omaggio ad Obama attraverso un dato statistico.  Quando si è insediato c’erano 41 milioni di americani che non avevano assistenza sanitaria, mentre grazie alla sua Riforma – osteggiata dai repubblicani – il numero è sceso sotto i 28 milioni.  Il partito Repubblicano, popolarmente noto come GOP (acronimo di Grande Conservatorismo Sociale) , è il sostenitore degli alti valori morali del cristianesimo americano, soprattutto nella sua componente evangelica. Paradossalmente quando Abramo Lincoln fu eletto presidente e avviò il suo progetto di abolire la schiavitù, gli stati Repubblicani del Sud vollero la secessione dalla Federazione e diedero il via ad una guerra civile che durò fino al 1865. Ricordiamo che gli stati del Sud, quelli che ricadono nella Bible o Sun Belt (la ‘fascia’ della Bibbia o del Sole) hanno una storia intrisa di violenza razziale, di sfruttamento e di segregazione.
Andiamo al dunque e ci poniamo una domanda. Come si spiega che il nuovo Presidente Donald Trump, ritenuto xenofobo, misogino, razzista (in campagna elettorale ha dichiarato che una volta eletto presidente avrebbe cacciato tutti i musulmani e che i messicani immigrati  sono tutti  stupratori, ladri e assassini) è stato votato da moltissimi cristiani? Pensando al “sogno americano” di Kennedy e alle lotte anti segregazioniste di Martin Luther King e di molti afroamericani (coadiuvati da molti  bianchi) sembra che l’America stia facendo un salto nel buio.
Magari Trump porterà più benessere (anche se dubito che ne gioveranno i cittadini meno abbienti), ma che ne sarà dell’America aperta, multietnica? desiderosa di raggiungere in pieno quel “sogno” i cui germi fiorirono agli inizi degli anni 60?  Come mai molti cattolici o cristiani, che si scagliano contro le unioni civili e quelle omosessuali, simpatizzano per un uomo (cosi come facevano in Italia con Berlusconi)  che moralmente ed eticamente è ben lontano dai principi di cui molti di essi si riempiono la bocca? Come si spiega l’attacco mediatico subito da Papa Francesco da una parte della stampa di destra capeggiata da “Libero” che con la sua punta di diamante Socci, rimprovera allo stesso Papa l’apertura e il dialogo con i protestanti, la critica agli stati che erigono muri e un po’ di compassione nei confronti dei migranti?
Mi sembra una sorta di atteggiamento schizofrenico difficile da capire. Ritenersi cattolici e allo stesso tempo rinnegare i principi e le radici evangeliche  di cui lo stesso cattolicesimo dovrebbe essere ispiratore e promotore. Potrebbe sorprenderci ma non è cosi, visto che le religioni, epurate dai principi e dall’esempio dei loro fondatori, hanno creato lungo il corso della storia conflitti e contrapposizioni, atrocità e persecuzioni.
A questo punto c’è da chiedersi se il cristianesimo praticato in America  sia una forma di religiosità patriottica  il cui unico scopo sia quello di rivendicare la superiorità di una determinata razza (quella bianca) a discapito dell’inclusione sociale che tende ad emarginare il diverso, magari prendendo spunto o cavalcando le pur legittime rivendicazioni economiche di un ceto medio che arranca.
L’America non può permettersi di ritornare agli anni 50 e quindi  vanificare i risultati ottenuti negli ultimi decenni. Voglio sperare che l’elezione di Obama non sia stato l’ultimo frammento di luce che abbia illuminato la democrazia americana,  e che certi rigurgiti di intolleranza presenti in Italia rimangano circoscritti nell’ambito delle esternazioni di leader locali che cercano il consenso iniettando i germi sempre vividi dell’odio razziale.

Giuseppe Compagno  

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