Barnaba, figlio della consolazione

Il suo nome era Giuseppe, un levita originario di Cipro, il quale, nel momento in cui entrò a far parte dei discepoli, vendette un campo di cui era padrone e depose il ricavato ai piedi degli Apostoli. Ben presto diventò una persona che godeva la stima e la fiducia della comunità, tanto che gli Apostoli gli diedero il soprannome di Bàrnaba, che significa “figlio della consolazione o dell’esortazione”, a motivo della sua innata indole di saper dire la parola giusta per consolare e incoraggiare i fratelli a compiere il bene.
É conosciuto come “uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede”, quindi una persona disponibile, capace di riconoscere e valorizzare le qualità degli altri, di dare fiducia e di collaborare con gli altri, proprio quel tipo di persona di cui ogni comunità ha bisogno.  Quando infatti Saulo, dopo la sua conversione, fugge via da Damasco per sfuggire ad un complotto e si reca a Gerusalemme, i discepoli diffidano di lui, ed hanno paura ad unirsi a lui, non credendo che fosse davvero un discepolo. Allora interviene Barnaba, che è pronto a far da garante e lo presenta agli Apostoli raccontando come egli aveva incontrato in Signore sulla via di Damasco e quello che il Signore aveva compiuto in lui. Da quel momento Saulo è accolto tra i discepoli e comincia a parlare apertamente nel nome di Gesù soprattutto con quelli di lingua greca, i quali però tentano di ucciderlo.
A questo punto i fratelli conducono Saulo a Cesarea e lo fanno imbarcare verso Tarso, sua città natale. La persecuzione scatenata al tempo di Stefano aveva costretto molti discepoli a fuggire da Gerusalemme ed andare nella Samaria, a Cipro e ad Antiochia.
Qui alcuni dei discepoli cominciarono a rivolgersi direttamente ai greci e molti di essi aderirono alla fede. La notizia delle numerose conversioni giuse ben presto a Gerusalemme, così che gli apostoli mandarono Barnaba a rendersi conto di quello che accadeva. Barnaba comprese subito che il Signore stava compiendo cose grandi in quella città e che c’era bisogno di aiuto per la predicazione. Così lui stesso si recò a Tarso per prendere Saulo e condurlo con lui ad Antiochia per proseguire l’opera di annuncio del Vangelo. Rimasero in quella città  per un anno intero fortificando i credenti e facendo crescere la chiesa in maniera così straordinaria che per la prima volta i discepoli ad Antiochia vennero chiamati cristiani.
In quel tempo giunsero da Gerusalemme alcuni profeti, ed uno di essi, chiamato Agabo, profetizzò che ci sarebbe stata una grande carestia, cosa che avvenne sotto  l’imperatore Claudio. I cristiani di Antiochia organizzarono una colletta e mandarono il ricavato agli anziani di Gerusalemme per mezzo di Barnaba e Saulo. Anche nella Chiesa di Antiòchia c’erano profeti e maestri. “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati».
Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono” (Atti 13, 2-3).

Comincia quindi l’avventura di evangelizzazione di Paolo e Barnaba, che segna numerose conversioni, ma anche persecuzioni accanite, per opera soprattutto dei giudei. Con loro venne anche Giovanni Marco, il quale però, giunto a Perge, a motivo dell’inesperienza e della difficoltà della missione, si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Con sempre maggiore decisione essi rivolgono l’annuncio ai pagani, consapevoli che non la circoncisione dona la salvezza, ma la fede in Cristo Gesù.
La predicazione del vangelo era accompagnata da segni e prodigi che i due apostoli compivano nel nome del Signore. Tra gli episodi più spettacolari possiamo segnalare quello che avvenne a Listra. Lì c’era un uomo storpio fin dalla nascita, che stava ad ascoltare pieno di fede il discorso di Paolo, il quale ad un certo punto gli disse a gran voce: “Alzati dritto in piedi!”. Quello si alzò e comincio subito a camminare tra il delirio della folla che scambiò i due apostoli per dei scesi in figura umana, chiamando Barnaba Zeus (Giove) per la sua imponenza, e Paolo Hermes (Mercurio), perchè era il più eloquente.
La faccenda si volse al tragico, allorchè i sacerdote del tempio di Zeus volevano offrire un sacrificio in loro onore. A fatica riuscirono a far desistere la folla dall’offrire loro un sacrificio. Da lì, salirono a Derbe e poi rifecero a ritroso il cammino esortando i fratelli a mantenersi saldi nella fede. Rientrati ad Antiochia, riferirono ai fratelli tutto quello che il Signore aveva compiuto per mezzo loro e ci fu grande gioia. C’erano però alcuni giudei diventati cristiani che seminavano confusione nelle comunità, insegnando che ci si doveva circoncidere per ottenere la salvezza. Barnaba e Paolo si opponevano con vigore a costoro, cosicché la questione giunse a Gerusalemme dove, con l’autorità degli Apostoli e degli anziani, venne stabilita la retta norma di fede di non imporre ad alcuno la circoncisione.
Mentre la chiesa godeva di un periodo di pace, Paolo chiese a Barnaba di ripartire per annunciare il vangelo. Ma qui avvenne un dissenso tra i due apostoli, perchè Barnaba voleva portare con se anche Giovanni Marco, ritenendo che fosse cresciuto nella fede. Ma Paolo si oppose decisamente, non volendo avere come compagno uno che lo aveva lasciato in asso. Così le vie dei due apostoli ed amici si sono divise. Paolo continuò la sua missione nell’Asia minore per spingersi poi in Grecia, in compagnia di Sila, mentre Barnaba prese con se Marco e s’imbarcò per Cipro.
Questa è l’ultima notizia che abbiamo su Barnaba nel libro degli Atti degli Apostoli. Per cui non sappiamo dove e come abbia trascorso gli altri anni della sua vita.  Nel quinto secolo venne fuori uno scritto apocrifo “Gli Atti e il martirio di S. Barnaba a Cipro”, in base al quale l’Apostolo avrebbe continuato a svolgere la sua missione a Cipro, ma sarebbe poi stato lapidato e bruciato da alcuni giudei, gelosi delle conversioni che avvenivano per opera sua. Secondo lo stesso scritto, i resti del suo corpo sarebbero stati ritrovati nel 488, sotto l’imperatore Zenone.

Giuseppe Licciardi

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