Nàaman il Siro

Ogni storia racchiude in sé una ricchezza Quella di oggi racconta di un uomo, molto importante, un alto ufficiale stimato e onorato da tutti che nonostante il suo orgoglio, a causa della sua malattia diventa capace di ascoltare la voce di uomini suoi servitori e di piegarsi, umiliandosi ad un comando.

Nàaman, capo dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per mezzo suo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode un giorno si ammalò di una delle più brutte malattie dell’epoca: la lebbra.

Considerando la sua posizione come notabile, pur afflitto dalla malattia, che normalmente costringeva queste persone all’isolamento, Naaman aveva conservato dei privilegi, per cui continuava ad abitare nella propria casa, con la moglie e la servitù.
Proprio da una serva doveva arrivargli un aiuto non sperato.
Ma lasciamo parlare la Bibbia per raccontare cosa accadde a quest’uomo…

Dal 2 Libro dei Re 5, 1-16

Ora i suoi uomini in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman. La ragazza disse  alla padrona: “Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra”. La donna riferì a Nàaman che a sua volta andò a riferire al suo signore quello che la giovinetta aveva detto alla moglie. Il re gli disse: “Vai! Io invierò una lettera al re di Israele”. Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci vestiti.
La lettera  diceva: “Insieme a questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra”. Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: “Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi manda un lebbroso da guarire? Pensava qualcuno cercasse pretesti contro di lui.

Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: “Perché ti sei stracciate le vesti? Manda quell’uomo da me e saprà che c’è un profeta in Israele”.
Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo.
Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: “Và, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito”.
Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: “Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra.
Forse l’Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?”. Si voltò e se ne partì adirato.

Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: “Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito”.
Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola di Eliseo, e la sua carne guarì.
Tornò da Eliseo; entrò e si presentò a lui dicendo: “Ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”. Ora accetta un dono dal tuo servo”.

Naturalmente Eliseo non volle alcun dono perché di suo non aveva dato nulla: non aveva fatto altro che trasmettere attraverso la sua mediazione il dono di Dio.Quella di Nàaman è la reazione di un uomo pieno d’orgoglio che si infuria. Si aspettava un grande ricevimento in quanto raccomandato dal suo re e in contraccambio riceve solo parole:  “Vai, lavati sette volte nel fiume Giordano, e riceverai la guarigione”. Si sente umiliato, ha fatto tanta strada solo per bagnarsi dentro ad un fiume, come se nel suo paese non ce ne fossero?
Ma quelli che viaggiavano con lui, più saggi,  gli consigliano di fare come l’uomo di Dio ha detto, in fondo non costa nulla, se il profeta gli avesse chiesto qualcosa di difficile, non l’avrebbe fatto?” E cosi si convinse,  ubbidì al comando del profeta Eliseo e ricevette la sua guarigione.

Umiliatosi dinnanzi al Signore, Nàaman, ci da oggi un grande insegnamento.

Quante volte noi pieni di noi stessi e increduli nella potenza di Dio crediamo impossibile ciò che è possibile a Dio solo se noi ci credessimo.
Cerchiamo cose difficili anche se il Signore ci chiede piccole cose che noi crediamo inutili, ma che sono piccoli gesti d’amore e di fiducia in Lui. Naaman il siro beneficiò del miracolo di Eliseo, profeta israelita, perché Dio ha fatto e continua a fare del bene a tutti gli uomini affinché siano salvati. Naaman si mise in cammino per incontrare il profeta, si fidò delle parole di una serva, credette che questa guarigione l’avrebbe potuta avere. Quanti uomini, non riconoscono la potenza di Dio che libera dal peccato, ma corrono a destra e a sinistra senza saperla trovare.
Forse basta solo fidarsi.
Ma noi ne siamo capaci?

Serafina Stanzione

Foto di Lance Reis su Unsplash

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