Misericordia voglio e non sacrifici: un modo diverso di vivere la Quaresima

La Quaresima è un momento “forte” dell’anno liturgico. Prepara e guida i cristiani in preparazione alla Pasqua. Si chiama Quaresima perché include un periodo di 40 giorni (dal latino quadragesima) che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì Santo.
La chiesa richiede l’astensione dalle carni ed il digiuno il mercoledì delle Ceneri e il venerdì Santo, mentre per i venerdì di quaresima, solo l’astensione dalle carni.

Le origini della Quaresima
Sembrano risalire tra la fine del III e gli inizi del IV secolo nelle chiese egiziane. Non in relazione alla Pasqua, però, ma per celebrare il digiuno del Signore nel deserto dopo il suo battesimo. Solo più tardi, si diffuse come una forma di preparazione penitenziale alla celebrazione della morte e resurrezione del Signore.
Quando nel IV secolo lo sviluppo della chiesa impose un catecumenato di tre anni per l’ammissione dei neofiti, questo periodo di quaranta giorni fu l’ultimo periodo di preparazione prima di ricevere il battesimo nella Notte Santa.

Il mercoledì delle ceneri
Nacque a Roma intorno al VI secolo per assicurare quaranta giorni di digiuno effettivo alla Quaresima, visto che le domeniche non erano incluse. Nel testo liturgico di quella celebrazione si cantava l’antifona Immutemur habitu, in cinere et cilicio… (Rinnoviamo la nostra vita, usiamo cenere e cilicio…) ma solo nel X secolo si cominciò a dare forma sensibile al senso spirituale del canto. Si sviluppò così il rito della imposizione della cenere. Il gesto di coprirsi di cenere, attestato abbondantemente nell’Antico Testamento, era segno di penitenza e di dolore. Adottato privatamente dai primi cristiani, divenne manifestazione pubblica di penitenza per chi si riteneva peccatore.

Il digiuno penitenziale
I discepoli di Gesù non digiunavano. Un rimprovero dei farisei a Gesù consisteva nell’accusa che né lui né i suoi discepoli osservavano l’uso ebraico di digiunare. I primi cristiani praticavano probabilmente forme di digiuno volontarie e private e solo più tardi e fino al III secolo l’unica pratica di digiuno imposta era di uno o due giorni precedenti la Pasqua di resurrezione. D’altronde mai Gesù predicò un digiuno per i suoi discepoli, mai nel suo insegnamento ha invitato a fare penitenza, a mortificarsi, o fare sacrifici. Anzi, ha detto il contrario: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,7).
La pratica del digiuno facilmente diventa un gesto formale, esteriore, che incentra su se stessi. Quasi che col proprio sacrificio si “pretenderebbe” di guadagnarsi il perdono. Per questo viene criticato già dai profeti dell’Antico Testamento e da Gesù stesso nei rimproveri rivolti ai farisei.

La penitenza
La vecchia formula liturgica all’imposizione delle ceneri recitava “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all’uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). Dunque un invito esplicito a dedicarsi a pratiche penitenziali, cioè sacrifici e mortificazioni.
Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall’invito evangelico “Convertiti e credi al vangelo”, secondo le prime parole pronunciate da Gesù nel Vangelo di Marco (Mc 1,15).
Il termine “Convertitevi” che è lo stesso di “fate penitenza”, nella lingua del Vangelo è scritto metanoia che è un invito al cambiamento di vita, orientando la propria esistenza al bene dell’altro e accogliendo la buona notizia di Gesù. Niente a che vedere con pratiche mortificanti e sacrifici.

Come vivere la quaresima oggi: un modo nuovo.
Digiuni e penitenze, mortificazioni e sacrifici sono il frutto di una teologia medievale ereditata da una certa forma di ascetismo monacale che in certe manifestazioni ha raggiunto pratiche estreme. Non è lo spirito che Gesù cerca di infondere con la sua buona notizia. La Buona notizia è che siamo amati da Dio così come siamo e non a condizione che…
La quaresima così come troppo spesso viene vissuta sembra orientata al venerdì santo: giorno terribile da ricordare ma anche da vivere. Ma è stato solo un giorno.
La quaresima invece è orientata alla Pasqua di risurrezione. Per questo non dovrebbe essere un tempo di mortificazioni, ma di vita e di rinascita. Un tempo buono per scoprire forme nuove di amore, di perdono, di generosità e di servizio. Insomma un tempo ideale per rivedere la propria vita e metterla in sintonia con quella di Gesù.
Allora inventiamoci un modo nuovo di vivere la quaresima. Se volete digiunare, fatelo, ma regalate il corrispettivo a qualche povero e invece di fare penitenze, mortificazioni e rinunzie, dedicate un po’ di tempo alla preghiera, alla lettura del Vangelo per trarne la forza di diventare un po’ più buoni, tolleranti e misericordiosi verso le persone che avete vicino.
Si è più graditi a Dio nella misura in cui amate il prossimo e non per aver rinunziato ad una fetta di salame o ad un dolce.

Saverio Schirò

Fonti P. JOUNEL, L’anno, in A.G. MARTIMORT ED. La Chiesa in preghiera. Introduzione alla liturgia, Brescia 1984
A. MAGGI, Quaresima – Istruzioni d’uso, in www.studibiblici.it

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