Il ragazzo dei pani

Stava gironzolando lungo la spiaggia del lago di Galilea, quando vide una folla di gente ferma ad ascoltare qualcuno che parlava. La curiosità lo spinse ad avvicinarsi e cercare di vedere di che cosa si trattava. Non era facile farsi strada tra la folla, ma ad un certo momento si trovò in un punto che gli consentiva di vedere meglio. Su una barca, quella di Pietro, scostata appena alcuni metri dalla riva stava un giovane uomo, che rivolgeva la parola alla folla. La gente lo ascoltava con grande interesse ed emozione. Anche il ragazzo fu colpito da quella figura autorevole, ma affabile e con uno sguardo profondo e pieno di amore che ti penetrava fino in fondo al cuore. Sentì da qualcuno della  folla che lo chiamavano Gesù e quel nome gli si impresse nella mente. Un paio di giorni dopo, il sabato successivo, vide che la gente usciva fuori della sinagoga tutta eccitata e piena di gioia ed entusiasmo. Tutti parla vano di Gesù, di quel giovane rabbino che aveva guarito un uomo nella sinagoga ed aveva parlato con grande autorità e sapienza,  facendo loro sentire quasi l’eco della voce di Dio, che parlava loro per mezzo di Gesù.

Quella sera, dopo il tramonto del sole, le case di Cafarnao si svuotarono e tutta la gente si radunò davanti alla casa di Pietro dove era ospitato Gesù. Avevano portato i loro malati e quella sera Gesù, passando in mezzo a loro, toccandoli, abbraccindaoli, dicendo qualche parola, guarì molti ammalati e liberò molti dagli spiriti cattivi. Il ragazzo era tra la folla, e da quel giorno, non smetteva mai di seguire Gesù. Si muoveva sempre avanti e indietro per trovare un posto di fronte a Gesù. Egli scorgeva l’amore negli occhi di Gesù quando Egli toccava e guariva la gente. Egli sperava che un giorno Gesù avrebbe toccato anche lui. Gli piacevano un sacco le storie raccontate da Gesù e come si sentiva sicuro e libero vicino a Lui. Affascinato da Gesù, egli spesso pensava: “Quando divento grande voglio essere come Gesù”. Egli osservava anche le differenti personalità dei discepoli. E specialmente gli piaceva Andrea, più tranquillo degli altri, ma sempre attento a Gesù, a cercare di indovinarne i desideri e anticipare i bisogni. Egli stesso immaginava di essere uno dei discepoli di Gesù, proprio come Andrea.

Un pomeriggio vide che una folla numerosa si riunì per ascoltare Gesù, andando verso la montagna.  Il ragazzo disse a sua madre che andava da Gesù, e la madre di corsa infilò in una saccoccia cinque pani e due pesci e gliela mise addosso.  Egli si affrettò ad andare avanti, superando quelli che gli stavano davanti, giusto in tempo per guardare Gesù che osservava attentamente la folla. Egli senti Gesù dire a Filippo: “Dove potremo comprare del pane per dare da mangiare a questa gente?”. Filippo rimase sgomento a quella domanda e un po’ confuso rispose: “Otto mesi di paga non basterebbero per comprare del pane per tutta questa folla. Non ci basterebbe nemmeno per darne un boccone a ciascuno. Il ragazzo non aveva mai sentito un discepolo rispondere così al maestro. Gesù si fermò un momento in silenzio. Sembrava come se stesse aspettando. Non appena i discepoli si scostarono un po’, il ragazzo cominciò a guardare intensamente il maestro. Se Gesù stava così silenzioso, vuol dire che qualcosa di importante stava per accadere. In quel silenzio, una voce interiore sussurrava al cuore del ragazzo. Dai la tua colazione a Gesù! Il suo cuore cominciò a battere forte. Dai la tua colazione a Gesù! Ma tutto quello che io ho con me sono solo cinque pani e due pesci. Dai la tua colazione a Gesù! Ma cosa può farsene della mia colazione? A che cosa potrebbe servire? Potrà bastare appena per lui solo. Ma voce gli sussurrava sempre più forte. Dai la tua colazione a Gesù! Alla fine non riuscì a trattenersi e senza pensarci si avvicinò ad Andrea. “Andrea, scusami, Andrea…” disse tutto confuso. “Io ho qui qualcosa da mangiare. Lo voglio dare a Gesù.”

Andrea fissò il ragazzo, e, come se seguisse un pensiero nascosto, gli disse: “Vieni con me”. Insieme si mossero verso Gesù e giunsero più vicino di quanto mai il ragazzo era riuscito a fare prima. Si sentiva tremare, al colmo dell’emozione e dell’eccitazione. “Tanti pensano che costui sia il Messia…” I suoi pensieri vennero interrotti, non appena Gesù lo guardò, mentre Andrea gli diceva: “Qui c’è un ragazzo con cinque pani d’orzo ed un paio di pesci, ma come potrebbero bastare per tanta gente?” Gesù sorrise al ragazzo, come se stesse aspettando proprio lui, come se i suoi pani e i suoi pesci fossero il regalo più meraviglioso e straordinario che gli avrebbero potuto fare. Gesù allora sedette ed anche il ragzzo sedette accanto a lui, mentre  stavano a guardare quelle migliaia di persone. Chi spingeva, chi urtava. Qualcuno sembrava incerto, come se stessero portando una lunga lista di ferite della vita, sperando che non sarebbero rimasti delusi ancora una volta. Altri con eccitazione affermavano convinti: “Certamente Costui deve essere proprio il Messia atteso. Nessuno ha mai parlato come Lui e nessuno ha mai fatto tutti questi segni che fa Lui”. Non appena il ragazzo guardò verso la folla stando accanto a  Gesù, sentì una grande e profonda pace.

In quel momento gli sembrava che tutto fosse differente. La folla adesso la vedeva con altri occhi e gli sembrava diversa, più attraente. Quindi Gesù prese i pane dalla saccoccia del ragazzo, alzò gli occhi al cielo per rendere grazie a Dio per quel dono prezioso, quindi chiese ai suoi discepoli di cominciare a distribuire alla folla quello che veniva dalle sue mani. Il ragazzo stava a guardare trasecolato. Gli sembrava di sognare. Dalle mani di Gesù cominciarono a venire fuori tanti e tanti pezzi di pane quanti mai ne aveva visti nella sua vita e i discepoli cominciarono a distribuirli alla folla e così pure fecero con i suoi pesciolini. All’improvviso il ragazzo cominciò a piangere senza sapere perchè, ma sentiva una grande gioia ed un senso di orgoglio nel suo cuore. Un giorno, certamente,  avrebbe compreso il senso delle sue lacrime, esperimentando la compassione di Gesù nel suo cuore.

Dopo che ognuno ebbe finito di mangiare, Gesù chiese ai discepoli di raccogliere gli avanzi. Ed essi li raccolsero e riempirono dodici ceste con i pezzi avanzati dei cinque pani d’orzo. Gesù aveva potuto saziare tutta quella folla, trasformando con il suo potere il povero ma generoso dono del ragazzo. Il ragazzo aveva solo pochi pani, ma non appena egli fu pronto a darli volentieri e con gioia a Gesù, disposto a restarne senza, ecco che Gesù li usò con grande esuberanza facendoli bastare ed avanzare per quella folla di cinquemila uomini, come sottolinea il vangelo, senza contare le donne e i bambini.

Può darsi a volte che tu senti che Dio non ti ha dato abbastanza, ma giusto il necessario per le tue esigenze, ed alle volte nemmeno quello. Ma può darsi pure che ha messo nel tuo cuore una carica così grande di amore che tu desideri condividere con gli altri quel poco che hai. Non c’è dubbio. Se tu doni i tuoi “cinque pani e due pesci” a Gesù, vedrai cosa egli sarà in grado di fare con quelli. Ma devi essere pronto a consegnarglieli con generosità e gioia, e vedrai quale incredibile trasformazione egli saprà realizzare  con il tuo poco. Utilizzerà il tuo poco per compiere cose grandi. Egli può e vuole trasformare i nostri piccoli doni in mezzi straordinari di misericordia e di bene per gli altri. Anche le nostre cicatrici e le nostre  ferite egli trasformerà in sorgente di consolazione e di speranza per gli altri. Lascia fare a Lui, ed egli agirà, secondo la sua grande potenza e misericordia.

Don Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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