I Farisei al tempo di Gesù

In continuo contrasto con Gesù e la sua predicazione, sono i primi a decretare che questo sedicente Messia doveva morire. Eppure si dichiaravano gli unici difensori della legge mosaica. Ma Gesù li bacchetta pesantemente come ipocriti.

Da soli, o insieme agli scribi e raramente ai sadducei, i farisei compaiono ben 92 volte tra Vangeli e Atti degli Apostoli. Curiosamente spariscono nei racconti della passione di Gesù e mai vengono citati nel resto del Nuovo Testamento ad eccezione della lettera di Paolo a Filemone, in cui lo stesso Paolo si dichiara ex appartenente a questo gruppo.
Non vi è nessun accenno scritturistico nell’Antico Testamento. Eppure la loro origine, secondo Giuseppe Flavio, risale almeno al II secolo prima di Cristo. Probabilmente sono una derivazione di un gruppo religioso,  gli hasidim o “Asidei” (uomini pii), che si unirono ai partigiani al tempo della rivolta dei Maccabei.

Il nome, farisei, di origine incerta, verosimilmente può essere tradotta con “separati”. Infatti, all’interno della comunità giudaica, essi si sentivano distaccati difensori della purezza nella applicazione della Legge di Israele. Gli altri, chi più chi meno, si erano allontanati dalla pratica della religione, loro, invece ne facevano uno stile di vita.
Per questo era il partito religioso che godeva di maggiore considerazione presso il popolo e anche presso l’autorità romana che governava la Giudea. E tanta influenza avevano su entrambi. Predicavano la condotta corretta che ogni pio israelita doveva tenere, ma ne erano gli esempi viventi nell’applicazione di ogni pratica: abluzioni, offerte, preghiera, digiuni… Azioni tanto importanti da diventare rituali veri e propri.
Solo che la Legge da sola non rispondeva a tutte le singole esigenze del vivere quotidiano. Così, la sua interpretazione applicata ai vari casi, divenne quella tradizione che andava rispettata alla stessa stregua della Scrittura Sacra. La Mishna e il Talmud divennero l’espressione scritta di queste interpretazioni con i loro maestri e le loro scuole di pensiero piuttosto differenti una dall’altra. Le scuole più accreditate al tempo di Gesù sono quella di Shammaj e quella di Hillel le cui interpretazioni andrebbero tenute in conto per capire meglio molti passi del Vangelo.
Di per se stesso il movimento dei farisei non è in cattiva fede. Era solo un modo per promuovere e portare avanti una pratica religiosa pura e fedele. Anzi alcuni studiosi ritengono che se non Gesù stesso, almeno il cristianesimo debba al fariseismo molte delle sue dottrine. D’altronde lo stesso s. Paolo, che ha indirizzato fortemente la crescita del cristianesimo, era un fariseo convinto.
In ogni caso va tenuto conto che tutto il movimento farisaico non fu mai omogeneo. Al suo interno convivevavono una pluralità di tendenze. Nei Vangeli, infatti, ai tanti giudizi negativi espressi generalmente contro certe forme di fanatismo e ipocrisie delle loro pratiche, più volte vengono lodate le buone intenzioni di alcuni di essi e non è raro vedere Gesù stesso ospite di qualcuno di loro.
Ma perché Gesù, così buono e tollerante con tutti a prescindere dalla gravità dei loro peccati, è sempre così duro e severo verso questi gruppi?
Non è facile rispondere a questa domanda. Se vogliamo dirla in modo semplice,  possiamo affermare che la loro idea sul modo di vivere la religione, era un ostacolo enorme alla comprensione del messaggio di Fede, libertà e amore predicato da Gesù. E checché ne dicano alcuni, il Vangelo di Gesù si discosta radicalmente dalle pratiche dei farisei.

Per chi volesse approfondire…. Vediamo alcuni esempi.
1. La Legge. Rappresenta la volontà di Dio e va rispettata, ma secondo Gesù, passa decisamente in secondo piano rispetto alle esigenze degli uomini: per cui la vera e unica Legge ammessa è quella dell’amore.
Il legalismo dei farisei, invece, fa della Legge una pratica esteriore da applicare in ogni caso, anche calpestando la dignità delle persone che non la mettono in pratica. Per questo Gesù usa per loro il termine di ipocriti, che altro non sono che le maschere che venivano usate nelle commedie greche. Aderendo legalisticamente agli insegnamenti della Scrittura, misconoscendo l’amore per gli uomini, non si fa altro che recitare solo un ruolo, una finzione di religiosità, che alla fine nuoce al messaggio d’amore portato avanti da Gesù.

2. Le persone: Gesù non fa distinzione tra le persone e tutte le reputa degne dell’amore di Dio. I Farisei si opponevano alla massa del popolo distinguendosi da essa proprio per la scrupolosa applicazione della Legge. Separati dagli altri, ma ancor di più dai peccatori e dagli impuri, facevano vita e gruppo a parte. E nonostante questa sorta di quarantena costante, sentivano il bisogno di continue purificazioni. Figuratevi come dovevano vedere Gesù che frequentava pubblicani e prostitute e mangiava insieme a loro? Tenendo presente che mangiare insieme significava mettere le mani nello stesso piatto!
Ora, mentre ogni uomo col proprio peccato mostra un limite personale e per questo viene accettato da Gesù come una persona che ha bisogno di aiuto, secondo il fariseismo, il peccatore va allontanato dalla comunità. Concetti che sfortunatamente abbiamo in parte ereditato nel cristianesimo a partire dall’apostolo Paolo (cf. 1Cor, 5,5).

3. Comunità: In teoria, chiunque poteva appartenere alla congregazione dei farisei, ma per essere davvero tali bisognava conoscere molto bene la Legge: il che supponeva una certa cultura. Cosa in realtà appannaggio di pochi, per cui erano per lo più gli scribi e i dottori della legge a farne parte. Anche questo era motivo di divergenza con la predicazione di Gesù che sosteneva che la verità della fede era riservata “non  ai sapienti e agli intelligenti“, piuttosto ai piccoli e agli ultimi che benché ignoranti dei precetti, si affidavano al Padre come i bambini con la loro fede semplice.

4. La Tradizione. Ultimo e forse più importante punto di allontanamento di Gesù dai Farisei era importanza che essi davano alla Tradizione orale. Una vera e propria Legge parallela, una Torah a tutti gli effetti, alla quale si doveva sottostare per essere il linea con l’adesione ai precetti divini.
Ora, da un certo punto di vista l’interpretazione della Legge facilitava una certa evoluzione delle idee applicate ai cambiamenti culturali: apertura universalistica; uguaglianza tra tutti gli uomini; credenza nella retribuzione dopo la morte; esistenza degli angeli e soprattutto fede nella resurrezione. D’altro canto, però, il peso eccessivo che veniva data a questa tradizione diventava un modo per distorcere certi insegnamenti della Scrittura a favore di privilegi di casta. Una tendenza inaccettabile da parte di Gesù e tuttavia ereditata pienamente dalla chiesa futura che ha replicato l’idea della pari importanza tra il Vangelo di Gesù e la Tradizione orale dei Padri e del Magistero della chiesa, con risultati talvolta tanto negativi di cui ancora oggi ne subiamo gli effetti.

Saverio Schirò

Fonte: R. LE DEAUT, I farisei, in A.G. e P. GRELOT ed., Introduzione al Nuovo Testamento, 1. vol. Agli inizi dell’era cristiana, Roma 1976
K. BAUS, Le origini, La chiesa apostolica e subapostolica…, in H. JEDIN ed, Storia della Chiesa, Milano 1972

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