Non vi sono testi scritti che possono essere attribuiti con certezza ai Sadducei, ciò che sappiamo di loro proviene da fonti che li hanno messi sotto cattiva luce: il Nuovo Testamento, la letteratura rabbinica e le opere di Giuseppe Flavio, un giudeo filo romano che scrisse del giudaismo del I secolo.
L’origine del nome Sadduqim resta controverso anche se i più lo fanno risalire a Sadoq, sommo sacerdote al tempo di Salomone (1Re, 2-35) di cui essi si sentivano legittimi discendenti.
I sadducei provenivano principalmente dalla classe sacerdotale e formavano un vero partito aristocratico, costituendo un’importante corrente spirituale del tardo giudaismo. Erano legati al servizio e alle tradizioni del tempio e dal momento che rappresentavano l’aristocrazia delle antiche famiglie, dalle loro fila venivano reclutati i sacerdoti dei ranghi più alti e in particolare, il Sommo sacerdote.
Come ceto, rimanevano alquanto separati dal popolo e dagli altri gruppi giudaici e benché avessero una certa influenza politica, anche nel Sinedrio erano osteggiati dai farisei e dagli scribi. Cercavano di vivere un giudaismo illuminato e di trovare un compromesso con il potere romano al fine di evitare conflitti violenti tra gli occupanti e le masse popolari anche se fu proprio un sadduceo, Eleazaro, figlio del sommo sacerdote Anania a scatenare la rivolta contro Roma nel 66 che portò all’annientamento della Giudea nel 70 e che decretò la loro scomparsa insieme al Tempio.
Nel Nuovo Testamento si parla di sadducei relativamente alla disputa con Gesù, ma va tenuto presente che anche i sommi sacerdoti del tempo appartenevano a questa classe: dunque anche Caifa ed Anna, rei di avere contribuito alla condanna di Gesù, erano sadducei.
Sul piano dottrinale, conosciamo direttamente dal Vangelo che essi rifiutavano la dottrina della resurrezione, della immortalità dell’anima e della retribuzione dopo la morte. In pratica si attenevano alla concezione tradizionale dello Sheol, il mondo dei morti secondo la sacra scrittura veterotestamentaria. E in effetti è proprio questa fedeltà scritturistica all’Antico Testamento, soprattutto alla Torah che li differenzia dagli altri gruppi religiosi dell’epoca. È questo il motivo per il quale Gesù, per ribattere alla loro provocazione sulla resurrezione (Mc 12, 24-27), si rifà proprio ad una citazione della Torah!
I sadducei consideravano vincolante solamente la cosiddetta Legge scritta, ossia quanto tramandato nei libri della bibbia ebraica, specialmente nel Pentateuco o Torah, mentre i farisei sostenevano che avesse pari importanza la Legge orale, ossia la tradizione interpretativa della Torah trasmessa in maniera verbale, di generazione in generazione. Per questo, tutto quello che non era esplicitamente rivelato nella Scrittura veniva negato benché gli stessi sadducei avessero le loro halakha, cioè tradizioni che difendevano tenacemente ma che comunque non elevavano allo stesso rango della legge scritta. Probabilmente temevano che la libera interpretazione della Torah da parte dei laici finisse col ledere i loro diritti e le loro prerogative sacerdotali.
Bibliografia
AG e P. Grelot ED, Introduzione al nuovo testamento, agli inizi dell’era cristiana, Città di Castello 1980
Da Wikipedia: Gabriele Boccaccini, I giudaismi del Secondo Tempio. Da Ezechiele a Daniele, Morcelliana, 2008.