Amare come Gesù amò, parlar come Gesù parlò… ricordate questa canzone? L’abbiamo cantata tutti coloro che abbiamo partecipato a gruppi ecclesiali giovanili. E di fatti questa sorta di imitazione di Cristo ha accompagnato e (credo) tutt’ora accompagni generazioni di persone che vogliono essere suoi seguaci e discepoli.
Anch’io avevo questo obbiettivo e ricordo ancora con quale emozione ho letto “L’imitazione di Cristo” con l’intento di trovare un aiuto a realizzare questa impresa.
Oggi non sono più d’accordo con questa visione perché ho capito che l’unicità e la bellezza di ogni singola persona sono inimitabili, pensa quella di Gesù! E in ogni modo ogni imitazione sarebbe solo una copia falsa e al massimo uno scimmiottamento. È la mia personale e unica peculiarità che devo promuovere e fare crescere, naturalmente alla luce degli insegnamenti di Cristo.
Ora il buon maestro indica la via ma tocca a noi seguirla, coi nostri piedi, la nostra andatura, i nostri ritmi. Noi come stolti discepoli, invece, quando il maestro indica la luna tante volte guardiamo il dito, travisando completamente il messaggio o imbarcandoci in imprese impossibili.
Dunque seguiamo il nostro Maestro che ha parlato, sì, ma soprattutto ha fatto vedere con la sua vita e ci invita a sperimentare con la nostra.
La strada maestra indicataci da Gesù è indubbiamente quella dell’amore e davvero l’amore vince ogni cosa (anche la morte): ama il prossimo tuo come te stesso… amatevi l’un l’altro come io vi ho amati… amate i vostri nemici… e così via.
Strada meravigliosa ma tutt’altro che facile da seguire, soprattutto perché non tutti abbiamo le idee chiare sul cosa vuol dire amare. Senza entrare dentro percorsi tortuosi e impossibili chiariamo qualche punto guardando il modo di amare di Gesù… e vedrete, ci saranno diverse sorprese.
Gesù opera con amore, cioè mostrando verso le persone che incontra attenzione e interesse al loro bene. Non guarda la loro condizione sociale, il loro stato morale, la loro religione, perfino. Anzi sembra prediligere i più “scombinati” moralmente e socialmente. Però non sembra affatto amare coloro che lo rifiutano e addirittura ostacolano la sua missione. Farisei, scribi, dottori della legge, i governanti e ipocriti che si sentono giusti, vengono bacchettati e sgridati severamente: guai a voi scribi e farisei ipocriti… I mercanti che hanno trasformato il tempio in una “spelonca di ladri”, vengono scacciati violentemente: altro che amore sdolcinato! Gesù non è affatto sdolcinato, il suo amare è un atteggiamento che si fa azione verso tutti coloro che accolgono questo dono. Sì, perché l’amore è un dono che si dà, ma diventa fattivo e fecondo solo se qualcuno è disposto a riceverlo, altrimenti rimane solo una intenzione nel cuore di chi ama.
Questo ci aiuta a capire che l’amore che ci viene richiesto non ci fa ingenui e sprovveduti bacchettoni alla mercé di chiunque voglia approfittare (siate candidi come colombe, ma accorti come serpenti): se io ti offro il mio amore, la mia disponibilità e tu te ne infischi, ne approfitti maliziosamente o peggio mi tratti male, io ho il dovere di difendermi da te e di allontanarmi, sempre disposto a concederti di nuovo il mio amore incondizionato quando tu mostri di accoglierlo (non dico ricambiarlo ma accoglierlo per lo meno!).
Gesù raccomanda di amare anche i nemici e di porgere l’altra guancia, attenzione ma sempre se questo amore viene accolto ed è uno stimolo affinché l’altro possa ravvedersi, altrimenti…
Quando, davanti al Sinedrio, la guardia lo percuote, egli non offre l’altra guancia, ma lo rimprovera aspramente per avere compiuto un gesto ingiusto. E se qualcuno vuole ucciderti non ti dice di restare inerme ad aspettare la morte ma di difenderti (chi non ha spada ne recuperi una…), difendersi non offendere!
Lo stesso vale per il perdono: va concesso 70 volte 7, cioè sempre… ma a chi lo chiede. Il chiederlo è segno di pentimento, di ravvedimento e allora io devo essere sempre pronto ad accogliere e dimenticare il male ricevuto, dunque amare, come anch’io davanti a Dio chiedo perdono e ricevo amore. Senza richiesta di perdono, ciao! tu prosegui la tua strada, io la mia (sempre pronto a riaccoglierti se torni, naturalmente).
Guardiamo ancora Gesù: il ladrone pentito lo accoglie senza alcuna condizione, senza chiedergli chi era né cosa avesse fatto: “oggi stesso sarai in paradiso!”; ma all’altro che si mostra ancora ostile e arrogante fino alla fine lo lascia nel suo brodo.
Questo ci aiuta a metterci nella giusta lunghezza d’onda dell’insegnamento di Gesù senza però essere costretti a subire e ad accettare ogni tipo di ingiustizia e malefatta o sensi di colpa perché gli altri ci hanno fatto male e adesso continuano a rifiutarci!
Gesù fu un uomo con gli attributi e questo siamo chiamati ad essere anche noi: persone con gli attributi, certamente buoni ma sicuramente non fessi!
Saverio Schirò