La Messa domenicale: un diritto del cristiano

Quando si parla di messa, molti, soprattutto giovani, storcono il muso.
“In Dio ci credo, ma non credo nei preti” dicono i più, e con questo  si sentono giustificati nel non partecipare alla liturgia domenicale. D’altro canto la chiesa proclama che andare a messa nei giorni “comandati”, cioè domenica e feste importanti è un dovere del cristiano. Il terzo comandamento, dicono, impone proprio questo: Ricordati di santificare le feste.
Onestamente, mi sembra un modo inesatto di proporre la partecipazione al culto domenicale.
Per prima cosa, il comandamento non riguarda direttamente i cristiani; è indirizzato al popolo ebraico e prevede l’astensione da ogni tipo di lavoro, così come è inteso ancora in Israele. Nulla a che vedere con una qualsiasi forma di celebrazione. Gli ebrei erano e sono molto attenti a mettere in pratica il comando, ma come astensione dal lavoro e non con la celebrazione di alcunché. Le uniche celebrazioni si effettuavano al tempio di Gerusalemme ove gli israeliti si recavano una o due volte all’anno. Gli altri sabati si riunivano liberamente alla sinagoga per ascoltare e commentare la Scrittura, ma non era un obbligo.

Lo stesso Gesù, ebreo a tutti gli effetti, mai chiede di celebrare una giornata particolare e lo stesso sabato viene visto come un privilegio a favore dell’uomo piuttosto che un modo per rendere culto a Dio: “E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” (Mc 2,27). Dio si adora in Spirito e Verità, ricorda altrove Gesù.
Presso i cristiani la consuetudine di riunirsi “il primo giorno dopo il sabato”, si è realizzato abbastanza presto e questo giorno è stato poi chiamato “giorno del Signore”, Dominicus dies, appunto domenica. Con Costantino, nel 321, la domenica diviene giorno di riposo per legge e nei secoli successivi diviene obbligatoria la partecipazione all liturgia domenicale per i cristiani.

Oggi non è più così, la logica del profitto considera sempre meno il riposo domenicale e tuttavia rimane l’obbligo per i cristiani di partecipare alla messa. Ma anche questa pratica trova sempre meno aderenti e le chiese si vanno svuotando.
Che dire? Sicuramente sembra odioso imporre una pratica che dovrebbe essere invece un diritto del cristiano, perché a conti fatti senza messa domenicale riduciamo a nulla ogni slancio spirituale nella nostra vita. Quasi nessuno prega più. Pochissimi leggono la Bibbia. Nessuno si ferma a meditare sul mistero della vita.
Noi non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore“, affermarono i martiri di Abitene, vicino a Cartagine, nel 304.
Questo dovrebbe essere la nostra vita, questo dovrebbe essere il nostro credo.
Vado a Messa perché ne ho bisogno, perché ho bisogno di ritrovarmi con i fratelli, perché ho bisogno di dedicare del tempo al mio Signore per recuperare un po’ di pace e un po’ di ristoro. Perché non c’è amore là dove c’è un obbligo.
Forse sarebbe il caso di cambiare registro nell’evangelizzazione. Forse sarebbe il caso di rivedere lo stato delle nostre comunità che piuttosto che fratelli vedono un insieme di perfetti sconosciuti che si riuniscono senza degnarsi né di uno sguardo e neppure di un saluto. Forse sarebbe il caso di rivedere le nostre liturgie che obbediscono più ad un cliché rigido e per certi versi obsoleto piuttosto che le esigenze di una società che è profondamente cambiata.
La palla alle Istituzioni!

Saverio Schirò

2 COMMENTI

  1. Sono diventato il classico devoto domenicale, in quanto non frequento più nessun gruppo e non ho impegni in parrocchia. Non leggo più la bibbia per cui la messa domenicale è un obbligo che mi sono imposto per evitare che la mia fede si inaridisca ancor di più. L’altro giorno mi ha incontrato una signora anziana che si chiedeva come mai non partecipi agli incontri dell’OIKOS o all’adorazione. Ho risposto che sono diventato fedele domenicale e che non credo che senza l’appartenenza ad un gruppo o senza l’adorazione Dio non sarà misericordioso con me. La stessa ha risposto: ” Ma vedi che la misericordia di Dio può anche finire”, come dire che se anche se ti comporti da buon cittadino e buon cristiano (non necessariamente cattolico) e non appartieni ad un gruppo e non osservi determinate riti rischi di allontanarti dalla grazia di Dio…

    • Carissimo Giuseppe, hai messo il dito su una piaga, un atteggiamento molto comune: il cristiano (cattolico) non legge più la Bibbia e spesso neppure prega più (sempre chiarendo il senso ed il modo del pregare!). In pratica ha tagliato tutti i ponti di “comunicazione” con la spiritualità (se ci togli anche la Messa… zero completo).
      Ora sono convinto, come te d’altronde, che ciò non intacca assolutamente il rapporto d’amore tra Dio e noi, sono certo però che il rapporto non sia bilaterale per cui, prima o poi, la nostra spiritualità si inaridirà. Dio rimane sempre fedele, ciò non toglie che la nostra fede può spegnersi (san Paolo) e lo stesso Luca nel suo vangelo si chiede: ma quando tornerà Gesù, troverà ancora la fede? (cito a memoria)

LASCIA UN COMMENTO

Per Favore scrivi il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome