(Anno C) IV domenica di Avvento

«BEATA TU CHE HAI CREDUTO!»
(Mi 5, 1-4a; Sal 79; Eb 10, 5-10; Lc 1, 39-45)

In questi ultimi giorni che precedono il Natale, la Chiesa ci invita a guardare verso Maria, questa ragazza speciale scelta da Dio per essere la Madre del Figlio Suo Unigenito, che Egli vuole mandare nel mondo per redimere la nostra umanità. La breve pagina del Vangelo di Luca che ascoltiamo questa domenica è ricca di fascino e di poesia, ma anche densa di contenuto teologico. Maria ci viene presentata nel momento in cui, dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo ed aver saputo che la sua parente Elisabetta, avanti negli anni e sterile, era già al sesto mese di gravidanza, decide di andarla a trovare senza perdere tempo.
Questa notizia le era stata data dall’Angelo Gabriele come conferma di quello che le era stato annunciato. Niente di strano, quindi, se Maria si muove senza indugio verso la zona montagnosa della Giudea, perchè, oltre che poter stare vicino all’anziana cugina, Maria ha bisogno di sentirsi rassicurata della incredibile novità che le era stata rivelata. Certamente Maria non avrà affrontato da sola questo lungo e difficile viaggio, ma questo non interessa al narratore, che è focalizzato su quello che Maria fa e quello che le accade, perchè lei avvolta nel mistero di Dio.

Maria quindi si muove in fretta, con prontezza e decisione, rivelandoci così un aspetto del suo carattere sensibile e concreto, ed in pochi giorni raggiunge la casa di Zaccaria, lo sposo di Elisabetta, che, nel suo essere temporaneamente muto, portava il segno della meravigliosa promessa di Dio che andava crescendo nel grembo della moglie. Quello che avviene è nello stesso tempo normale e straordinario, semplice e sorprendente. Infatti Maria fa quello che chiunque avrebbe fatto, quello che noi tutti facciamo, non appena giungiamo in casa di familiari o amici o parenti, o persino di sconosciuti: salutiamo. Maria saluta la cugina, ma quel saluto provoca una esplosione inattesa ed esaltante di gioia e una esuberante effusione dello Spirito Santo. Giovanni salta di gioia nel percepire la presenza del bambino ancora invisibile nel grembo di Maria. Elisabetta riconosce ed annuncia con stupore la sua presenza, rivelando in Maria la Madre del suo Signore: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?»
Maria porta Gesù; Giovanni ed Elisabetta, ciascuno a modo suo, riconoscono la sua presenza. Maria viene riconosciuta per quello che porta dentro, Madre del Signore, il titolo di grandezza più grande che si possa immaginare. Noi valiamo nella misura di chi o di che cosa ci abita e riveliamo chi o cosa dimora dentro di noi. La nostra vita, attraverso le parole, i sentimenti, gli atteggiamenti e le opere, finisce col manifestare chi o cosa c’è dentro di noi.

Chi o che cosa portiamo noi dentro di noi? Maria porta dentro di sè, e rivela, Gesù.
Colui che ancora nessuno è in grado di vedere, Elisabetta lo riconosce grazie alla intelligenza interiore che le viene concessa dallo Spirito Santo. La Chiesa e ogni singolo credente sono chiamati a intuire e riconoscere i segni che annunciano e rivelano la presenza e l’azione, a volta nascosta e misteriosa, di Dio in mezzo agli uomini. Solo questi segni, a volte quasi irriconoscibili, hanno la capacità di alimentare i tenui e incerti semi di speranza che continuano ad essere presenti in questo nostro mondo. Maria è proclamata portatrice di benedizione a motivo del frutto del suo grembo. In Lui infatti il Padre ci ha ricolmati di ogni benedizione spirituale, rendendoci capaci di portare frutti di opere buone per la vita del mondo.
Avvicinandoci al Natale del Signore, guardiamo con rinnovato interesse a Maria, lasciandoci sorprendere da lei, che ci dice chi noi siamo e qual’è il compito che ci è stato affidato. Lei per prima, infatti, ha vissuto questo dono e compito che il Signore ha posto nella sua persona, divenendo portatrice e rivelatrice di Dio. Grazie al battesimo, noi siamo diventati dimora della presenza di Dio in mezzo agli uomini. Questo è il dono più prezioso ed ineffabile che ci è stato fatto. Nello stesso tempo siamo stati resi responsabili di dire agli uomini, con la nostra vita, che Dio è qui, che è con noi e per noi. Non avremmo potuto avere in mezzo a noi l’Emmanuele, se questa piccola donna, benedetta fra tutte, non lo avesse accolto nel suo cuore e nel suo grembo, credendo senza riserve che in lei, e per mezzo di lei, si compiva realmente tutto quello che l’angelo le aveva annunciato. Allo stesso modo, il Dio con noi, non potrà rivelarsi agli uomini di oggi, se non ci sarà un cuore d’uomo, il mio e il tuo, che lo accoglierà con fede e gli permetterà di abitare in lui.

Padre Pino (Don Giuseppe Licciardi)

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