Anno C – VII domenica del tempo ordinario

Misericordiosi come il Padre Vostro
(1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38)

Mi piace iniziare la riflessione sulla Parola di Dio che ci viene offerta questa Domenica, lasciandomi affascinare dalla contemplazione adorante del volto di Dio da parte del salmista, che lo descrive assolutamente “buono e grande nell’amore”. E la caratteristica fondamentale che lo colpisce è quella della misericordia, che consente a Dio di guardare con tenerezza alle sue creature, considerando con grande compassione le loro debolezze ed i loro peccati. Egli non si compiace nel condannare e nel punire i suoi figli ogni volta che sbagliano, ma, al contrario, è sempre pronto al perdono, in modo da dare loro il tempo di pentirsi e cambiare atteggiamento e comportamento di vita. Il suo amore è sempre più grande del nostro peccato e la sua fiducia di poterci vedere di nuovo vicino a Lui è incorreggibile. Nella prima lettura viene messo in evidenza il comportamento di Davide. Trovandosi davanti al re Saul, che era alla caccia di lui con tremila uomini, perché voleva ucciderlo, non si lascia vincere dallo spirito di vendetta, uccidendolo mentre è immerso nel sonno, ma lo risparmia e porta via con sé la sua brocca e la sua lancia, a testimonianza del suo filiale rispetto.

La scena è descritta con una tale intensità, da farci quasi percepire l’atmosfera di tensione e di silenzio che la avvolge, mentre ci dice che Dio stesso aveva immerso il re e tutta la truppa che lo accompagnava in una forma torpore, per cui nessuno sentì e nessuno vide quello che stava succedendo dentro quella enorme grotta. L’intervento di Dio ci fa comprendere che lì, in mezzo ad un popolo che coltivava sentimenti di inimicizia e di odio, si stava compiendo una azione divina, un gesto di misericordia e di perdono, dovuto all’amore di Dio, che guidava il suo servo Davide. Dio si compiace dei suoi figli, ogni volta che essi lo rendono realmente presente in mezzo ai loro fratelli attraverso i loro gesti, le loro parole, i loro sentimenti ed i loro atteggiamenti. Ogni qualvolta che nella vita di una persona si rispecchia una caratteristica divina, allora lì si manifesta la gloria di Dio, allora lì si percepisce un raggio della sua luce ed una traccia della sua bellezza. Perché è proprio in momenti come questi che l’uomo rivela la sua originaria somiglianza con Dio, riflettendo in maniera comprensibile la sua immagine.

Tutti questi segni, che rivelano la presenza e l’azione di Dio in noi e per mezzo di noi, sono come le orme di un cammino che ci impegna lungo il corso della nostra esistenza fino al termine del nostro viaggio, lungo o corto che sia. Il brevissimo passo della seconda lettura della Liturgia di questa domenica ci descrive questo cammino come un passaggio dall’uomo terrestre all’uomo celeste. Il primo porta la somiglianza dell’uomo peccatore, che seguendo le orme di Adamo, si lascia trasportare dai suoi appetiti e dai suoi desideri, ignorando e a volte contraddicendo apertamente le indicazioni di Dio. Il secondo, quello celeste, indica il cammino di ogni persona che vive la sua vita lasciandosi guidare, per scelta di fede o per una sorta di sensibilità interiore, dall’uomo celeste, cioè da Gesù, che facendosi uomo come noi, è in grado di comprenderci pienamente e di farsi comprendere con un linguaggio che si adatta al nostro linguaggio e ci convince a seguire il suo esempio, facendo sì che anche noi ci andiamo trasformando a poco a poco in quell’uomo celeste, dove si va manifestando in maniera sempre più piena e chiara l’immagine e la somiglianza di Dio.

Ed ecco che la pagina del Vangelo di Luca, che continua e rende più esplicito il discorso delle Beatitudini, ci descrive, con un linguaggio potente e grandioso, ma nello stesso tempo semplice ed incisivo, quello che ogni uomo di buona volontà, ed in particolare ogni discepolo di Gesù deve compiere per operare nella sua vita questa straordinaria trasformazione. Il discorso, che si va sviluppando attraverso esemplificazioni precise, arriva al suo culmine quando Gesù giunge alla sua conclusione incredibile ed estrema, dove afferma: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”. Sembra una proposta impossibile da essere messa in atto. Ma è proprio per questo motivo che Gesù ce la mostra attraverso piccole ma continue e coerenti scelte che noi siamo invitati a compiere, andando oltre alla mentalità comune, che dà per scontate certe altre scelte, come “occhio per occhio e dente per dente”, che ci vengono più naturali e spontanee. Forse è bene che anche oggi anche noi ci rimettiamo ad ascoltare quest’insegnamento di Gesù e ci lasciamo convincere dalle sue proposte. Sono i segnali stradali che orientano il nostro cammino di umanità.

Gesù inizia con una espressione significativa: “A voi che ascoltate, dico”. Quindi il suo discorso è rivolto a tutti. L’importante è che abbiamo un cuore docile e disponibile ad ascoltare ed a lasciarsi convincere. Cosa chiede Gesù? Che andiamo oltre lo scontato e l’ovvio, che facciamo quello che gli uomini non si aspetterebbero. E comincia proprio con le proposte più difficili ed inaccettabili alla mentalità comune: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra…” . E, quasi a tentare di fare comprendere la bontà e la “naturalezza” di queste norme di vita, aggiunge la famosa “regola d’oro” del comportamento umano, dandola in forma positiva: “Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, fatelo a loro”. Gesù fa leva sull’uomo e sulle sue esigenze più autentiche e profonde, che abbiamo dimenticato e disimparato, essendo “creatura terrestre”. Gesù, il vero e autentico maestro di vita viene e ricordarcele e renderle attuali. Continuiamo allora ad ascoltare tutte le altre parole di vita che oggi ci dice.

P. Pino Licciardi

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