Anno B X Domenica del Tempo Ordinario

“CHI É MIA MADRE E CHI SONO I MIEI FRATELLI?”
(Gn 3, 9-15; dal Salmo 129; 2 Cor 4, 13 -5,1; Mc 3, 20-35)

Una strana coincidenza ci viene presentata in questa pagina del Vangelo di Marco, che mette accanto i familiari di Gesù e gli scribi, noti ed ostinati oppositori di Gesù. Gli uni e gli altri sono concordi nel disapprovare apertamente l’agire di Gesù e di trovarlo del tutto strano ed inaccettabile. I primi accusano Gesù di essere fuori di sé e di agire in maniera irragionevole, come uno che è andato fuori di testa. La ragione era perché Gesù trascurava persino di mangiare per dare il suo tempo e la sua attenzione alla folla che lo assediava e lo andava a cercare continuamente, perché aveva bisogno di lui. Gli scribi, invece, più sottili e malvagi, accusano addirittura Gesù di essere posseduto da Beelzebub, dal demonio e quindi di agire in combutta col diavolo. Per screditate il potere di Gesù nei confronti dei demoni che prendono possesso delle persone, osano dichiarare che egli può esercitare questo potere, perché è d’accordo col principe dei demoni. Lo stesso Beelzebub, infatti, gli consente di cacciare i demoni e di farsi un gruppo di seguaci, i quali poi, dietro Gesù, rimangono sotto la sua influenza ed il suo potere.

Nonostante queste gravissime accuse, Gesù non solo non si lascia intimidire, ma li chiama a sé e li affronta direttamente, smascherando la loro falsità e cattiveria con un ragionamento molto semplice e pieno di buon senso. Partendo dall’esperienza che deriva dalla vita quotidiana, Gesù dimostra la intrinseca falsità delle loro assurde e malevoli affermazioni. Quando in una casa ci sono discussioni e i fratelli litigano l’uno contro l’altro, se queste non si sanano subito trovando una intesa, rischiano di far andare a pezzi la casa, dividendo la famiglia. Lo stesso – continua Gesù – avviene nella società civile, quando ci sono fazioni contrapposte che lottano l’una contro l’altra, facendo saltare la concordia che è necessaria perché la società vada avanti. Lo stesso accade se in un regno le città si mettono a combattere tra di loro l’una contro l’altra. Non è difficile prevedere che il paese andrà in rovina ed il regno finirà in frantumi. Lo stesso discorso -fa notare Gesù- avviene a proposito di satana. Se i diavoli non stanno sotto l’obbedienza di Beelzebul, loro capo, ma al contrario si fanno guerra l’uno contro l’altro, allora il regno di satana andrà distrutto.

Quindi -conclude Gesù- se io caccio i demoni e libero le persone, non faccio certo il gioco di Satana, ma sono in contrasto con lui. Anzi, cacciando i demoni, e costringendoli ad obbedire al mio comando, dimostro che i giorni di satana sono contati, perché è arrivato finalmente uno che è più forte di lui. E mi pare che non è a caso che la Chiesa, come prima lettura ci fa leggere il capitolo della Genesi, dove viene descritta la tentazione e la caduta dell’uomo nel peccato, per essersi lasciato sedurre ed ingannare dalle parole di colui che è il menzognero fin dall principio. Qui, infatti troviamo una grandiosa affermazione, che dà all’uomo, sottomesso a satana, la speranza della salvezza. Dio, al serpente che gode di aver dato scacco matto all’uomo ed alla donna, chiamati a condividere il suo paradiso, annuncia una minaccia che non rimarrà senza effetti: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Questa profezia trova finalmente il suo adempimento, quando, attraverso l’azione salvifica di Gesù, satana viene cacciato via e comincia a presentire già la sua sconfitta definitiva, quando il Figlio consegnerà il Regno nelle mani del Padre. Ma intanto, fin da ora, il suo potere è entrato in azione e satana sa che i suoi giorni sono ormai contati.

Affermando che Gesù è posseduto da uno spirito immondo, gli scribi mostrano di negare quello che è evidente, che cioè Gesù è colui che è venuto per cacciare via satana da questo mondo ed annientare il suo potere sugli uomini. Per questo Gesù è molto duro con essi, perché non si tratta di questioni di parole, ma si tratta di negare apertamente la verità che si rende manifesta attraverso la sua opera. Egli passa subito al contrattacco, e afferma chiaramente che questo loro rifiuto di volerlo riconoscere come uomo mandato da Dio mette gli scribi, presunti ed arroganti interpreti della legge di Dio, nella seria condizione di “blasfemia”. Essere considerato bestemmiatore era per gli ebrei una accusa gravissima, tanto da meritare la pena di morte. Gesù accusa gli scribi di bestemmia, senza mezzi termini, e di bestemmia imperdonabile, che li rende chiusi e ciechi di fronte alla verità evidente. Rifiutandosi di riconoscere che il potere che Gesù manifesta viene direttamente da Dio, anzi è un segno inoppugnabile che Dio stesso agisce in Gesù, gli scribi bestemmiano contro lo Spirito Santo, lo Spirito di verità. E la bestemmia contro lo Spirito Santo è tra quelle che non ammettono alcuna giustificazione.

Ed ecco che dopo la invettiva contro gli scribi, si presentano sulla scena i familiari di Gesù, che erano venuti con sua Madre, e chiedono di voler vedere Gesù. Lo fanno chiamare, mentre attorno a Gesù c’è una folla enorme di gente, che sta seduta ad ascoltarlo. E subito vengono annunziati: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”. E Gesù, nell’apprendere la notizia, fa un largo sorriso e risponde in modo misterioso: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. E poi girando lo sguardo tutt’intorno alla gente che lo ascoltava soggiunge, con una espressione sorprendente: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”. La vera familiarità con Gesù non si acquista per legami di carne e di sangue, ma per via di altri legami che sono più intimi e profondi, e che rivelano il vero senso di appartenenza a Gesù. Egli è Colui che è venuto per compiere pienamente la volontà del Padre. Sua Madre è colei che fin dal primo momento si è qualificata come “serva del Signore” pronta sempre a compiere il suo volere. E anche adesso appartiene a Gesù solo chi cerca di compiere sempre la volontà di Dio.

Don Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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