Quale gioia grande provò nel suo cuore quella mattina, quando presentatosi con gli altri sacerdoti del suo turno per il sorteggio di chi doveva offrire l’incenso, venne scelto il suo nome. Zaccaria (che significa “Javhè si è ricordato”) non riusciva a credere che gli fosse capitata quella straordinaria e tanto desiderata opportunità di trovarsi dinanzi all’altare del Signore. Egli era un sacerdote del Tempio di Gerusalemme, della classe di Abia – l’ottava delle 24 classi sacerdotali che a turno prestavano servizio al tempio- ed abitava nel villaggio sacerdotale di Ain Karem, a poco più di sei chilometri da Gerusalemme. Era un uomo devoto, un pio israelita di quelli che con cuore sincero attendevano la venuta del Messia e conduceva una vita interamente ispirata alla parola di Dio. Anche nella sua attività sacerdotale dimostrava pieno rispetto e profondo amore per il servizio di Dio e dei suoi fedeli. Era sposato con Elisabetta, una discendente di Aronne, appartenente ad una famiglia sacerdotale, e di entrambi Luca ci assicura che “erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore“. Come ogni coppia di sposi anch’essi avevano desiderato di avere dei figli, ma fino a quel momento non ne avevano avuti.
Questa era la sola nota negativa, che rattristava la vita dei due coniugi, ormai giunti ad una età in cui non è solito aspettarsi dei figli. Zaccaria, sentiva molto la sofferenza della sua mancata paternità, perché veniva percepita popolarmente come una vergogna e come una sorta di punizione da parte di Dio. Ciononostante, come sua moglie Elisabetta, Zaccaria non cessava di continuare a supplicare Dio, perché si ricordasse della sua afflizione. Quella mattina, quindi, Zaccaria, vestito di tutti gli abiti sacerdotali, entra nel Santo, luogo che era riservato solo ai sacerdoti, per offrire l’incenso, mentre i fedeli stavano nel luogo riservato ad essi per presentare le loro preghiere. La sua emozione era già grande quando cominciò a far bruciare l’incenso, quand’ecco che all’improvviso, alla destra dell’altare dell’incenso, gli apparve una figura luminosa, un angelo del Signore. Zaccaria fu subito preso da un senso di turbamento e di timore di fronte a quella inattesa visione, ma l’angelo gli disse di non avere paura e gli rivelò il motivo della sua visita: “la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni”. Proprio quando sembrava che non c’era alcuna speranza umana di avere figli, Dio gli garantisce il figlio.
Non solo gli dice il nome che deve dare al bambino, ma gli dice che ha una missione particolare da svolgere ed alla quale si deve preparare con un austero tenore di vita, per consentire allo Spirito Santo di Dio di operare per mezzo di lui, convertendo il cuore dei padri verso i figli e riconducendo al Signore molti figli d’Israele. Sarà addirittura come un Elia redivivo e preparerà al Signore un popolo ben disposto. Zaccaria è confuso da queste straordinarie notizie, ed è come colui che quanto sta ascoltando gli pare troppo bello per essere vero. Non è che non ci crede, ma non se lo aspettava proprio. Per questo chiede un segno per sentirsi sicuro. A questo punto l’angelo manifesta la sua identità, rivelandosi come Gabriele, uno che sta sempre al cospetto di Dio e che è stato mandato proprio per dargli questo gioioso annuncio. Ma visto che vuoi un segno, eccolo: “starai muto, e non potrai parlare fino a quando non si avvereranno tutte le cose che ti ho detto”. I fedeli che aspettano di vedere uscire Zaccaria dall’altare dell’ incenso si meravigliano come egli tardi a farsi vedere, e quando egli viene fuori sconvolto non riesce a parlare, ma si esprime con cenni, così che tutti capiscono che ha avuto una visione soprannaturale.
“Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi”, per potersi godere la gioia indicibile della sua maternità e ringraziare Dio che l’aveva liberata dalla sua vergogna in mezzo agli uomini. Anche a Zaccaria quel tempo di silenzio serve per interiorizzare la sua esperienza straordinaria e rimeditare gli eventi vissuti, rendendosi conto dell’agire misericordioso di Dio che si mostra sempre fedele alle sue promesse, anche se i suoi modi e i suoi tempi ci sono nascosti ed a volte ci mettono in imbarazzo. Dio è imprevedibile nel suo agire e ci chiede solo di lasciare sempre aperto il nostro cuore ad accogliere le sue sorprese. Egli è solito dare più di quello che ci aspettiamo. Quel periodo di intensa e profonda riflessione viene interrotto dalla visita inattesa e consolante della loro cugina, Maria di Nazareth, che porta una ondata di gioia esuberante, ed in modo mirabile viene a confermare quello che il Signore aveva operato nella casa di Zaccaria ed Elisabetta. Il bambino è giunto già al sesto mese e Maria si ferma nella casa di Zaccaria per tutto il tempo che rimane alla sua nascita, dandosi da fare per aiutare la cugina ed alleviare la sua fatica.
La notizia della nascita del bambino dilaga in un battibaleno per tutta la contrada montuosa di Ain Karem ed oltre. All’ottavo giorno dalla nascita è previsto il solenne rito della circoncisione del bambino e della imposizione del nome. Tutta la parentela ed il vicinato si aspettano che al bambino venga dato il nome del padre. Ma Elisabetta lascia tutti di stucco perché con decisione afferma che quel bambino si dovrà chiamare Giovanni. Così si rivolgono imbarazzati a Zaccaria, per chiedere quale nome dare al bambino. Zaccaria chiede una tavoletta, come si era abituato a fare in quei giorni di fecondo silenzio, e su di essa scrive con autorità: Giovanni è il suo nome. Manco il tempo di finire la scritta che gli ritorna subito la voce, con la meraviglia di tutti i presenti. E le parole che escono dopo tanti mesi di silenzio sono il frutto della nuova maturità spirituale acquisita da questo uomo fedele e giusto. Egli benedice Dio che finalmente ha rotto ogni attesa e si è degnato di venire a visitare il suo popolo. Giovanni sarà il profeta mandato a preparare la strada davanti al Signore che verrà come il sole che sorge a guidare i passi degli uomini sulla via della pace.
Giuseppe Licciardi (Padre Pino)