La meravigliosa storia di Anna, la madre biblica del profeta Samuele, ha fatto riaffiorare nella mia mente tantissimi ricordi, sensazioni ed emozioni di un tempo trascorso.
Io appartengo a quelle persone che hanno aspettato tanto prima di ricevere il meraviglioso dono di un figlio!
Nonostante gli anni trascorsi, ricordo perfettamente che durante quella lunga attesa, nel mio cuore c’era solo tanta tristezza. Non andavo fiera dei miei sentimenti. Mi sentivo sempre in lotta con il mondo e più passava il tempo, più non riuscivo a capire il motivo di tutto quello che mi accadeva e conseguentemente la tensione psicologica si faceva sempre più forte!
I miei sentimenti sapevano di tutto tranne che di buono. Quando vedevo una mamma con il suo bimbo, la mia domanda era sempre la stessa: “Perché io no?” La mia maggiore preoccupazione era che il volere di Dio potesse non coincidere con il mio desiderio……mi sentivo in colpa per questo! Mi vergognavo dei miei pensieri! Non poter avere figli per me era impensabile.
Ero continuamente alla ricerca, se non dell’unica cosa che mi potesse rendere davvero felice, almeno di un pò di pace.
Ho iniziato a frequentare la Chiesa, a partecipare alla messa della Domenica, provare ad essere più vicina alle “buone abitudini”. Pregavo, pregavo tanto, dapprima per cercare un pò di pace, un conforto che mi potesse rasserenare, pian piano però, è diventata una mia necessità della quale non potevo fare più a meno: pregare, andare a messa la domenica mi permetteva di mettere in pace il mio cuore per affrontare più serenamente i giorni che passavano.
Poi c’era il mio caro Padre Pino conosciuto in quel periodo: non mi ha mai lasciata sola in balia dei miei pensieri negativi. E’ proprio vero che quando la sofferenza è divisa in due diminuisce.
Padre Pino mi esortava continuamente a riporre la mia vita, le mie preoccupazioni nelle mani di Dio, l’unico che conosceva tutti i miei pensieri dal profondo e che sapeva cosa era bene per me!
Alla fine è arrivato il Pellegrinaggio.
E’ una delle ricorrenze più importanti del paese dove abito: il 21 luglio di ogni anno, una folla di fedeli si riunisce per partecipare al Pellegrinaggio che arriva fino al Santuario dei Dammusi, per “accompagnare” il quadro della Madonna della Provvidenza. Io non ero neanche a conoscenza di questa “ricorrenza”, non sapevo che ogni anno ci fosse questo “appuntamento”. Appena ne fui informata ho desiderato subito di esserci anch’io!
Nei giorni che precedevano il Pellegrinaggio, come facevo tutte le settimane ormai da qualche anno, mi recai dal mio medico per il mio solito controllo: “Non è cosa per questo mese” mi disse, e la frase mi rattristò, ma fù solo per poco tempo, del resto per me non era una novità.
Il 21 luglio, come avevo desiderato, presi parte al Pellegrinaggio. Ero felice. Mi accompagnò Vincenzo, mio marito e c’era anche Padre Pino, in ferie da Detroit per quell’occasione.
Feci tutto il percorso insieme agli altri fedeli. Un momento di preghiera molto intenso e vissuto da tantissime persone e anch’io pregai tanto durante la salita e rivolsi un pensiero a tutte le persone a me vicine. Arrivai al Santuario con dentro il cuore un senso di pace infinito. Entrai nella piccola Chiesetta e accesi un lumino, un solo piccolo lumino per il mio bimbo…. il mio bimbo che già c’era ma io non lo sapevo ancora. Così piccolo com’era, aveva percorso con me la strada per accompagnare il quadro della Madonnina e ringraziarla insieme a me!
Ho scoperto che Federico ormai esisteva il 31 luglio del 2012 ed ero certa che l’immenso dono che avevo ricevuto non era il risultato di un “traguardo medico” ma di qualcosa di molto più grande!
Mi recai ugualmente nello studio per ringraziare comunque il mio medico, per il quale nutrivo e nutro ancora una grande stima. Lui mi ammonì subito e dolcemente dicendomi “non devi ringraziare me ma il buon Dio!”
Il mio piccolo Federico il 15 aprile compirà 2 anni. Sono trascorsi quasi tre anni da allora e tutto sembra passato ormai, tutto lontano. Ancora oggi però nella mia mente, il ricordo di ogni singola emozione, di ogni singola sensazione è rimasto indelebile. Se mi venisse chiesto di tornare indietro a quel periodo sceglierei senza alcun dubbio di voler rivivere ogni singolo momento!
A volte ci si rattrista, ci si sente sfiduciati, e nel peggiore dei casi ci si dispera quando “si pensa… quando ci convinciamo” che i nostri desideri non verranno mai “esauditi”; ma in fondo c’è sempre qualcosa che vale la pena di essere vissuta, qualsiasi esperienza ci segna e ci forma nel profondo ed è solo Dio che conosce davvero cosa è bene per noi e non mette mai nel nostro cammino una prova più grande di quella che siamo in grado di affrontare. Dio sa perfettamente cosa giova alla nostra vita, Dio conosce tutte le nostre necessità, tutte le nostre debolezze e i nostri limiti e conosce il nostro cuore nel profondo.
Nelle vicissitudini della vita abbandonarsi a Dio è l’unica cosa possibile da fare; offrire a lui tutte le nostre sofferenze, le nostre preoccupazioni.
Dio ci ama incondizionatamente nonostante le nostre debolezze. Dio ci invita ogni giorno, inviandoci ogni genere di segnale, ad abbandonarsi a lui…
“Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell’anima, stornare il pensiero dalla tribolazione e rimettersi a Dio perchè ci faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, nell’altra riva. Mille preghiere non valgono un atto solo di fiducioso abbandono”
Tiziana D’Antoni