Tabità, gazzella del Signore

L’incredibile e dolorosa notizia si era rapidamente diffusa per le vie della cittadina di Giaffa ed  era giunta alle orecchie dei discepoli, i seguaci della Via, che ne erano rimasti colpiti e costernati. Tabitá, una giovane discepola, che da qualche tempo aveva aderito alla fede e che si era distinta tra i credenti per le numerose opera buone, che compiva, era stata all’improvviso colpita da una strana malattia, ed in poco tempo era morta. La comunitá era rimasta scossa da questa notizia, anche perché tutti la conoscevano, ed in modo particolare le vedove. Erano parecchie le donne che avevano perduto il marito e nello stesso tempo non avevano figli in condizione da poterle mantenere, cosí vivevano con il sostegno della comunitá, che si mostrava molto generosa. La predicazione degli Apostoli e dei diaconi si era estesa per il territorio della Giudea, della Samaria, della Galilea, ad anche nella regione costiera del mare, dove appunto era situata Giaffa. Quanti avevano accolto la fede, dopo un momento di difficoltá, dovuta alle persecuzioni dei giudei, vivevano in quel tempo un periodo di pace, che aveva consentito alla chiesa di espandersi rapidamente.

L’insegnamento degli apostoli aveva trovato una risposta pronta ed entusiasta ed i nuovi discepoli vivevano in spirito di sincera comunione, tanto che non avevano difficoltá a mettere in comune i loro beni, in modo che nessuno fosse costretto a vivere nel bisogno, soprattutto gli orfani e le vedove. Tra quelli che avevano aderito alla fede e che la sentivano quasi connaturale alle esigenze del loro spirito c’era anche Tabitá, che tutti chiamavano familiarmente Gazzella, poiché questo era il significato del nome. Giovane di natura serena ed estroversa, aveva ben appreso il comandamento del Signore e si era impegnata a viverlo in maniera discreta ma intensa. La sua generositá nel venire incontro alle persone bisognose era ben conosciuta, ed erano soprattutto le vedove che maggiormente ne facevano esperienza. Poiché era molto esperta nell’arte di confezionare indumenti, dedicava buona parte del suo tempo in questa  attivitá, che diventava per essa un modo molto semplice e pratico per aiutare le vedove.

Non solo, ma era diventata come una familiare per tutte loro. Se la vedevano spuntare in casa con quel suo accattivante sorriso, sempre pronta a fare qualche servizio, o a cucinare qualcosa o a rammendare qualche vestito, o semplicemente a fare compagnia a qualcuna di esse che era piú anziana e non poteva uscire, soffrendo maggiormente la solitudine. Oltre a questo si trovava a sua agio negli incontri settimanali della comunitá, quando, nel giorno dopo il sabato, si radunavano per lodare il Signore, per ascoltare la parola degli Apostoli e per spezzare il pane. Era il giorno del Signore, ma anche il giorno della comunitá dei fratelli. La presenza di Gazzella portava serenitá, armonia e tanta gioia. Lei esperimentava ogni giorno la veritá della parola del Signore che diceva “c’é piú gioia nel dare che nel ricevere”, e tutti I credenti potevano testimoniare della sua gioia esuberante e contagiosa. Non c’é da stupirsi se la notizia della sua morte aveva profondamente toccato tutta la comunitá. In men che non si dica, tutte le vedove si erano recate nella sua casa ed erano salite al piano superiore, dove era esposto il suo corpo, e non riuscivano a trattenere le lacrime.

Mentre si trovano a fare cordoglio alla famiglia, vengono a sapere che l’Apostolo Pietro era in visita dei fratelli della vicina cittá di Lidda e che in quella cittá aveva guarito un certo Enea, che da otto anni giaceva paralizzato nel suo lettuccio. Cosí decidono di mandare a Lidda due uomini influenti della comunitá, per informare Pietro dell’accaduto. Pietro accorre senza perder tempo e nella stessa giornata giunge a Giaffa. Lo conducono in casa della defunta e l’accompagnano al piano superiore, dove trova le vedove in pianto. Tutte gli parlano di Gazzella e mostrano a Pietro le tuniche ed i mantelli che aveva confezionato per loro. Anche Pietro si commuove profondamente di fronte a tanto dolore. Subito dopo chiede a tutti di uscire e di lasciarlo un momento solo con la defunta. Si mette subito in ginocchio e prega intensamente. Quindi rivolto alla salma, con grande autoritá le dice: “Tabitá, alzati!”. Ed essa apre subito gli occhi, come se si stesse svegliando dal sonno, vede accanto a se Pietro e, con un sorriso colmo di sorpresa si mette a sedere. Pietro allora chiama i credenti e le vedove, che erano in trepidante attesa, e la presenta loro viva e sorridente.

Gazella diventa all’improvviso la testimonianza vivente della potenza misericordiosa del Signore. Tutta la cittá di Giaffa viene subito a sapere l’incredibile notizia, che diventa per molti una straordinaria e potente ragione di conversione al Signore. Pietro a questo punto decide di fermarsi per parecchi giorni a Giaffa per annunciare il Vangelo e fare conoscere il Signore Gesú, nel cui nome egli aveva richiamato in vita la giovane donna. Lo ospita un fratello della comunitá, un certo Simone, conciatore di pelli. Gazella viene cosí restituita alla comunitá, dove, con la naturalezza di sempre, continua a spendersi per il bene dei fratelli e, soprattutto, delle sorelle piú bisognose della comunitá, le vedove.

Giuseppe Licciardi

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