Solennità di tutti i santi

“BEATI… DI ESSI É IL REGNO DEI CIELI”
(Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a)

È proprio vero che la gloria di Dio risplende sul volto dei suoi santi, perché essi sono coloro che hanno rigettato nella loro vita le opere delle tenebre e si sono lasciati rivestire dallo splendore della luce di Dio. Ecco perché, dopo aver segnato col sigillo dell’Agnello quarantaquattromila servi di Dio, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele, Giovanni, nel settimo capitolo dell’Apocalisse,  vede “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, lingua, popolo e tribù. E tutti costoro erano avvolti in vesti candide e stavano in piedi davanti al trono di Dio e davanti all’Agnello. E alla domanda: “Questi vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?”, segue immediatamente la risposta: “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello!”. Questa scena, ricca di valore simbolico, ci dice , col meraviglioso linguaggio delle immagini, che i santi sono quelle persone che hanno percorso il duro e difficile cammino della vita, attraversando gravi tribolazioni, ma lasciandosi affascinare dall’Agnello, si sono rivestite del candore provocato dall’immersione nel suo sangue.

               I santi sono appunto coloro che hanno seguito con fedeltà l’Agnello, conformandosi a Lui e alla sua morte,  per diventare come Lui candidi della sua stessa gloria, compiendo cioè le sue opere. Ecco perché, anche quando la Solennità di tutti i Santi cade di Domenica, la Chiesa non la salta dando la preferenza alla celebrazione domenicale, per il semplice motivo che è proprio Cristo, la sua vita, la sua grazia, la sua bellezza che noi celebriamo nei suoi santi. Essi, per così dire, scompaiono per fare risplendere attraverso di essi, la gloria stessa di Dio, perché i santi si sono spogliati di se stessi e si sono rivestiti di Cristo, in modo che è lo stesso Cristo che vive in essi e per mezzo di essi. Con la loro vita i santi ci gridano che non è impossibile rinunciare a se stessi per permettere al Cristo di vivere in loro e con loro e di manifestare il suo amore misericordioso per mezzo di loro, delle loro parole, dei loro atteggiamenti, dei loro sentimenti, delle loro opere. Si è verificato e si verifica in ogni santo, anche in quelli che vivono accanto a noi, quello che con voce potente ha gridato l’Apostolo Paolo: “Non sono più io ce vivo, ma Cristo vive in me!”.

               Ecco cosa ci rivela e ci permette di scoprire la presenza dei santi: che in ciascuno di essi, ed in ognuno secondo la sua particolare sensibilità, capacità, originalità e unicità, è stato ed è lo stesso Cristo che si rende presente, opera e vive. Ecco perché guardiamo ai santi, a quelli che sono vissuti e sono ora riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa e a quelli della porta accanto che vivono vicino a noi. Perché attraverso di essi, che sono uomini e donne, o anche ragazzi e ragazze come noi, creature umane, deboli, fragili, limitate come lo siamo noi, il Signore viene a dirci che anche a noi è possibile lasciarci trasformare da Lui, accogliendolo nella nostra vita e consegnandola totalmente a Lui. Per questo motivo, rivolgendosi a tutti i credenti, l’Apostolo Giovanni, grida con straordinaria convinzione: “Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”. E poi subito aggiunge che chiunque nutre la speranza di diventare simile a Lui, già da ora, inizia il suo impegnativo lavoro di purificazione e trasformazione personale, che lo porta a diventare proprio come Lui è.

               Se poi ci chiediamo in qual modo poter realizzare questo meraviglioso progetto, non ci resta che ascoltare e fare nostro il programma di vita che Gesù proclama nel famoso Discorso della Montagna con le Beatitudini, che sono la mappa che ci consente di riconoscere e seguire i sentieri sicuri che ci introducono nel Regno dei cieli. La prima sconvolgente verità che ci toccherà incontrare è quella di renderci conto che occorre operare in noi un capovolgimento totale di valori, rispetto a quelli che siamo abituati a vedere proposti e in innumerevoli e variegati  modi dai diversi maestri e persuasori occulti della nostra società. Da ogni parte ci viene detto, ripetuto, proposto, fatto credere e assicurato che sono davvero “beati”, quindi da seguire, invidiare, e imitare quanti riescono ad avere fama, ricchezza, bellezza, sicurezza, potere,  apprezzamento, possibilità infinite di godersi la vita, e via di questo passo. Invece fin dalle prime battute, dopo aver gridato “beati”, Gesù attribuisce questa ricercatissima e rara situazione ai poveri, ai miti, ai misericordiosi, a quelli che soffrono ingiurie e persecuzioni e vengono odiati, considerati inutili e rigettati dagli uomini.

               Cosa sono in verità queste Beatitudini? Se le andiamo scorrendo una dietro l’altra con attenzione e lasciandoci condurre da esse, a poco a poco ci andiamo rendendo conto con vera e incredibile sorpresa, che esse ci vanno delineando con accuratezza i lineamenti del volto di Cristo. Nella beatitudini riscopriamo Cristo, rivediamo la sua storia, la sua vita, i suoi tratti essenziali. Cristo infatti è povero nella sua nascita a Betlehem, nella sua infanzia in terra straniera e a Nazareth, nella sua vita pubblica lungo le strade della Galilea e della Giudea, e nella sua morte sulla Croce, dove si divisero le sue vesti. Povero spiritualmente perché ha rinunciato alla sua volontà per fare quella del Padre. Gesù è il mite che non ricambia il male col male, né l’ingiuria con l’ingiuria, ma passò facendo ovunque del bene. Gesù è puro di cuore, che non pensa o desidera il male, ma che cerca il bene di tutti. Gesù è misericordioso, perché si immedesima con i poveri, i sofferenti, gli ultimi e gli scartati, divenendo uno di essi.  Gesù è portatore di pace, libero dall’odio, dallo spirito di vendetta e dalla violenza e annunziatore di perdono. Gesù è il perseguitato, condannato e messo a morte a motivo del Regno di Dio che è venuto a portare in mezzo a noi. Le Beatitudini sono il profilo autentico del volto di Gesù.

               Don Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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