Si può essere cristiani senza credere nella vita eterna?

"Sono i dubbi che fanno crescere e che è un bene che ci poniamo dubbi sulla nostra fede, perché ci spinge ad approfondirla"

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Questa domanda mi risuona nella mente in maniera sempre più incalzante, perché credo che per molti cristiani dalla fede labile esista una possibilità anche concreta che il Gesù dei vangeli possa anche non essere il figlio di Dio risorto e asceso al cielo.
Certamente per uno che come me ha frequentato l’Azione Cattolica da giovane, altri gruppi nell’età adulta e che attualmente frequenta la messa domenicale, potrebbe essere interpretata come una forma di blasfemia. Ma il dubbio, come affermava lo stesso Agostino, fa parte integrante del credente che in un determinato momento potrebbe attraversare un sensibile e perdurante calo della fede nella resurrezione, quanto meno in quella raccontataci dal cattolicesimo, che indica tre possibili destinazioni: paradiso, inferno e purgatorio. Lo stesso Papa Francesco ritiene che “sono i dubbi che fanno crescere e che è un bene che ci poniamo dubbi sulla nostra fede, perché ci spinge ad approfondirla”.

Naturalmente questa nuova percezione non ci distoglie minimamente dall’idea che ci possa essere un’Entità che abbia dato origine al Big Bang, Entità di cui le religioni (ognuna a loro modo, a seconda dei luoghi in cui si vive) si fanno interpreti. Ma il centro della mia riflessione riguarda la concezione del Dio personale, quel Dio che per molti credenti abita dentro di noi, che scruta i nostri pensieri e con il quale si può anche dialogare attraverso la preghiera.
Naturalmente metterei da parte la concezione del “non cade foglia se Dio non voglia” e cioè l’idea di un Dio che dirige e incide nella storia umana. Ancora peggio l’idea che tutta la storia umana e gli avvenimenti passati e futuri siano già stati scritti sin dall’inizio (qui entra in gioco un certo fatalismo legato alla predestinazione).

Rispetto le persone che credono o hanno la certezza di vivere un rapporto strettamente personale con Dio attraverso l’azione dello Spirito Santo, e se la loro vita si arricchisce e produce molti frutti non si può non essere contenti per loro. Sul fatto che la storia sia il prodotto di un disegno di Dio ho molti dubbi, perché significherebbe addossargli le colpe di tutte le nefandezze operate dagli uomini, o di tutte le tragedie terrificanti a cui assistiamo anche ai nostri giorni.
Fatta questa lunga premessa ritorno alla domanda iniziale. Si può essere cristiani senza la fede in un aldilà? Credo proprio di sì.
Se dovessimo confutare l’idea di un Gesù mitizzato, che nasce da una vergine per opera dello Spirito Santo, rimarrebbe completamente intatta l’impalcatura del suo massaggio. “Ama il prossimo tuo come te stesso”, con l’aggiunta delle beatitudini, mi sembra l’annuncio più dirompente di cui l’umanità abbia ricordo. Un annuncio molto spesso calpestato da coloro ai quali era stato intimato di veicolare questo messaggio.
L’Europa, anche se non ha voluto mettere nella sua costituzione le radici cristiane, depurata dai periodi oscuri, dal fanatismo e dalla interpretazione dottrinale operata dai teologi, deve molto anche al cristianesimo.
Si può essere cristiani senza la vita eterna? Credo di sì. Qualcuno direbbe che senza la prospettiva dell’eternità e del paradiso non sarebbero esistiti i martiri, versione smentita dai tanti altri martiri che,  senza prospettive di un possibile premio di vita eterna, hanno dato la vita per la libertà e per l’amore del proprio popolo. Per tutti cito  Jan Palach, un patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese, che il 16 gennaio del 1969 si cosparse di benzina e si diede fuoco a Praga, in piazza San Venceslao. Il martirio non è prerogativa dei cristiani, anche gli estremisti islamici lo attuano, anche se per scopi per niente lodevoli.

In definitiva praticare il cristianesimo col solo scopo di meritare il premio dell’eternità appare riduttivo, se l’appartenenza o la testimonianza non incidono positivamente sul tessuto civile e sociale della propria comunità e sulla salvaguardia dell’ambiente. Quindi ritengo che se malauguratamente non si dovessero aprire le porte del paradiso, qualsiasi vita sarebbe stata e sarebbe lo stesso degna di essere vissuta.

Giuseppe Compagno

Foto di Reimund Bertrams da Pixabay

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Giuseppe Compagno
Giuseppe Compagno
Direttore della testata giornalistica di Ficarazzi - Villabate "Statale 113.it".

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