Ciao Saverio, ho letto della tua rubrica e voglio cogliere questa opportunità per chiederti un parere su di un argomento di cui non si è soliti parlare a tu per tu.
Ho 19 anni, frequento il primo anno di università.
Ho conosciuto tantissimi ragazzi meravigliosi con i quali condividiamo la stessa passione in tema di studi, ed è bellissimo ritrovarsi a far parte di un gruppo, seguendo insieme corsi, preparando esami e condividendo anche il tempo libero.
Fra tanti c’è “A”, che vive una situazione familiare non delle più rosee: è la più grande di quattro fratelli e deve fare i conti con i pochi soldi che girano in casa e per questo si è dovuta dare un gran da fare per mantenersi. Lavora in uno studio e mi ha confidato che il suo capo le paga l’università. Tutto sembra apparentemente normale… tranne che per sdebitarsi lei si offre per prestazioni sessuali.
Lei ha 19 anni, e il suo amante benefattore, che è sposato è molto più grande di lei. Me lo ha detto chiaro: è amante ma non innamorata! Per lei è solo un modo di sdebitarsi.
Ma non solo: per lei fare sesso con chiunque gli vada appena a genio è diventata una semplice routine che non la coinvolge più di tanto. Ma a suo dire l’appaga tantissimo. Ad ascoltarla mi sono sentita una “mosca bianca”, anche perché, a quanto mi racconta, non è la sola a vivere in modo così “libero”.
Ma in che mondo ho vissuto fino adesso mi chiedo? Ma com’è che non mi sono mai accorta di certe cose? L’essere cresciuta con certi valori, mi ha portato a credere nell’amore e il non aver avuto ancora rapporti sessuali mi pone in una situazione di prestigio per così dire, ma, a sentire queste cose, di svantaggio per perdita di occasioni.
“A” mi dice che vivere il sesso così liberamente è meraviglioso e che a 19 anni è raro trovare ragazze come me, e che dovrei anzi darmi una smossa….Ti rendi conto? Sono esterrefatta, possibile che questa sia la normalità.
Luciana
Carissima Luciana, grazie per avere scritto.
Mi chiedi se è “normale” vivere il “sesso senza amore”, perché di questo in definitiva si tratta, che poi, in pratica, si riduce ad uno scambio di merce: io ti do piacere, tu mi dai qualcosa in cambio. Sì, è normale in questo contesto, dal momento che pare che questo modo di vivere la sessualità sia una pratica più diffusa di quello che si immagini (forse sei davvero una “mosca bianca”). Ma dire che è “normale”, non significa automaticamente dire che sia un bene, tutt’altro: devo dire che è un male, anzi un male sociale. Il tutto è legato al significato che sempre più spesso si cerca di dare alla sessualità: un significato che tende a slegare il sesso dal sentimento di amore. Il sesso solo perché mi procura piacere e dunque che va praticato a discapito di tutto e di tutti. Non voglio, ovviamente, generalizzare e neppure fare moralismi a buon mercato, altri hanno queste competenze e questi compiti, io mi limiterò a guardare questa situazione specifica, sottolineando alcuni passaggi interessanti.
“Fare sesso con chiunque gli vada appena a genio”: un atteggiamento così liberale da diventare libertino, specialmente in una ragazza di 19 anni, induce a sospettare di esperienze emotivamente traumatiche subite da bambina o durante il periodo della pubertà. Sono esperienze che sfortunatamente accadono molto più spesso di quello che pensiamo e che, a volte, toccano persone che ci sono vicine senza che nessuno sospetti nulla. Sono traumi che per lo più vengono seppelliti nell’inconscio, dove si pensa che non possono nuocere e invece emergono quando uno meno se li aspetta, pronti a ferirci nuovamente. Altre volte invece segnano la traiettoria della nostra vita esponendoci a scelte sbagliate che si sommano una dopo l’altra fino a rendere le persone così ciniche da farsi del male da sole. Qui mi sembra che ci troviamo proprio in un caso simile.
A, ha confinato la sfera sessuale nel campo della mercificazione del corpo (è sempre un modo di prostituirsi: per denaro o favori o simpatia o stima, cambia poco), probabilmente per brutte storie che l’avranno vista vittima, più o meno consapevole e più o meno accondiscendente. Storie che non è riuscita a metabolizzare a livello emotivo e che hanno finito per distorcere la sua visuale del sesso e dell’amore. Se poi fisicamente non si è, o non si ci sente (è la stessa cosa) abbastanza carine, la poca autostima contribuisce ad alimentare questo comportamento e, a volte, si finisce per “buttarsi” tra le braccia di questo e di quello, eseguendo qualsiasi favore sessuale pur di sentirsi accettata. D’altronde chi non ha esperienza dell’amica un po’ “così e così” che andava con tutti i ragazzi?
“Il sesso come routine… non la coinvolge più di tanto. Ma l’appaga”… “vivere il sesso così liberamente è meraviglioso”…
Un vecchio detto che mi ricordo ancora recita così: Se non vivi come pensi, finisci col pensare come vivi!
Anche qui mi sembra lo stesso cliché, a forza di seguire certi comportamenti poi finisci per giustificarli.
Per quanto riguarda te, cara Luciana, il fatto che mi hai scritto, da un lato, mi tranquillizza, ma nel contempo mi fa riflettere. Certo tu sei “cresciuta con certi valori” e questo ti fa sentire forte ma contemporaneamente ti stai interrogando: mi sono persa qualcosa?
Questo dubbio potrebbe essere pericoloso! Sì, perché certi atteggiamenti sfrontati, a volte estremi, esibiti con nonchalance rendono attraenti i protagonisti. L’estremo, la trasgressione, ci fa paura ma ci attrae anche. Stai attenta!
Rimani sveglia e lascia che il tuo istinto di donna, guidato dalla luce della ragione, ti indirizzi secondo quello che hai maturato aspettando il momento giusto per vivere la sessualità così come merita. La sessualità trova il giusto valore quando esprime fuori di te, coi gesti e le parole, quello che provi dentro di te, per una persona, tanto quanto. Altrimenti vissuto, diventa solo la ricerca di un appagamento momentaneo che non ti sazia mai, dunque una specie di droga a cui risulta difficile rinunciare, ma niente di più.
Saverio Schirò