Racab, la prostituta che aiutò Israele
(vedi Giosuè, 2 e 6, 22-25; Eb 11, 31; Gc 2,25; Mt1,5)

            Dopo la morte di Mosè, il difficile compito di guidare il popolo d’Israele è affidato a Giosuè, che per parecchi anni era stato a servizio di Mosè, come suo fedele collaboratore. Dio stesso gli affida quella missione e lo rassicura, promettendogli che sarebbe stato con lui come prima era stato con Mosè, e che non l’avrebbe mai abbandonato. Gli raccomanda solo: “Sii forte e coraggioso, perché tu dovrai mettere il tuo popolo in possesso della terra che ho giurato di dare ai vostri padri”. L’unica condizione che gli pone è di mantenersi fedele alla legge che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè, e di non deviare da essa né a destra né a sinistra. Giosuè quindi si prepara alla conquista della Terra Promessa. Il primo e più arduo punto da superare è la conquista della città di Gerico, che stava proprio al confine, ed era una città circondata di mura e ben provata contro gli assalti dei popoli nemici. Come saggio stratega, Giosuè, mentre ancora si trova accampato al di qua del fiume Giordano, manda avanti due spie, due giovani capaci e accorti di cui si fida, e li invia di nascosto ingiungendo loro di osservare bene il  territorio di Gerico, in modo da scoprire i possibili punti deboli, da colpire più facilmente una volta iniziato l’attacco.

            Entrando a Gerico, i due fanno il loro giro come visitatori curiosi, e verso sera si recano in casa di una donna, una prostituta chiamata Raab (o Racab),  per passarvi la notte, per non dare nell’occhio e fare la cosa che sembrava più ovvia per due giovani stranieri. Ma la loro presenza non rimane nascosta, anzi desta dei sospetti in alcuni cittadini di Gerico, che riferiscono al re che alcuni israeliti erano venuti per esplorare di notte il paese. Subito si presentano dalla donna due ufficiali del re per chiedere di far uscire subito gli stranieri e consegnarli a loro, perché erano delle spie. Raab, che era una donna scaltra e di grande esperienza, non si fa sorprendere da questa visita. Infatti li aveva nascosti nel terrazzo, dietro a degli steli di lino che erano lì accatastati. Così agli emissari del re, venuti per prendere le spie,  risponde senza alcun imbarazzo: “Sì, sono venuti da me quegli uomini, ma non sapevo di dove fossero. All’imbrunire, quando stava per chiudersi la porta della città, uscirono e non so dove siano andati. Inseguiteli, presto! Li raggiungerete di certo“. La donna presenta tutta la situazione con tanta naturalezza e verisimiglianza che viene creduta senza suscitare alcun dubbio nell’animo degli ufficiali, che si mettono all’inseguimento.

            Passato il pericolo, quando ormai gli ufficiali del re erano andati all’inseguimento delle due spie lungo la strada del Giordano e le porte della città erano state chiuse, Raab sale sul terrazzo, dove l’aspettano trepidanti i due israeliti. Lì la donna fa loro un discorso molto serio ed interessante. Comincia con una professione di fede nella grandezza e nella potenza del Dio d’Israele, i cui prodigi compiuti per liberare con mano potente il suo popolo dalla schiavitù del faraone d’Egitto si erano sentiti anche presso di loro. Quindi afferma con sicurezza: “So che il Signore vi ha consegnato la terra. Ci è piombato addosso il terrore di voi e davanti a voi tremano tutti gli abitanti della regione, (…)perché il Signore, vostro Dio, è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra“. Dopo questa professione di fede nel Dio d’Israele, come Dio del cielo e della terra, e quindi di tutti i popoli, la donna chiede loro che si impegnino con giuramento nei suoi confronti: “Ora giuratemi per il Signore che, come io ho usato benevolenza con voi, così anche voi userete benevolenza con la casa di mio padre“. I giovani giurano sulla loro vita che avrebbero fatto di tutto per risparmiare dalla morte Raab e tutti i suoi familiari, ma ad un patto che lei non riveli a nessuno questo loro accordo.

            Con grande prudenza Raab raccomanda ai due giovani di salire verso la montagna ed aspettare tre giorni, il tempo che gli inseguitori fossero rientrati in città, in modo da non imbattersi in loro. I giovani quindi le consegnano una cordicella di filo scarlatto, da legare alla finestra della sua casa, in modo che quando il Signore avesse dato loro il possesso della città, loro avrebbero potuto riconoscere la casa e risparmiare tutti quelli che si trovavano dentro. Quindi ripetono le condizioni da rispettare: non parlare con nessuno di questo loro patto e assicurarsi che tutti i suoi familiari si trovassero dentro la casa. In caso contrario non erano responsabili della loro vita. A questo punto Raab, protetta dal buio della notte, poiché la sua casa era situata sopra le mura della città, fa calare con una corda i due giovani lungo le mura, mentre li congeda ricordando loro la promessa: ” Sia come voi dite“. I due giovani si ritirano verso la montagna, quindi, al terzo giorno, riprendono la via del Giordano e si presentano a Giosuè, raccontando tutto quello che era loro accaduto. Giosuè si sentì rassicurato quando i giovani dissero con convinzione: “Il Signore ha consegnato nelle nostre mani tutta la terra e davanti a noi tremano già tutti gli abitanti della regione“.

            Così infatti avvenne. Gerico fu conquistata con l’intervento potente del Signore. I due giovani mantengono la loro promessa: Raab e tutti i membri della sua famiglia furono fatti uscire dalla casa e risparmiati, insieme con tutto quello che apparteneva a loro. Raab così si inserisce nel popolo di Israele,  perché aveva nascosto gli esploratori che Giosuè aveva inviato a Gerico. La storia di Raab non finisce qui. La lettera agli Ebrei ce la presenta come una eroina della fede: “Per fede, Raab, la prostituta, non perì con gli increduli, perché aveva accolto con benevolenza gli esploratori“. La lettera di Giacomo la esalta come modello di fede tradotta in opere: “Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un’altra strada?“. Nonostante fosse una straniera e una prostituta, Raab viene esaltata come esempio da imitare, grazie alla misericordia di Dio che ha cambiato la sua vita e l’ha inserita a pieno titolo nel suo popolo, tanto da comparire nella genealogia degli antenati del Messia: “Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse…”. É proprio vero che i pubblicani e le prostitute ci precedono nel Regno di Dio!

            Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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