Nicodemo dalle tenebre alla luce

Gv 3, 1-21; 7, 50-53; 19, 39-41

Il Vangelo di Giovanni ce lo presenta come fariseo e capo dei Giudei, ed in un secondo momento come uno dei membri del Sinedrio, il supremo consiglio dei Giudei. Si tratta quindi di un uomo di una certa importanza, anche se il suo nome non suona come nome ebreo. Nicodemo infatti è un nome greco, che significa “vincitore di popoli”. Noi lo incontriamo per la prima volta, quando egli si reca a trovare Gesù di notte, perché forse non desidera essere visto in compagnia di Gesù, il cui nome già cominciava ad essere segnalato come indesiderabile dai capi del popolo. Il fatto che viene da Gesù rivela un suo interesse positivo verso di Lui ed il desiderio di conoscerlo meglio. Lo dichiara apertamente fin dal principio. “Maestro, sappiamo che sei un uomo venuto da Dio, perché nessuno potrebbe compiere i segni che tu compi se Dio non fosse con lui”. Una dichiarazione di ammirazione e stima, che viene da un uomo retto, che non vuole dare ascolto ai pregiudizi o a scelte di parte, ma che osserva i fatti, ci riflette sopra, e si lascia interrogare e guidare da essi. Non è il solo a pensarla così. Altri suoi amici condividono questo suo modo di sentire nei confronti di Gesù, e sono suoi sinceri ammiratori.

Poco tempo prima, infatti, durante la Pasqua, – la prima da quando aveva iniziato ad annunciare la buona novella del Regno – Gesù non soltanto aveva predicato suscitando un consenso straordinario del popolo, ma aveva compiuto tanti segni e prodigi, che lo rivelavano come un uomo di Dio. Nicodemo percepisce questo rapporto intimo di Gesù con Dio, per questo lo cerca e chiede di incontrarlo. Ed a quest’uomo Gesù rivela uno dei più affascinanti misteri, e cioè l’esigenza di nascere di nuovo per accogliere il Regno di Dio. Il discorso si rivela parecchio intrigante, e Nicodemo si trova spiazzato dal modo di esprimersi di Gesù. Camminano su due diverse lunghezze d’onda, per cui all’inizio c’è grande incomprensione. Gesù parla a livello spirituale, Nicodemo intende a livello naturale. Per Gesù “nascere dall’alto” o “nascere per mezzo dell’acqua e dello Spirito” significa diventare nuove creature che sono generate da Dio. Per Nicodemo invece significa “entrare di nuovo nel grembo della propria madre e rinascere”, cosa evidentemente impossibile. Gesù cerca di metterlo sulla giusta strada prospettandogli la possibilità di una doppia modalità di nascita. Per questo suggerisce a Nicodemo: “Quello che nasce dalla carne è carne e quello che nasce dallo Spirito è spirito”.

Tuttavia questo cercatore sincero della verità non si arrende, e vuole capirci di più. “Come può accadere questo”, replica a Gesù. E Gesù lo lascia con una risposta misteriosa, come a lasciargli un segno che egli è invitato a scoprire e saper leggere correttamente: “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Come maestro della legge, Nicodemo dovrebbe essere capace di scoprire il senso di tutto questo, perché Gesù lo rimanda ad un appuntamento decisivo quando finalmente gli occhi di Nicodemo si apriranno totalmente e riconosceranno il Figlio dell’uomo quando Egli sarà innalzato, ed allora crederà pienamente in lui. Il colloquio notturno con Gesù sembra essere lasciato in sospeso, ma le parole che Nicodemo ha ascoltato quella notte vanno maturando dentro di lui. Egli continua a seguire Gesù di nascosto, senza suscitare sospetti dal parte dei suoi amici del sinedrio, ma la sua convinzione che Gesù è un uomo che viene da Dio va crescendo e si va facendo sempre più forte e sicura. Giunge infine il momento in cui egli prende apertamente parte a favore di Gesù, senza avere più paura di nascondersi.

E questo avviene quando si rende conto che i suoi colleghi, nemici di Gesù, agiscono in maniera illegale, pur di poter fare condannare Gesù. Le parole che aveva ascoltato da Gesù tornano a farsi vive. Nicodemo vede che i membri del sinedrio “agiscono nelle tenebre e non vengono alla luce, perché le loro opere sono malvagie”. Al contrario di quello che succede a lui che segue “la verità e viene verso la luce”. Quando si rende conto che tramano di notte per condannare Gesù a tutti i costi, egli interviene, dicendo: ” La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”. A questo punto, indispettiti, gli rispondono con sarcasmo: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». Nello stesso tempo però i loro piani vengono per il momento bloccati. Infatti il vangelo conclude, dicendo: “E ciascuno tornò a casa sua”. Ma anche se sospesi, i piani da loro architettati contro Gesù giungono a compimento. Come sappiamo Gesù viene preso, subisce il primo interrogatorio da farsa nel sinedrio, quindi viene portato da Pilato, che suo malgrado si lascia convincere a condannarlo alla morte di croce.

Al Calvario, dove Gesù viene innalzato sulla croce, Nicodemo non si nasconde più. Lo troviamo accanto a Maria, la Madre di Gesù, le altre donne che erano con lei, il discepolo Giovanni e Giuseppe D’Arimatea, un amico e discepolo nascosto di Gesù, che ora esce allo scoperto anche lui e chiede a Pilato il permesso di poter seppellire Gesù. Forse è un amico di Nicodemo, perché li vediamo agire di comune accordo. Nicodemo è lì, alla vista di tutti, come uno degli amici di Gesù. Egli porta “circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe” ed insieme con Giuseppe prendono il corpo di Gesù, lo avvolgono con teli insieme ad aromi e lo portano in un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. In Gesù innalzato sulla croce, Nicodemo ha riconosciuto il volto del Figlio dell’uomo ed ha creduto fermamente in Lui. Il Vangelo non ci da altre notizie su di lui. Ma la tradizione ci racconta che egli sarebbe stato battezzato dagli Apostoli Pietro e Giovanni e per questo maltrattato e scacciato con rabbia dai Giudei, che lo avrebbero ucciso se non fosse intervenuto Gamaliele, suo parente, il quale lo accolse nel suo possedimento di Kêfaz-Gamla, dove dopo un certo tempo morì e lì fu sepolto.
Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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