Natanaele, l’israelita sotto il fico

 L’incontro di Andrea e dell’altro discepolo di Giovanni con Gesù, provocato dal fatto che il loro maestro lo aveva indicato come l’Agnello di Dio, provoca un effetto così profondo nel cuore dei due discepoli che lo hanno mantenuto talmente impresso nella loro memoria, da ricordare ancora l’ora di quell’evento sconvolgente. Non solo, ma hanno sentito subito l’esigenza di condividere con le persone a loro più intime quella straordinaria esperienza . Si innesta così una reazione a catena travolgente. Andrea incontra per primo suo fratello Pietro e gli comunica la sua scoperta: “Abbiamo trovato il Messia” e lo porta da Gesù senza perdere tempo. Filippo ha la fortuna di incontrare Gesù che intanto era venuto nella Galilea e si sente dire a bruciapelo: “Seguimi”. Anche per Filippo è una esperienza folgorante ed anche lui sente l’urgenza di comunicarla a qualcuno. Così va a trovare il suo amico fidato Natanaele e gli racconta la stupefacente notizia: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret“. La notiza che l’amico gli confida tutto eccitato sembra lasciare piuttosto freddo Natanaele che gli risponde in maniera sprezzante: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?”.

            Nonostante questa risposta dettata dai secolari pregiudizi paesani, Natanaele si lascia lascia convincere dall’amico che insiste dicendogli semplicemente: “Vieni e vedi”. Così si incamminano per andare incontro a Gesù che si dirigeva verso di loro e che rivolgendosi a Natanaele dice: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità!”. Questa espressione così lusinghiera detta da Gesù colpisce Natanaele, che non se l’aspettava. Gesù ha letto il cuore di questo giovane ed ha rivelato la sua realtà interiore. Lo ha definito un uomo retto e sincero che è alla ricerca della verità e per questa verità è pronto a mettere da parte i suoi pregiudizi per lasciarsi condurre da essa. Ecco perchè era venuto incontro a Gesù: voleva farsene una idea personale, voleva poterlo conoscere direttamente e non solo per sentito dire. Rimane stupito quindi dal fatto che Gesù, che lui sta incontrando per la prima volta, mostra di conoscerlo così profondamente. Per cui non può trattenersi dal chiedergli: “Da dove mi conosci?”. Egli si chiede da quale possibile fonte Gesù abbia potuto attingere questa retta conoscenza della sua persona. La risposta di Gesù, se da un lato può sembrare semplice, dall’altro lato sembra alludere a qualcosa di molto diverso dalle parole pronunciate.

            Gesù infatti gli risponde: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi“. Tutto qui. Niente di strano e soprattutto niente di trascendentale in questa risposta. Eppure la reazione di Natanaele è davvero esorbitante, e non può essere giustificata da semplice fatto che Gesù lo aveva visto già prima sotto il fico senza che lui se ne fosse accorto. Pieno di stupore infatti esclama: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!“. Ci potremmo legittimamente chiedere che rapporto c’è tra la risposta di Gesù e la professione profonda di fede che Natanaele, vero israelita, proclama con convinzione. E questo ci porta a rileggere in altra chiave tutto l’episodio, a partire dalla notizia che Gesù viene da Nazaret ed è, secondo l’ingenua convinzione di Filippo e degli altri che lo hanno già incontrato, “colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i Profeti“. Per presentare Gesù in questo modo, Filippo doveva ben sapere che Natanaele era un conoscitore ed un sincero studioso della Torah e dei Profeti. L’albero di fico è nominato molto di frequente nelle sacre scritture ed è un albero che dà frutti dolci e buoni, come dolce al palato è la parola di Dio per un pio israelita.

                  Il fico è un albero all’ombra del quale ci si può riposare, mentre si legge e si medita la parola di Dio. Quindi l’immagine del sedere sotto il fico può ribadire in modo diverso il fatto che Natanaele è uno che cerca con cuore sincero la verità annunciata nella Legge e nei Profeti. Per di più la città di provenienza di Gesù fa ricordare a Natanaele, che la radice del nome deriva da “netzer”, che significa “germoglio” e nel profeta Zaccaria il futuro Messia è annunziato al Sommo Sacerdote Giosuè proprio con questo nome: ” Ecco, io manderò il mio servo Germoglio… e rimuoverò in un solo giorno l’iniquità da questo paese. In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e sotto il suo fico” (Zac 3, 8-10 passim). Manco a farlo apposta Filippo ha invitato Natanaele a venire da Gesù proprio mentre egli era seduto sotto il fico. É un flash, una intuizione improvvisa che diventa per Natanaele la verità che egli andava cercando con tutto il suo essere e che finalmente si manifesta davanti ai suoi occhi. Questo Gesù di Nazaret, che gli viene indicato come “il figlio di Giuseppe”, è proprio colui che è stato annunziato, il Messia, il Cristo, e che Natanaele riconosce come il Figlio di Dio.

            Adesso è Gesù che abbassa il tono del discorso, e quasi sorridendo osserva: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi?” E aggiunge: “Vedrai cose più grandi di queste!“. Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo“. Certamente da quel momento in avanti Natanaele entra a far parte dei discepoli di Gesù. La tradizione più accreditata tende ad identificarlo con Bartolomeo, che significa “figlio di Tolmai”, come probabilmente veniva chiamato a Cana di Galilea. Negli elenchi degli apostoli che troviamo nei Vangeli sinottici il suo nome segue sempre quello di Filippo. Giovanni ce lo fa conoscere come Natanaele, che significa “dono di Dio”. Ed è ancora nell Vangelo di Giovanni che ritroviamo un gruppo di discepoli del Signore sulle rive del lago di Genezaret, dove apparirà Gesù che prepara la brace per arrostire i pesci da mangiare con i discepoli. “Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli“. Quelli indicati per nome sono tutti tra i Dodici, e quindi anche Natanaele.

            Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

 

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