Essere discepolo di Gesù non significa essere un suo fan, un suo simpatizzante; molti sono simpatizzanti di Gesù, e molti di essi non sono neppure “credenti”: molti sono simpatizzanti ma non sono discepoli. Vediamo di capire la differenza.
Molti sono affascinati dalla sua figura, sono toccati dalle sue parole, condividono i suoi insegnamenti. E come potrebbe essere altrimenti? Gesù rappresenta per molti versi l’uomo ideale, saggio, buono, comprensivo verso i peccatori e contestatore dell’ordine costituito. Davvero una persona simpatica. Ovviamente questi simpatizzanti, per lo più non hanno mai letto il Vangelo, e tantomeno la Bibbia; conoscono solo gli episodi e le parole più famose dei suoi discorsi e certamente niente delle esigenze del discepolato. Nulla di nuovo.
Anche ai suoi tempi molti lo seguivano solo perché erano curiosi, e volevano toccarlo o semplicemente ascoltarlo ma non erano disposti ad impegnarsi a fare ciò che egli chiedeva.
Ci sono tanti simpatizzanti di Gesù, ma forse di discepoli ce ne sono davvero pochi!
Ora, cosa vuol dire essere discepoli di Gesù?
Nella tradizione giudaica essere discepolo di un Rabbi significava lasciare davvero tutto per seguirlo. L’obbedienza del discepolo era il fondamento: una decisione del Rabbi aveva priorità anche sulla famiglia, sul lavoro e su tutto. Quindi se un Rabbi diceva ai suoi discepoli: “Andiamo a Cana” nessuno poteva ribattere: “Mi spiace non posso venire con te perché domani devo andare a pescare!”; nessuno osava contraddire il Rabbi.
Coloro che si erano impegnati sul serio camminavano a fianco del Rabbi ed egli usava condividere con loro gli insegnamenti e le esperienze più intime e profonde, cosa che normalmente non faceva con gli altri.
Ora, essere discepolo di Gesù non significa stargli dietro, perché non siamo capaci di seguirlo; non significa stargli davanti, anche se è una azione che si fa più spesso di quello che sembra: noi pretendiamo di prendere tutte le decisioni, di scegliere le strategie pastorali, di essere giudici imparziali, di decidere quello che è giusto e quello che è sbagliato, e così via!
Essere discepoli comporta il privilegio di stare al suo fianco per ascoltarlo, per sostenerci quando vacilliamo, per guardarlo negli occhi ed essere guardati quando siamo tristi e abbiamo bisogno di conforto.
Gesù anche oggi, a noi, chiede di seguirlo, non come simpatizzanti ma come suoi discepoli. Questo comporta certe condizioni che lo stesso Gesù richiede come imprescindibili:
1. Dare a Gesù la priorità su tutto e tutti (Lc 14,24-26)
Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:
“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
2. Rinnegare se stessi (Mt 16,24)
3. Prendere su di sé la propria croce (Mt 16,24)
4. Seguirlo (Mt 16,24)
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
5. Amarsi gli uni gli altri (Gv 13,35)
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.
6. Dimorare nella sua Parola (Gv 8,31)
Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;
7. Rinunciare a tutti i propri averi (Lc 14,33)
Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Sembra davvero impossibile e lo è senza l’aiuto dello Spirito Santo e l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio. Forse per questo siamo portati ad un cristianesimo tiepido e privo di quella confidenza con il nostro Signore. Una fede tiepida per una vita tiepida.
Esistono ogni giorno molte occasioni per dare testimonianza della nostra fede, ma è probabile che la maggior parte di noi dirà:
“No, mi spiace, non posso venire, domani devo andare a pescare!”.
Saverio