L’evangelista Marco

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Seguendo la narrazione del Vangelo di Marco, dopo che Gesù fu arrestato nell’orto degli Ulivi, mentre veniva condotto da Caifa, un giovinetto cominciò a seguire con curioso interesse questo drappello di soldati. Era avvolto da un lenzuolo, particolare che ci dice che era già a letto, ma che era stato svegliato da quell’insolito vocio notturno dei soldati, i quali, non appena lo videro, si misero ad inseguire il ragazzo che, lasciato il lenzuolo, se ne scappò via nudo. Un particolare insignificante nel contesto della narrazione, se non fosse per il fatto che Marco volle lasciare qui un segno della sua presenza in quella notte.
Chi poteva conoscere questo particolare se non la persona interessata? E la cosa è molto verosimile, perchè la sua casa era messa a disposizione di Gesù, con l’annesso giardino degli ulivi, quando veniva a Gerusalemme. Ed è proprio nella grande sala del piano superiore che era stata preparata l’Ultima Cena di Gesù.
Marco ha dunque conosciuto Gesù, anche se, essendo un ragazzo, non ha potuto essere uno dei suoi discepoli, ma è vissuto insieme con i discepoli che si riunivano nella sua casa, che Maria, sua madre, una facoltosa vedova di Gerusalemme, aveva messo a disposizione dei discepoli, a partire dalla Passione fino alla Pentecoste, e che era diventata la casa dove si riuniva la comunità cristiana di Gerusalemme.
Come molti altri, Marco aveva due nomi, uno quello originario ebreo, che era Giovanni, e l’altro per il mondo greco-romano, che era Marco. In alcuni testi lo toviamo nominato con entrambi i nomi: Giovanni Marco. Vissuto quindi in mezzo agli apostoli, aveva cominciato a conoscere le vicende di Gesù, ascoltandole soprattutto da Pietro, che frequentava la sua casa e dal quale ricevette il battesimo. Motivo per cui Pietro nelle sue lettere si riferisce a lui, chiamandolo “Marco, figlio mio”.

Marco era cugino di Barnaba, un levita benestante che si era fatto cristiano e che si era subito distinto in mezzo alla comunità dei discepoli, svolgendo il compito di annunciare il Vangelo e di sostenere le nuove comunità che si andavano formando fuori di Gerusaleme e della Giudea. Quando Marco diventò un giovane adulto, il cugino lo volle come compagno della missione in Asia che stava per intraprendere insieme con Paolo. Ma dopo un primo periodo di evangelizzazione, il giovane non si sentì più in grado di affrontare i pericoli e le serie minacce che la missione comportava e così se ne tornò indietro, lasciando soli Barnaba e Saulo, i quali continuarono con grande successo l’annunzio del Vangelo, anche se in mezzo a grandissime difficoltà.
Quando dopo un paio d’anni circa, Paolo volle riprendere il suo viaggio, Barnaba voleva portare di nuovo con se Giovanni Marco, ritenendo che aveva avuto il tempo diventare maturo nella sua fede e che non si sarebbe tirato più indietro. Ma Paolo non volle sentire ragioni, e le strade dei due apostoli si divisero. Paolo andò avanti con Sila in Asia Minore, mentre Barnaba scese con Marco a Cipro ed evangelizzarono l’isola. Il dissidio con Paolo si compose dopo alcuni anni, anche perchè Marco godeva della fiducia degli altri apostoli, e soprattutto di Pietro, ed anche perchè Paolo si rese conto che realmente Marco era diventato un discepolo capace e coraggioso e cominciò anche lui a volerlo come collaboratore. Infatti lo troviamo in compagnia di Paolo a Roma, quando scrive ai Colossesi: “
Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Bàrnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni – se verrà da voi, fategli buona accoglienza – e Gesù, chiamato Giusto. Di coloro che vengono dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di conforto”.

Ma già Marco aveva acquistato una buona esperienza seguendo Pietro e collaborando nel suo ministero, tanto che nella sua prima lettera ai cristiani dell’Asia Pietro manda anche i saluti a nome di Marco.
In seguito pare che sia rientrato in oriente prima che scoppiasse la tremenda persecuzione di Nerone. Ma più tardi, verso l’anno 66, Paolo, scrivendo a Timoteo e invitandolo con una certa premura ad andare a Roma da lui, gli chiede di prendere con se Marco e di condurlo con lui “perchè mi è utile per il ministero” (2Tim 4,11).
La presenza di Marco a Roma è testimoniata dalla Basilica di San Marco, che, secondo una tradizione, venne costruita sul luogo dove sorgeva la casa dove viveva Marco nel suo soggiorno a Roma. Lì Marco comincia ad ordinare gli appunti della predicazione che aveva ascoltato da Pietro e che tante volte anche lui aveva proclamato, e così comincia a scrivere il suo Vangelo, tenendo anzitutto conto della comunità cristiana di Roma. Ne viene fuori uno scritto veloce, immediato e molto vivace, di carattere popolare, che cominciò a diffondersi in mezzo ai cristiani. Secondo la tradizione, Marco è stato inviato da Pietro nell’Italia del Nord per annunciare il Vangelo a quei popoli e, fermandosi per qualche tempo ad Aquileia, convertì tra gli altri un certo Ermagora, che poi stabilì come vescovo di quella città. In seguito avrebbe continuato il suo cammino spingendosi più a nord. Rientrato a Roma, viene mandato dall’apostolo ad evangelizzare l’Egitto, dove formò una fiorente comunità ad Alessandria, di cui divenne il primo vescovo. Lo storico Eusebio sostiene che Marco subì il martirio vicino ad Alessandria. Lì venne torturato, legato con funi e trascinato per sentieri rocciosi e pieni di asperità, divenendo tutto una ferita sanguinante, fino a quando non morì un 25 aprile verso l’anno 72, secondo gli “Atti di Marco”, all’età di 57 anni. I cristiani recuperarono in maniera fortunosa il corpo che venne poi sepolto in una grotta.

Nella simbologia degli evangelisti, Marco è raffigurato come Leone, secondo san Girolamo, perché il suo Vangelo inizia col presentarci Giovanni il Battista, la cui voce nel deserto è come il ruggito di un leone.

Padre Pino Licciardi

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Padre Pino
Padre Pino
Don Giuseppe Licciardi, sacerdote della diocesi di Monreale innamorato di Cristo e della sua Parola.

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