Ti sei mai chiesto come nascono le relazioni amorose? La tua, come è nata? Dove vi siete incontrati? Una festa tra amici? A scuola, nel posto di lavoro? In un gruppo, per strada o semplicemente in un locale dove siete andati a bere una cosa il sabato sera?
Il luogo conta poco, l’occasione però era necessaria.
L’inizio delle relazioni amorose
Un primo approccio ed ecco che l’atteggiamento di entrambi si modifica: l’uomo si atteggia a conquistatore tutto sicuro di sé, modifica il tono di voce e gonfia il petto; la ragazza si aggiusta una ciocca di capelli sul viso, sorride all’amica “ma questo che vuole” le sussurra, ma l’attenzione che riceve le piace.
Poi l’incontro si può evolvere in molti modi:c’è chi si innamora subito e chi invece sta al gioco ma senza essere troppo convinta. La frequentazione continua, gli incontri si susseguono, le avance diventano più chiare e insistenti fino ad arrivare ad una relazione fisica che può proseguire fino a diventare stabile oppure rimanere solo un passatempo momentaneo. Quando continua, ci si dichiara “fidanzati”, e qualche tempo dopo ecco che arriva al matrimonio (o convivenza se è una scelta di entrambi o la situazione legale non permette di sposarsi).
Questa è la tipica parabola dell’inizio delle relazioni. Da principio si è guidati e indirizzati dalle regole dell’attrazione ma poi entrano in gioco altri fattori e a volte la domanda: “siamo sicuri di avere fatto la scelta giusta?“
Perché le persone tendono ad avere una relazione?
Secondo la prospettiva evoluzionistica che regola i nostri bisogni fondamentali, alla base dell’unione tra un maschio ed una femmina vi è la procreazione dei figli. Si chiama “istinto di sopravvivenza” (eterna): noi moriremo, ma i nostri geni continueranno a vivere nella nostra prole! Ecco perché ci accoppiamo!
La maggior parte delle persone, probabilmente, pensa invece che alla base di ogni relazione tra maschio e femmina vi sia l’amore. Ti sposeresti con una persona che non ami? Giammai! Risponderebbero quasi tutti.
La storia insegna tutt’altro. L’idea che alla base del matrimonio ci debba essere l’amore è una convinzione piuttosto recente, mentre i matrimoni sono esistiti praticamente da sempre nella storia dell’umanità. Nel corso della storia e nelle diverse culture, il matrimonio ha svolto una varietà di funzioni completamente indifferenti al fatto che i partner si amassero o meno: ragioni politiche ed economiche, cementare accordi tra clan, mantenere l’eredità nel gruppo familiare, ripianare debiti, rafforzare legami e accordi tra regnanti… e intrecci di questo genere. E l’amore?
Gli antichi greci e romani si sposavano ma consideravano l’amore una forma di pazzia. Nel Medioevo le persone ritenevano l’amore un passatempo riservato ai Cavalieri e alle Dame delle Corti, ma al di fuori delle relazioni matrimoniali di ciascuno.
Fu soltanto nel XVII secolo che in Occidente si cominciò a considerare la possibilità che l’amore fosse una ragione per sposarsi e da lì, pian piano, l’idea si è sviluppata fino ai giorni nostri con le conseguenze di cui adesso sembriamo così sicuri.
Ma è davvero l’amore il motivo che ci induce a scegliere chi sposare?
Prima di rispondere, chiediamoci come mai allora ci sono tantissime separazioni e divorzi, tradimenti e doppia vita che le persone conducono all’insaputa del proprio partner.
Cosa è l’amore? Una domanda piuttosto equivoca!
Abbiamo chiaro cosa sia effettivamente l’amore e cosa di conseguenza significa amare? Non ne sarei così sicuro. Se hai scelto una persona perché “ti piace”, ciò non vuol dire affatto che la ami: l’interesse in questo caso è tutto incentrato su te stesso, esattamente il contrario di ciò che dovrebbe essere l’amore. Amare prevede mettere l’altro al centro, l’altro al quale dono me stesso. Amare si esprime con una frase tipo “Io sono tua” e non con “tu sei mio!”. Cosa che genera pretese, condizioni, gelosie…
Si capisce che si è abbastanza confusi quando si parla dell’amore. Ma come potrebbe essere diversamente se la nostra stessa lingua, come d’altronde anche quella inglese, usa la stessa parola per descrivere le forme più profonde di intimità e le forme più superficiali di soddisfazione: “amo mia moglie” ma anche il gatto o il cinema o addirittura “adoro” la salsa yougurt!
L’amore è uno ma ci sono modi diversi di amare
Benché la natura dell’amore sia la stessa, esistono tipi di amore e modi di amare.
All’inizio di una relazione si vive uno stato tutto particolare che mette l’innamorato al centro dell’interesse e rende assolutamente ciechi davanti a qualsiasi realtà. Provate a fare ragionare due ragazzi innamorati: impossibile! Questo tipo di “amore passionale” è caratterizzato da emozioni intense, intimità e ardente attrazione sessuale. Ed è sempre pronto a ripresentarsi ad ogni nuova esperienza del genere (a prescindere se intanto stiamo vivendo un’altra relazione). Ma questa fase dura solo un tempo limitato e così come velocemente si è sviluppato, altrettanto velocemente decade. A questo punto diventa determinante quanto nel frattempo si è sviluppato il cosiddetto “amore solidale”, quello dove contano l’affetto, la fiducia, l’attenzione e il benessere del partner. La relazione sentimentale ideale prevede entrambi i tipi di amore, tenendo conto che la velocità, la traiettoria e la durata delle due esperienze sono notevolmente diverse:
l’amore appassionato ha un esordio rapido, raggiunge velocemente la sua acne e comincia a diminuire nel giro di alcuni mesi; l’amore solidale impiega del tempo per prendere il via, cresce lentamente e potrebbe non finire mai.
Quando ci si sposa guidati da un amore appassionato, può darsi che si scelga un partner con il quale non sarà poi facile sviluppare un amore solidale e poiché l’amore che proviamo nella fase iniziale di una relazione non è lo stesso amore che proviamo più tardi.
Cosa succede quando finiscono le relazioni amorose?
Gli scenari sono davvero tanti. Molte coppie si consolidano, nascono i figli, si diventa famiglia, l’amore diventa più calmo e maturo e si va avanti tra alti e bassi fino a quando si spengono del tutto gli ardori ma si rimane nella dimensione dell’affetto, della complicità, dello stare bene insieme, del rispetto reciproco.
Altre volte dopo i primi entusiasmi la vita di coppia appare meno rosea di quello che sembrava, e tutto quello che ci piaceva nel partner non suscita più le emozioni di prima. Alcune relazioni appaiono disastrate e mantenute solo per apparenza e tuttavia non tutte si rompono. Come mai?
Dipenderebbe da molteplici fattori che non dipendono da amore, felicità e soddisfazione dei partner. Il criterio principale sarebbe lo “scambio sociale” secondo cui le persone possono rimanere all’interno di una coppia o separarsi in relazione ai cosiddetti rapporti tra costi e benefici. Così, se una relazione fornisce un livello accettabile di benefici a un costo ragionevole verrebbe probabilmente mantenuta indipendentemente da altri fattori. Lo stesso se si è investito tanto in risorse come tempo, denaro o affetto. Questo spiega come è più probabile porre fine a un matrimonio contratto da poco tempo piuttosto che a uno di più lunga data.
Un altro fattore importante che entra in gioco è la realtà sociale in cui si vive. Quanto è aperta all’ipotesi della separazione, se offre altre opportunità per chi si separa, se si è abbastanza giovani, interessanti e motivati per ricominciare una relazione nuova… Ebbene in questo caso si è più propensi a rompere la relazione, al contrario, se non si intravedono altre alternative più appaganti, allora si rimane ancorati a quello che abbiamo anche se non appare del tutto soddisfacente.
Per cui vediamo coppie rimanere insieme, anche senza amore ed a costi notevoli, perché non hanno la forza o il coraggio per riprendersi la propria vita e al massimo si accontentano di sfoghi occasionali con partner del momento senza alcuna prospettiva di intessere relazioni stabili e durature. Piccole brocche d’acqua in un deserto privo di emozioni, che in realtà finiscono per offrire un ristoro momentaneo e alla fine lasciano più assetati di prima.
Saverio Schirò