L’incontro tra Gesù e l’adultera rappresenta molto di più di un racconto di disputa, miseria e misericordia. L’episodio interrompe clamorosamente la tradizione tutta maschilista che percorre la storia Sacra e sfortunatamente si ripropone già da san Paolo e dalla chiesa nascente che sostituisce la pena cruenta della lapidazione con quella incruenta ma altrettanto crudele della espulsione dalla Comunità.
Ancora fino ai giorni nostri questa condanna si abbatte in larghi strati delle religioni cristiane e l’esclusione dai sacramenti per i divorziati risposati, considerati adulteri, ne è l’esempio più doloroso.

Una donna trovata in flagrante adulterio viene condotta a Gesù per la ratifica della condanna alla lapidazione: secondo la Legge di Mosè.
Per prima cosa andiamo a capire questa legge.
L’adulterio nella Sacra Scrittura, ricalca una idea molto comune ai popoli del vicino Oriente che sfortunatamente ancora oggi permane valido in molte culture: la donna è considerata come cosa dell’uomo. Come un animale o un oggetto, la si può possedere, dopo averla comprata dalla sua famiglia.
Per questo andare con una donna sposata significava violare questa appartenenza con una colpa punibile con la morte per lapidazione. Attenzione, la fedeltà pretesa dalla moglie non è legata al vincolo d’amore (perché non è l’amore la ragione del matrimonio) ma solo al diritto di appartenenza.
Ecco perché l’adulterio precisamente riguarda solo la donna, tant’è che per l’uomo andare a prostitute non contemplava alcuna condanna, così come avere relazioni con concubine o schiave. L’uomo diventa punibile solo se concupisce una donna sposata ed ebrea: in questo caso, entrambi devono essere lapidati secondo la Legge mosaica. Ma solo se la donna è al di sotto dei tredici anni, altimenti, secondo la legge mosaica, va strangolata. Questa notazione ci dice che l’adultera del Vangelo è appena una bambina sotto i tredici anni!
educare all'amoreVa fatta un’altra sottolineatura: noi oggi proiettiamo la componente sessuale nell’adulterio come coinvolgimento emotivo perché normalmente esprimiamo col sesso quello che proviamo a livello sentimentale. Così, un tradimento viene a ferire il partner nei sentimenti oltre che nell’onore. Nell’antichità non funzionava alla stessa maniera. Il sesso, come il matrimonio, è slegato completamente dai sentimenti. Principalmente è lo strumento per la procreazione e subito dopo il sollazzo per il maschio. Si capisce in questo modo, la facilità con cui Sara, la moglie di Abramo, concede al marito due schiave per il talamo e una di esse egli dovrà fecondarla per avere un figlio. Ancora più sconcertante che Abramo conceda sessualmente la moglie al Faraone di Egitto, nascondendogli di esserne il marito (per evitare di rischiare la pelle semmai quello per evitare la condanna come adultero avesse pensato di sopprimerlo).
Il Faraone consuma, poi scopre l’inganno, e immediatamente restituisce la donna al legittimo proprietario. Abramo l’accoglie senza alcun problema: per noi sarebbe stato scandalosamente impensabile.

La Sacra Scrittura è piena di eroine e altre donne che commerciano il sesso per scopi politici, di convenienza, per rafforzare legami tra Clan… senza mai parlare di amore e con l’approvazione di chi scriveva la Bibbia!
Alla luce di queste considerazioni si capisce che è assurdo pensare di sopprimere una persona umana solo per avere fatto sesso, pur essendo sposata!
L’episodio del Vangelo si inquadra decisamente in questa ottica di logica e buon senso umano. Certo l’adulterio non si fa! La fedeltà deve essere una esigenza della coppia, ma la pena deve essere commisurata alla colpa. Se poi tutti fanno il medesimo peccato, be’ allora, anche il suo impatto morale si riduce necessariamente.

Nel caso specifico, il contesto è la Festa delle Capanne che si celebrava a Gerusalemme tutti gli anni e portava nella città santa migliaia di pellegrini. Durava sette giorni. Chi aveva una casa, dormiva sul tetto per ricordare il tempo trascorso nel deserto, ma i più dormivano fuori le mura in grandi accampamenti comuni. Ora, non c’erano luci ad illuminare la notte e tante volte gli uomini rientravano nottetempo, magari dopo avere bevuto un po’: valla a trovare la tua tenda! Per cui non era infrequente che un po’ per sbaglio, un po’ di proposito, si entrava nella tenda di qualche altro e lì si consumava “con chi si trovava”.
La povera disgraziata che hanno condotto a Gesù altri non era che la vittima designata (col marito complice dei carnefici) per screditare il Maestro. Quando questi invita a scagliare la prima pietra a colui che non avesse peccato, a quale peccato si riferiva? Esattamente a questo: avere approfittato sessualmente della situazione nella quale si era trovata la donna. Chissà quante volte anche loro si erano imbucati in tende altrui e avevano consumato con donne sposate? Sono tutti maschi questi accusatori. E infatti se ne vanno via dai più anziani ai più giovani.

Saverio Schirò

6 COMMENTI

  1. Marcello Craveri, nel suo libro ” La vita di Gesù” dichiara che tutto il racconto evangelico della lapidazione non possa essere considerato veritiero, per il semplice fatto che ai tempi di Gesù in Giudea e nelle altre regioni limitrofe tale castigo era stato soppresso.

    • Caro Luigino, ti ringrazio per la precisazione, benché sia di relativa importanza dal momento che è acclarato che il Vangelo non riporta una cronologia storicamente fedele ai fatti, quanto una ricostruzione teologica della predicazione di Gesù.
      Nella fattispecie, della lapidazione, posso solo riportare che questa era una pena prevista dalla Misna ebraica. Se fosse praticata ufficialmente è irrilevante dal momento che secondo le indicazioni del Vangelo, gli ebrei non avevano il diritto di mettere a morte nessuno al tempo del dominio romano. Se storicamente vero, l’episodio sarebbe un tentativo di linciaggio o esecuzione sommaria come quella riferita a Stefano riportata dagli Atti degli apostoli e la lapidazione di Giacomo il minore riportato da Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche.
      Dalla prospettiva di Craveri sarebbero tutte inattendibili. Ne dubito.

  2. Il tema dell’adultera che Giovanni propone di svolgere, ponendo anche la questione di Gesù che scrive per terra, è un mistero che è sempre stato inteso in modo personale: un adulterio di una donna fedigrafa da un lato, e di una sorta di tergiversare del Maestro, uno dei tanti modi per svincolarsi, quasi infastidito, dalla questione che, se non altro, è riuscito a risolvere per il meglio. Gesù che scrive, potrebbe essere uno dei tanti che scarabocchia su qualcosa costretto ad assistere in una noiosa conferenza, per esempio. In quanto alla donna, Giovanni apostolo è come se ponesse un dilemma nel tentare (ma non ci è riuscito!) di fa diventare l’adultera un grave problema dell’umanità, intesa come sinonimo di chi adultera, falsifica, gusta, corrompe le cose di Dio, … «voi rapaci per oro e per argento avolterate» (Dante). In senso figurato, … «li prelati che vanno drieto all’avarizia, adulterano, perocché lassano la fede data a Cristo, e vanno dirieto al fiorino, che è esca del dimonio» (Buti). E il passo è breve per adulterare la terra su cui si vive, proprio là dove Gesù vi segnava col dito nella tentata lapidazione evangelica. Come giudicare allora ogni opera terrena, che l’uomo concepisce per i suoi bisogni, non sempre nel rispetto altrui e della terra stessa? Ma c’è di più se riflettiamo sul fatto che Giovanni, l’autore del passo evangelico dell’adultera, è anche l’autore del libro Apocalisse. E chi è il personaggio chiave di questo libro, contrapposto all’Agnello? La prostituta famosa, quindi un’adultera, «con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione»!
    Ecco tanto mistero di Giovanni nel non spiegare il mistero di Gesù che scrive per terra! Sapeva di dover poi spiegare ogni cosa nel suo secondo testo scritturale… dettato da Gesù.
    E qui si perviene ad un barlume sul mistero di Gesù che scrive sulla terra. Infatti c’è un passo di questo libro che sembra celare la traccia di questa risposta, là dove si parla di un’altra sorta di libro che è a forma di rotolo:
    «E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli.» (Ap 5,1). Cioè si tratta di un libro oltre al resto di com’è fatto.
    Ecco che si apre uno spiraglio su questo passo dell’Apocalisse, giusto sul «libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno». Di qui si profila un aggancio alla terra su cui Giovanni ha lasciato scritto come suddetto: è a “forma di rotolo” perché la terra, cui si riferirebbe, ruota su se stessa. Inoltre ciò che vi è scritto può essere stato posto su una delle facce, ma resta l’altra faccia, come un certo “di sotto” della pelle terrestre che non si conosce, una seconda parte del libro Apocalisse che potrebbe essere svelata in un certo futuro dall’Agnello. Giusto ciò che Gesù scriveva per terra a memoria dell’episodio dell’adultera, in senso espanso del termine, che doveva essere conservato per il giudizio finale. Ed è forse in questo tempo che Egli si presenterà per iniziare a sciogliere i sette sigilli facendoci prendere coscienza del libro dell’Apocalisse dell’altra faccia.
    Saluti

    • Carissimo Gaeatano, apprezzo il tentativo di risolvere un “mistero” irrisolto, ma onestamnete mi sembra una spiegazione piuttosto fantasiosa, che fra l’altro crollerebbe immediatamente se è vero, come ritento dai più e come è probabile, che questo episodio sia opera di Luca e non di Giovanni.

    • Carissima, è vero. Anche il maschio adultero era passibile di morte, solo che nel mondo ebraico di quel tempo, era considerato adulterio per l’uomo avere rapporti con donne ebree sposate o fidanzate. “Normale” invece se la donna è straniera o prostituta. Chiaramente due pesi e due misure.

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