La storia di Sabrina

Caro Saverio, ti scrivo per parteciparti questa confidenza che ho ricevuto alcuni anni orsono e che mi ha sconvolta. E’ la storia di una ragazzina che conobbi quando mi occupavo di giovani da sottrarre alle insidie della strada.
La chiamerò Sabrina, perché giustamente non posso rivelare il suo vero nome, ma dietro di lei e come lei so che ci sono tante donne che hanno subito violenze fisiche e psichiche che ne hanno condizionato l’esistenza. Molte di loro non hanno mai avuto il coraggio di confidarsi e di aprirsi, così come ha fatto la mia piccola amica.
Non è stato facile. Ho raccolto giorno dopo giorno le sue confidenze e te le propongo così come le ho ricevute perché credo che possano essere di aiuto a noi genitori come il mondo dei nostri figli sia molto diverso da come ce lo immaginiamo e possa essere utile ai nostri ragazzi per capire in che modo possa insinuarsi nella nostra vita un elemento maligno che può guastare la nostra esistenza.
Sabrina al tempo in cui cominciarono le sue disavventure non aveva compiuto ancora tredici anni ed era una ragazzina come tutte le altre a quell’età: piena di vivacità, entusiasmo e molta, molta curiosità, soprattutto ora che si affacciava al mondo misterioso dell’amore e dell’attrazione per l’altro sesso.
Aveva un innamorato segreto, un ragazzino sedicenne che aveva conosciuto nel quartiere e che le faceva il filo. Tutto normale fin qui, anche se la madre, a quanto pareva, era molto rigida su questo e non le permetteva neppure di fantasticare sulla possibilità di frequentarsi con qualcuno specie adesso che aveva intuito questo suo amore segreto. Così Sabrina poté parlare con questo ragazzo solo poche volte e vedersi praticamente mai, finché questa attrazione non fu riposta nel dimenticatoio ma in realtà non fu mai dimenticata tanto che ogni volta che Sabrina mi parlava di lui, le arrossivano le guance.
Fantasticando amori difficili e romantici, Sabrina trascorreva molto del suo tempo al piano di sopra, presso una amica molto particolare: una vecchietta novantenne. E sì, lei era l’amica del cuore della nostra Sabrina e quando mi raccontò qualcosa di lei, anch’io smisi di stupirmi di questa singolare relazione.
La nonnina, apparteneva ad una famiglia nobile del palermitano e benché il termine nobiltà ora faccia un po’ ridere perché sembra antiquato, per quella casa aveva ancora un senso. Non ricordo bene se mi abbia detto che era una baronessa, principessa o contessa (titoli di cui non capisco la differenza) però ne aveva i modi, i vestiti, la mentalità e questo doveva sicuramente affascinare la piccola Sabrina che frequentava la famiglia sin da quando era bambina.

Tra un tè e biscotti, portato dalla cameriera, lei le raccontava di storie fantastiche di fine ottocento e inizio   novecento che solo nei film in televisione Sabrina aveva visto; le insegnava un po’ di pianoforte e le buone maniere di un tempo, riprendendola se i vestiti le sembravano scollacciati, mentre  l’aiutava anche a fare i compiti della scuola.
Il figlio sposato della nonnina, che abitava insieme a lei, non aveva figli e loro erano spesso fuori per affari e così la grande casa era spesso vuota, tranne per la presenza della cameriera e del suo compagno, che chiameremo Andrea, un uomo di circa 45 anni, anch’egli cameriere in un’altra famiglia, che passava il suo tempo libero proprio in casa della vecchietta.
La vecchina, il figlio, la nuora e anche i due camerieri erano legati alla piccola Sabrina e la trattavano tutti quanti come una specie di nipotina acquisita.
Tutto il quadro sembrava idilliaco, come spesso accade nelle migliori famiglie, ma l’insidia era dietro l’angolo e già mi tremano le mani a ripensare quello che pian piano la giovane Sabrina riuscì a confidarmi dopo giorni e giorni di silenzi, pianti e reticenze…

Ariam

Continua nella seconda parte…

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