L’uomo è un essere socievole. L’abbiamo scritto nel nostro DNA. Ma questo “essere sociale” si paga. Soprattutto in termini di libertà. Intanto perché bisogna sottostare alle regole del gruppo e di conseguenza anche gli spazi vitali si riducono per finire al dovere rinunziare alla propria individuale unicità: la solitudine invece, può essere considerata un valore, perché ti rende libero.

Per essere accettati, bisogna adeguarsi, altrimenti si va fuori, e là fuori si è soli, senza più quella sicurezza che il gruppo ci assicurava.
La solitudine fa paura. Quante volte ho sentito dire disperatamente: “mi sento sola” e frasi del genere. Invece sapere rimanere da soli, vincendo la paura ed il senso di vuoto iniziale, è una ricchezza straordinaria.
Imparare a stare da soli equivale a ritrovare la propria unicità, a fare pace con se stessi, liberarsi dalla dipendenza degli altri, a non accontentarci di rapporti di circostanza con persone che cercano compagnia solo perché hanno paura del vuoto.
E soprattutto, si impara ad amare perché non si può amare qualcuno finché dipendiamo da quella persona.

Si tratta di una realtà tanto semplice quanto difficile da capire: se ho bisogno di te, se ti temo, se hai una qualsiasi influenza su di me, se hai il potere di rendermi felice per un apprezzamento o triste per una disapprovazione, allora non ho il potere di amarti.
L’amore presuppone la libertà e se siamo dipendenti non siamo liberi.

Immaginate come sarebbe bello potere essere se stessi e tanto liberi da non dipendere emotivamente da nessuno, non avere bisogno di nessuno, non essere speciale per nessuno.
Tanto bello che sembra di parlare di un mondo che non c’è, né potrebbe esserci.
Sicuramente la maggior parte delle persone obietterà che non è vero, che le cose non stanno così… e mille altri ragionamenti. Gli stessi che farebbe un tossicodipendente per giustificare il suo bisogno di droga.
Per questo il valore della solitudine è compreso da pochi, e sono pochissimi coloro che cercheranno di intraprendere il percorso che li porterà a stare da soli, con se stessi e forse con Dio.
Arrivarci è difficile e bisogna desiderarlo. Si tratta di vivere tra le persone, senza dipendere dalle persone, infischiandosene dei loro giudizi e soprattutto delle loro lodi. Se gioite per una lode ricevuta, avrete aperto la porta alla tristezza per ogni disapprovazione.

Essere liberi a volte include la capacità di trasgredire!
Ricordate che non siete normali, perché essere normali significa essere legati. A che? Ad una norma, una legge, una mentalità veicolata da altri i quali vi diranno cosa è giusto e cosa non lo è. Non siate normali e non siate speciali, siate semplicemente voi stessi. E questo può a volte condurvi a dovervi dissociare dalla norma.

Come fare?
Si tratta di un percorso molto intimo e personale e dunque ha bisogno di tempo e tanta dedizione e compassione e pazienza.
Dedicate del tempo alla riflessione, alla meditazione. Camminando senza meta per la strada e osservando le cose e le persone. Ma anche stando semplicemente seduti senza lasciarvi sopraffare dall’idea che state perdendo del tempo, che non state facendo nulla, che vi state annoiando. Siete con voi stessi… ed è bellissimo.

Imparate a guardare e vedere le cose e le persone senza aggiungere alcun giudizio né positivo né negativo. Solo guardare e osservarne l’unicità.
Quando vi dedicate al lavoro, qualunque esso sia, fatelo per bene. Per il gusto di fare bene le cose senza aspettarsi una qualsiasi forma di ricompensa. Godete della compagnia e della intimità delle persone, degli amici, ma cercate di liberarvi dalla dipendenza emotiva.

E poi, tornate alla natura tutte le volte che potete. Mare o montagna, alberi e fiori, fiumi, nubi, cielo e stelle, uccelli e animali vi comunicheranno silenziosamente tutto il valore dello stare soli e vi insegneranno a guardare le cose nella loro semplice realtà, svuotate dai concetti che sono sempre inganni della mente.

 

Saverio Schirò

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