La sindrome dell’orfanello

Stava sempre in un angolo quando venivano le persone a visitare l’istituto in cerca di un bambino da adottare. Lui era troppo grande per essere scelto e così vedeva ogni giorno andar via un piccolo compagno. Non piangeva più oramai, o meglio piangeva da solo la sera quando si metteva a letto, prima di dormire.
Un giorno, però, una giovane donna entrò nell’istituto in cerca di un bambino e lo notò proprio lì all’angolo col suo orsacchitto di peluche tutto consumato. Chiese di lui, prese qualche informazione e gli si avvicinò accarezzandogli piano il capo. Il piccolo orfanello poggiò il viso sulla sua gamba rimanendo seduto ai suoi piedi e poi strinse forte la mano che gli veniva offerta. Stavolta piangeva, calde lacrime gli scivolavano dalle guance quando la donna parlò  di lui.
“Non mi interessa che è grande” diceva al marito “guarda com’è dolce. Voglio lui!”
Nei giorni seguenti venne altre volte a visitarlo e gli portava sempre qualche dolcetto, gli parlava teneramente e lo ascoltava volentieri. Poi venne il momento e così il piccolo orfanello finalmente trovò una famiglia ed una persona che poteva chiamare “mamma”. E davvero la amava come una mamma. Si attaccò a lei e la seguiva ogni momento preferendo rimanere accanto a lei piuttosto che giocare coi giocattoli che lei gli comprava.
Ma pian piano le cose cambiarono. Lei cominciò ad infastidirsi per ogni cosa. Si sentiva assillata dalla presenza del bambino, lo rimproverava continuamente anche per sciocchezze, lo zittiva quando quello gli parlava della sua famiglia di origine e spesso lo costringeva a rimanere nella sua stanza.
Una sera il piccolo si trovò a passare mentre lei stava discutendo col marito.
“Si, gli sono affezionata, mi fa tenerezza, ma non è mio. Vedi, non fa che parlare della sua vera madre. E’ lei la sua famiglia, e noi abbiamo la nostra. Certo che ormai che è qui… però”
Il bambino rimase ad ascoltare ed una lacrima gli rigò il viso. Aveva capito che non era stato scelto per amore, ma per riempire un buco in quella famiglia. Un capriccio per dire “ecco, anch’io ho un bambino” ma nulla più. Ed i capricci finiscono quando ottieni ciò che vuoi.
Quella stessa notte, mentre tutti dormivano, prese il suo orsacchiotto ed andò via.

Quel bambino si trova dentro tanti di noi…. ed anche quella donna!

Saverio Schirò

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