Entrando in una chiesa, se lo avete notato, spesso avrete visto ardere una fiaccola: una o due lampade rosse. Non sono alimentate da luce artificiale, ma da un fuoco vero. Spesso non sono posizionate nei pressi dell’altare principale, ma in una cappella secondaria. Tutto questo ha un senso ed un motivo ben preciso.
Secondo la tradizione cattolica, davanti al tabernacolo deve ardere sempre una lampada a olio o un cero. Collocata accanto al tabernacolo, la lampada perenne non è di per sé soggetta ad usi celebrativi. Può venire accesa o spenta, a seconda dell’esistenza o meno della riserva eucaristica, perché questo è il suo significato. Indica la presenza della riserva Eucaristica all’interno del tabernacolo. Rappresenta una indicazione e nel contempo un segno di attenzione e di rispetto per il contenuto Eucaristico. Per questo spesso si trova in altari secondari perché è proprio lì che vengono conservate le particole consacrate.
La lampada può essere costituita da un semplice cero, ma la consuetudine più nobile prevede un vaso in vetro trasparente (spesso rosso) di forma alta e stretta, contenente l’olio per una lunga autonomia di fiamma. Il vaso è racchiuso o sostenuto da un portalampada di forma e materiale liberi.
Esistono portalampade a braccio, a muro, su mensola, pensili, ecc. Si deve assicurare la visibilità della fiamma, la possibilità dell’ordinaria manutenzione e la cautela da rischi di versamento o di incendio.
È un segno di onore reso al Signore, una luce di “veglia” che, accanto ad altri segni, manifesta la presenza del Santissimo Sacramento nel tabernacolo e la fede dei cristiani accesa davanti a Lui.
E’ consuetudine di alcuni fedeli cristiani occuparsi delle lampade del tabernacolo offrendo il combustibile necessario per l’alimentazione della fiamma.
Saverio Schirò