Innamorarsi a 50 anni…

Buona sera Saverio, la mia storia e’ molto semplice: dopo 20 anni di matrimonio, dopo aver tenuto duro per tutto questo tempo, oggi desidero un po’ di serenità, me la devo . Ho 50 anni, ho fatto il mio dovere, sono stata fedele ad un uomo che non ho mai amato, sono stata una madre presente e affettuosa, mio figlio oggi è un ragazzo sereno.
Chiedo solo un po’ di pace, un briciolo di felicità. Stare con  la persona che ho nuovamente incontrato e che ha risvegliato in me sensazioni ed emozioni che ritenevo perdute per sempre. Stare insieme a lui mi riempie il cuore di gioia: ci guardiamo negli occhi e siamo sereni, felici, godiamo a tenerci per mano o semplicemente a chiacchierare al telefono.
Ma siamo entrambi sposati  e lui e’ molto timoroso, ha chiesto per l’ annullamento del suo matrimonio, ma intanto si sente, anzi ci sentiamo in colpa.
Ora non ci vediamo più , attendiamo che qualcosa accada.
Mi chiedo, ogni giorno, il motivo di tanta oppressione, ma Dio non è amore? e allora che cosa può rimproverarci? Perché devo continuare a vivere in una caverna quando posso avere una casa con le finestre e vedere un po’ di luce?
Sono una persona solare e allegra, credo ancora nell’amore, non ho avuto la fortuna di conoscere questo sentimento da giovane, si e’ presentato solo ora, non voglio che vada via.
Grazie per avermi dedicato del tempo, un abbraccio.
                                                                                                                                               Lettera firmata 

donna dietro il vetro
Cara amica, grazie intanto per avere scritto.
Ovviamente dietro questa domanda c’è una decisione già presa, per lo meno a livello di desiderata: vivere questa nuova esperienza appagante e… trasgressiva, pur con le minime implicazioni fisiche che tu dichiari (“tenerci per mano, chiacchierare al telefono, guardarsi negli occhi…”).
E poi? Tutto qui? Si ferma qui la pulsione tra di voi? Se così fosse, non ci sarebbero motivi per sentirsi in colpa, sarebbe solo una magnifica amicizia, uno splendido rapporto empatico che potreste condividere col mondo e coi vostri rispettivi partner.
Il sogno di ciascuna persona: trovare l’anima gemella alla luce della Grazia, nella pienezza della realizzazione personale senza spinte erotiche e desideri sessuali e di conseguenza sensi di colpa, ferite del cuore e dell’anima. Una specie di san Francesco e santa Chiara, insomma.
Il guaio è che questa attrazione sfocerà (se già non è successo!) in uno scambio fisico, sessuale, incompatibile con la condizione di fedeltà che hai promesso il giorno del matrimonio. Tu questo già lo sai e l’idea e la carica passionale, da un lato ti attrae irresistibilmente e nel contempo ferisce la tua coscienza. Davanti a tuo marito che affermi di non amare ma hai sposato e ci hai fatto un figlio e con lui hai condiviso tanti anni, belli e brutti, gioiosi e tristi ed è ancora lì a rimanerti vicino. E davanti a tuo figlio che già capisce e subirebbe il colpo di due genitori che inspiegabilmente si separano.
E’ tutto a perdere, secondo me. Tutto a perdere buttare tanti anni di scelte fatte, di condivisioni vissute, di amore donato e ricevuto (perché tu affermi di non essere stata capace di amare quest’uomo che hai accanto, ma non so se lui ti ha mai amata).
E tutto perché? Per un ritorno di fiamma… o per un ripiego?
Scusa se sono crudo: un innamoramento a 50 anni sembra più una “minestra riscaldata” che un amore autentico.
Non che siamo diventati incapaci di amare, tutt’altro, solo che con la maturità cambia il modo di amare.
L’esperienza e la maturità ci insegnano che l’amore, quello vero è fatto di cuore ma anche di testa: faccio il bene di colui che amo anche andando contro me stesso, se è il caso. Non si guarda mai se stessi, ma solo l’altro.
L’amore fa crescere chi mi sta accanto, lo promuove, lo mette a suo agio; cristianamente lo salva e lo mantiene in Grazia di Dio. L’amore condivide tutto, anche le pene dell’altro, e lo conforta; è il Tu messo in primo piano che diventa il compagno della mia vita.
Nell’innamoramento, invece, al centro c’è l’io, il mio io che ha bisogno di attenzioni, di pace, di felicità, di vivere una vita piena, motivata, un io che ha bisogno di essere amato e amare perfino (ma come bisogno). Un amore egoistico, insomma, (pensa che contraddizione!)
L’innamoramento è tipico della adolescenza e si rivolge ora a una persona che si idealizza (e si smette di vederla!) ora a passioni travolgenti e passeggere che vanno e vengono. L’innamoramento giovanile è anche frutto di scariche ormonali che sconvolgono il corpo e anche la mente producendo sensazioni a volte bellissime.
Capita anche alla nostra età e sono sensazioni che ci sconvolgono perché sono scatenate da situazioni cosidette “trasgressive”: una persona che ci guarda in un certo modo, che ci mostra attenzione e interesse, che ci copre di complimenti, che in una parola ci seduce (non sempre volontariamente e con l’intento di raggiungere chissà quale obbiettivo) ecco che riscatena sensazioni dimenticate e una scarica di ormoni che ci fanno battere il cuore e tremare lo stomaco. E ci sentiamo bene, ci scopriamo di nuovo o per la prima volta innamorati, e reclamiamo per noi quello che non abbiamo avuto in gioventù; reclamiamo un diritto ad essere felici, anche se questo costerà tanto dolore per altre persone; e cerchiamo escamotages morali e giustificazioni di ogni tipo per spegnere la coscienza che grida che è tutto sbaglaito.
Naturalmente si finisce per cedere. Si diventa amanti, tipo falsi eterni fidanzati perché certe volte (specie per i lui) è più comodo così che affronatare le mogli, i figli, gli scandali.
Altre volte si distrugge tutto il passato, si rompe col coniuge (spesso suo malgrado) coi figli che non capiscono perché mamma e papà che sembravano sempre d’accordo adesso devono vivere separati; si distrugge la famiglia e si rinnega la fede (chi ce l’ha).
Infine si entra poi nel tunnel dei sensi di colpa, dei sacramenti negati (ma perché? poi ci chiediamo) dei rammarichi e dei rimorsi, perché dopo, passata l’euforia e l’accecamento iniziale si rientra nell’ordinario, nella stessa condizione dalla quale si voleva fuggire.
Le mie sono ovviamente solo parole, mentre le dicisioni e la vita dovrai viverla tu.
Mi auguro che trovi te stessa, la tua vera personalità e in questo caso non ci sarà bisogno di alcuna pressione per riconoscere il Buono, il Giusto, il Vero. Vedi, Dio non ci rimprovera e neppure ci obbliga a fare scelte, ci mostra la strada giusta (esattamente come faresti tu con tuo figlio) ma poi ti lascia libera di intraprenderla o meno. A gioire o a soffrire sarai comunque tu stessa. Qualunque cosa tu faccia Lui non smetterà certo di amarti.
                                                                                                                                               Saverio Schirò

6 COMMENTI

  1. Niente caverne dove vivere e certamente liberi, uomini e donne entrambi, di seguire una strada che porti alla felicita’. Ai signori che hanno risposto vorrei solo ricordare che, perpetrare in rapporti morti, che non abbiano piu’ senso di esistere, non ha alcun senso e quindi meglio liberarsene, piu’
    in fretta possibile, ripeto che si tratti di persone di sesso maschile o femminile. Soffrire in eterno per restare fedeli a chi? Gentilmente, riflettere prima di dare questo tipo di consigli a mio avviso terrificanti.
    Auguri alla signora, spero di ricevere sue meravigliose notizie in merito.

  2. Non ho davvero capito il discorso della risposta data a questa povera donna che ha sofferto anni di un matrimonio in cui, da quello che ho capito, tutto cio’ che ha avuto e’ un figlio, certo, ma non amore di un marito che, oltretutto, non ha mai amato. E poi non ho capito perche’ non possa avere la possibilita’ di potersi innamorare davvero, viversi un Amore importante, magari separandosi dal suo compagno. Il figlio, se è sereno, meglio ancora, magari anche dotato di un buon equilibrio, ancor di piu’ potrebbe riuscire a capire. Io 25 anni di matrimonio, con un militare di carriera, che ho amato, servito e riverito come partner, a volte quasi trattandolo come un bambini di cui, oltre che un marito, prendermi cura in tutto e per tutto. Niente figli, lui tirchio, problematico, sempre musone e pragmati co, con gli anni è peggiorato nettamente, figurarsi mai se, oggi, a 49 anni, io non possa avere la gioia, dato che mi è capitata, di innamorarmi di un uomo meraviglioso, libero, senza precedenti legami matri
    moniali, niente figli come me, un discreto lavoro ed anche io. Ma scherziamo?? Vedo che l’articolo e’ del 2015 ma spero che, nel frattempo, la signora in questione, abbia preso una saggia decisione, con quell’altro uomo, o con se’ stessa, di non rinunciare mai alla sua felicita’, soprattutto interiore, per potersi rifare una vita e stare semplicemente bene, serena e finalmente libera da vincoli inutili e dannosi e da
    giochi al massacro che non servono a nessuno.

      • Sì Ivana, è facile essere d’accordo quando si ragiona con la pancia. Come d’altronde ha fatto anche Chiara nei suoi interventi. Se si è coinvolti e si vive una situazione simile è ovvio che si tende a darsi una autogiustificazione. Ma mancano tanti tasselli. Perché aspettare 20 0 25 anni per “lasciare libera” una persona? Per esempio. Se non lo ami o non lo hai mai amata è troppo comodo abbandonarlo adesso che si è trovato uno sfogo. L’egoismo trova sempre una buona giustificazione. Non dobbiamo giudicare mai, soprattutto quando non si posseggono tutte le informazioni. Ma dopotutto lo sappiamo bene: cercare scorciatoie per eludere la coscienza è un esercizio molto comune. Peccato che debba fare a meno di ciò che ci ha insegnato Gesù Cristo (certo per chi ci crede).

  3. Caro Giuseppe, è chiaro che c’è qualcosa che non torna e che non può rendere nullo un matrimonio regolarmente celebrato: 20 anni di convivenza! Ovviamente non conosciamo tutti i dettagli di questo matrimonio, però non ti viene di chiederti come si può accettare una persona che non si ama? Come si può conviverci per 20 anni? Come si fa un figlio (e ci sai va a letto, ovviamente)? Come si vive in una “cella fredda” per tutto questo tempo e tutto diventa improvvisamente insopportabile? SI tratta di rassegnazione, ipocrisia o che altro? O piuttosto c’entra l’essersi innamorata di un altro e avere una coscienza che reclama e recalcitra e chiede giustificazioni?

  4. Caro Saverio, alla signora hai dato dei consigli “assennati” da buon marito e da uomo di fede . Ma c’è qualcosa che non mi torna. La signora dice che non ha mai amato suo marito e qui ci sono gli elementi per dichiarare nullo il matrimonio. Però, dirai tu. Molto semplice, chiunque potrebbe “strumentalmente” affermare di non avere mai amato il coniuge e cavarsela a buon mercato. E’ chiaro che se alla radice di questo nuovo rapporto c’è una semplice infatuazione mi pare ovvio che bisogna pensarci molto bene ad intraprendere una nuova relazione…. lasciando immancabilmente feriti sull’asfalto. Ma se oltre a tutto ciò c’è quella comunicazione che non è mai esistita (col marito), se ci sono aspetti della vita sociale che non si sono condivisi (col marito), insomma se la convivenza col marito è una cella fredda, un’isola arida senza approdi…..a che vale tormentarsi e spegnersi poco alla volta? Sicuramente non giova a loro e nemmeno gioverà alle persone che ruotano attorno….è meglio rimanere fedeli ad un sacramento o mentire a se stessi e alla comunità?

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