Il significato dei numeri nella Bibbia

Capire il significato dei numeri nella Bibbia non è una impresa facile. Aprendo il testo sacro, già dai primi capitoli, saltano all’occhio numerazioni piuttosto insolite: le età favolose dei Patriarchi ne sono un esempio: Matusalemme sarebbe vissuto novecentosessantanove anni, Adamo novecentotrenta anni, Noè novecentocinquantanni, Enoch 365 anni, Abramo centosettantacinque. Ma possono avere vissuto davvero così tanto questi uomini?

Certamente sono numeri esagerati ma che non sembrano avere un significato particolare. Del resto sono numeri ancora modesti rispetto a quelli delle leggende mesopotamiche. Intanto non vanno presi alla lettera, se non raramente e in funzione del contesto, altre volte sono approssimazioni, esagerazioni per iperbole, alcuni sono costruzioni numeriche legate alle lettere del nome, le gematrie, molti altri sono simbolici. Sfortunatamente di molti di essi si è persa la chiave e con essa il significato, per cui è inutile stare a inventarsi possibili nessi fantasiosi non dimostrabili.  Tra l’altro,  nella Bibbia, i numeri erano scritti in lettere e talvolta il testo è stato involontariamente alterato, mutilato, male interpretato per cui il risultato può essere una cifra diversa da quella scritta originariamente.

Questo, comunque non è un problema come non lo sono stati mai i numeri per il mondo semitico. Certo a volte il significato numerico era da intendersi in senso simbolico, ma mai con la valenza “magica” o sacra che aveva nelle popolazioni mesopotamiche.  Dove, secondo le speculazioni pitagoriche, i numeri 1 e 2 erano considerati maschili, 3 e 4 femminili, 7 verginale e riferiti alle divinità. Riminiscenze di queste concezioni si trovano talvolta nei libri giudaici o nei Padri, ma sono estranei alla Bibbia dove nessun numero è di per sé considerato sacro. Anzi, la numerologia come forma di divinazione praticata viene condannata da Dio (Deuteronomio 18:10-12).
Vediamo adesso il significato simbolico di alcuni numeri ricorrenti nella Bibbia.

Numero 1: Indica unità e spesso unicità. Per questo Dio è uno: Il Signore è uno solo. Per estensione viene inteso come motivo di unione: essere una sola carne, o essere uno come comunità.

Numero 2: Spesso indica genericamente alcuni, il doppio o una sovrabbondanza. E’ il numero minimo di testimoni richiesto per appurare un fatto accaduto. A volte è usato come procedimento per esprimere un rinforzo e una certa enfasi: “Una volta Dio ha parlato, due volte ho inteso”, procedimento applicato comunque ad altri numeri.

Numero 3:  Indica la completezza, quando si tratta di un gesto o una parola ripetuta tre volte, segna un enfasi, una insistenza, il “superlativo del superlativo”.

Numero 4: indica la totalità dell’orizzonte geografico (davanti, dietro, destra e sinistra) i quattro venti, i quattro fiumi del paradiso. Finisce dunque per designare tutto ciò che ha carattere di pienezza.

Numero 5: spesso ha carattere mnemotecnico (cioè utile a memorizzare rapidamente delle informazioni), per via delle 5 dita della mano. Altre volte è usato come approssimazione senza un significato specifico (cinque volte più grande, cinque passeri…).

Numero 6: di per sé non avrebbe alcun significato se non un senso di incompletezza per cui si è speculato molto sul 666 dell’Apocalisse che lo indicherebbe come il numero del demonio.

Numero 7: si tratta forse dell’unico numero che possiede una certa sacralità. Rimanda indubbiamente alla settimana. Suggerisce un numero “pieno” completo e sufficiente: Caino sarà vendicato 7 volte; il giusto cade 7 volte al giorno; Pietro vuole perdonare 7 volte e Gesù scaccia 7 demoni dalla Maddalena. Il suo superlativo è settanta volte sette, cioè la completezza assoluta. La sacralità del numero si evince nei gesti sacrali che si devono compiere sette volte. Ma sono sette gli angeli di Tobi, sette gli occhi sulla pietra in Zaccaria, e soprattutto il settimo giorno della settimana è sacro al Signore.

Numero 8: Di per sé indica semplicemente il raddoppio della pienezza del numero 4, ma acquista un significato ulteriore solo come passo successivo al settimo giorno nello sviluppo liturgico postpasquale.

Numero 10: anche questo è un numero mnemotecnico, facilmente memorizzabile per via delle dita delle mani. Per questo i comandamenti sono dieci, come dieci sono le piaghe di Egitto. Altre volte indica una azione negativa reiteratamente ripetuta: Labano ha cambiato 10 volte il salario di Giacobbe e Giobbe è insultato dieci volte dai suoi amici.

Numero 12:  è il numero delle lunazioni di un anno e fa pensare ad un ciclo annuale completo. Ora, dal momento che il servizio cultuale nel santuario durava dodici mesi, si è supposto che il numero delle tribù sia legato a questo ciclo. Fatto sta che il dodici ha finito per designare il popolo di Dio e per successione i dodici apostoli. Dodici apostoli governeranno le dodici tribù di Israele, e la Gerusalemme celeste avrà dodici porte e dodici basamenti. 144.000, cioè dodici migliaia fra le dodici tribù rappresenta il popolo dei salvati nell’Apocalisse.

numero 40: il numero rappresenta secondo la mentalità semita gli anni di una generazione. Si tratta di un periodo alquanto lungo, ma che esaurisce l’intera generazione di persone che la percorrono. Quaranta saranno gli anni di permanenza degli ebrei nel deserto, dopo quattrocento anni di schiavitù in Egitto. Quaranta anni di tranquillità dopo ogni liberazione compiuta dai Giudici. Quaranta anni il Regno di David. Per estensione, quaranta applicato ai giorni rappresenta un periodo piuttosto lungo, senza altre determinazioni. I quaranta giorni di Elia e di Gesù nel deserto, vogliono ripetere simbolicamente i quaranta anni di Israele nel deserto.

numero 1000: insieme alle miriadi (10000) indica un periodo estremamente lungo, o una quantità favolosa (10.000 talenti). Dio fa grazia a mille generazioni e per Lui mille anni sono come un giorno. Stare alla presenza di Dio per un giorno ne vale mille passati altrove.

Saverio Schirò

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