limbo

Il concetto di limbo pare sia stato accantonato. Come del resto molte altre concezioni religiose ormai senza più significato nel nostro mondo. E’ sorprendente, tuttavia, come molti cristiani credono ancora a favole come questa . La chiesa ha aggiustato il tiro, almeno in parte, ma senza il coraggio necessario per abbandonare nella soffitta del passato molte idee medievali.
Il nostro amico, Giuseppe Compagno in questo appassionato articolo ci da un resoconto della revisione dell’idea del limbo avvenuta solo nel 2007, ma che ancora ristagna nelle menti di molti cristiani.
La Chiesa si è pronunciata sull’idea del Limbo, ma…

Giovanni Paolo II, prima di morire, aveva affidato ai teologi il compito di riesaminare il concetto di “Limbo”. Dopo circa due anni di lavori, la Commissione teologica internazionale, ha concluso col suo documento ufficiale approvato da Papa Benedetto XVI e pubblicato il 20 aprile 2007, nel quale si afferma che il tradizionale concetto di limbo riflette una «visione eccessivamente restrittiva della salvezza».
Nella religione cristiana cattolica, il limbo si pensava fosse la condizione temporanea delle anime appartenute a persone buone morte prima della resurrezione di Gesù (Limbo dei Padri), e quellapermanente dei bambini morti ancora non battezzati, che non hanno commesso dunque alcun peccato personale ma non sono stati liberati dal peccato originale attraverso il battesimo (Limbo dei Bambini). Essi privi della luce di Dio, dimorerebbero in questo luogo esclusi della Sua presenza.
Il catechismo di Pio X insegnava che i bambini morti senza battesimo vanno al Limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono, perché, avendo solo il peccato originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l’inferno e il purgatorio. La Chiesa non poteva che affidarli, dunque, alla misericordia di Dio, sperando che si aprisse una via di salvezza anche per queste creature. Sottolineiamo che si trattava solo di motivi di speranza nella preghiera, e non di elementi di certezza (concetto che tuttora non è stato del tutto superato,vedi nuovo Catechismo della chiesa cattolica n.1261)
Francamente trovo sconcertante e priva di sensibilità questa concezione.
Durante un incontro, alcune “anime pie” (sicure di ritrovare l’idea tradizionale del limbo anche nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica) hanno inveito contro di me perché reo di aver  ritenuto che un bambino morto prima di essere battezzato – secondo la concezione che ho di Dio – andasse in Paradiso per via diretta e senza liste d’attesa. La mia sensibilità e la mia ostinazione, che venivano dal cuore e dall’uso della ragione, furono premiate dal fatto che questi “devoti” consultando il nuovo catechismo e qualche prete, dovettero ammettere che la realtà del limbo era stata messa in discussione dagli stessi “dottori” della Chiesa. Per quanto mi riguarda, non mi sono mai fidato delle parole di Pio X sull’argomento, anche perché ai suoi tempi il lume della ragione era ancora in una fase embrionale. Come non notare la palese contraddizione di chi, da un lato, ritiene sacra e inviolabile la vita sin dal suo concepimento e, nello stesso tempo,  promulga una tesi, poco caritatevole, secondo la quale un bambino non battezzato, per colpe che non ha commesso, si ritrova in un  “luogo”  oscuro e… “privato della luce di Dio” in attesa di qualche benevola preghiera che ammorbidisca il cuore di questo Padre sadico e tiranno. L’equivalente di certi genitori che in maniera sconsiderata  – e deleteria per lo sviluppo psicologico del bambino – rinchiudono in qualche ripostiglio buio un figlio reo di avere commesso qualche marachella.
Ebbene io non avevo bisogno del nuovo catechismo della Chiesa Cattolica per ritenere aberrante e disumana la possibilità di concepire  l’esistenza  di un luogo creato dalla fantasia di uomini (del periodo Medioevale) che sicuramente non erano pervasi dall’amore misericordioso di Dio. Quello che più mi rattrista è la frase: ..  “che ci permette di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza battesimo” come a mettere in dubbio la bontà stessa di  Dio.
Nel confronto con le ali conservatrici del cattolicesimo di strada deve far riflettere l’atteggiamento che io definisco di “schiavitù mentale” che porta ancora molti fedeli ad accettare certe tesi teologiche che cozzano con la ragione e la sensibilità. In un periodo storico in cui tutti siamo a conoscenza dei fondamentali diritti dell’uomo, un atteggiamento passivo, gregario e accondiscendente che accetta senza battere ciglio un comandamento, una indicazione del Diritto Canonico, una Bolla pontificia, o qualsiasi altra indicazione che viene dalle Istituzioni – e questo vale per tutte le religioni  –  che in maniera palese calpesta la dignità umana, è meritorio quanto meno di critica se non di condanna.
L’amore materno giustamente è considerato da tutti il massimo che una persona umana  possa esprimere, in quanto incondizionato e quindi non influenzabile dai meriti o demeriti del soggetto che lo riceve. Mi è stato insegnato che Dio è la massima espressione dell’amore ( Dio è amore) e che quindi supera quello di una madre. Non vi appare perciò ingiustificato e arbitrario attribuire alla volontà di Dio dogmi, regole e principi che mortificano la dignità delle sue creature?
Personalmente non erano necessari i risultati “ufficiali” della commissione dei teologi per dissentire sulla possibilità che potesse esistere un luogo desolante e mortificante come il limbo. Quale colpa deve pagare (perché di questo in definitiva si tratta) un essere innocente ancora incapace di  intendere e di volere? Perfino a livello giuridico si danno le attenuanti alle persone dichiarate prive della capacità di intendimento.
Certo sono limiti di una teologia che è in continuo divenire ma che troppo spesso la chiesa abbraccia e ne fa fardelli pesanti da portare con tutte le assurdità che non si possono spiegare: così, basta una confessione per permettere ad un assassino di rientrare nelle grazie del Signore mentre si tollerava tranquillamente l’atteggiamento persecutorio nei confronti di una creatura che non si è macchiata di nessuna colpa se non di quella presunta dei suoi progenitori.
I resoconti  di questi teologi hanno cercato di mettere a posto le cose. Dico “cercato” perché a ben leggere i documenti l’idea dell’esistenza o meno del limbo non viene dichiarata esplicitamente. Si rimane – scusate il gioco di parole – nell’incertezza, “nel limbo”. Si mette in discussione il carattere “punitivo” e “inappellabile” della “ipotesi Limbo” e questo è già qualcosa.
Ma a noi poco importa di queste dotte discussioni, per noi quello che conta è ridare dignità a questi piccoli innocenti esseri spogliati della loro identità e della loro storia, rimasti come sospesi in aria, svincolati dal passato e dal futuro, senza radici e senza dimora. E pazienza se in futuro il Paradiso risulterà più caotico a causa della presenza di questi pargoli festanti. Anzi penso che lo renderanno più desiderabile rispetto alla noia mortale di un ambiente silenzioso abitato solo da anime pie in atteggiamento di perenne stato di contemplazione.

Giuseppe Compagno

1 COMMENTO

  1. Io come cristiano domando perdono a tutte le mamme che oltre al dramma di aver perso uno o più figli in tenerissima età o nati morti è stato negata loro non solo la dignità di una sepoltura cristiana ma anche la speranza di incontrare il proprio figlio un giorno in paradiso.
    E’ proprio la negazione della misericordia di Dio. Un enorme peccato della Chiesa.
    Ma si rivedranno .

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