Il dio denaro è entrato in chiesa

Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Mt 6,24

Oggi la società è impostata su un consumismo sfrenato: tutti vogliono denaro. Non c’è semaforo a Palermo dove qualcuno non ti proponga di venderti qualcosa, pulirti il parabrezza per qualche spicciolo, altri ancora semplicemente a chiederti l’elemosina. Ogni strada in città è un continuo di parcheggiatori abusivi che pretendono denaro in cambio di… nulla, perché la loro presenza per lo più è inutile. Ogni ingresso di chiesa, cimitero, negli ospedali, nei tavoli dei ristoranti all’aperto, per le strade si incontra continuamente qualcuno che vuole venderti rose o penne, santini o accendini per qualche euro.

Neppure le Istituzioni si astengono da quest ricerca affannosa di come fare soldi: tasse a non finire su qualunque cosa respiri. Spiegatemi che senso ha la tassa di soggiorno che ogni persona deve pagare ai comuni solo per soggiornare in un’altra località? A fronte di quale nuovo servizio erogato paghiamo la tassa comunale e quella regionale? E le strisce blu dei parcheggi lungo le strade, non sono una nuova invenzione per fare cassa? E le multe a random che vengono inflitte per infrazioni che fanno tutti continuamente e tranquillamente vengono ignorate non sono solo un altro modo per recuperare denaro?
Il dio denaro è ormai padrone delle nostre vite!

Anche in chiesa è la stessa cosa. Il dio denaro è entrato anche in chiesa. Veramente lo abbiamo ereditato da tempi immemori: ricordate Gesù nel tempio? Ha scacciato venditori e compratori che col bene stare dei sacerdoti avevano trasformato il culto in un affare di soldi: “spelonca di ladri” l’aveva definito il Signore. E quando nel vangelo di Matteo e in Luca si parla di non servire Mammona, è evidente che già nelle prime comunità il problema della ricchezza (Mammona) affliggeva i primi cristiani. Denaro e potere sono alla base di scismi e lotte e divisioni all’interno della chiesa da sempre e adesso è cambiato poco.
Senza picciuli un si nni canta missa! recita un proverbio siciliano. Si traduce che senza soldi la messa non si canta, cioè non si celebra. Quanto è vero!
Oltre i vari oboli e raccolte per S. Pietro, i seminari, i missionari, le vocazioni e… altre che non ricordo, ogni messa prevede una raccolta di denaro che servirebbe per i poveri, in teoria, per i bisogni della chiesa, in pratica. Ma sono soldi che non bastano mai a detta dei parroci. Così si pagano certificati, domandine, processini prematrimoniali e, tristissimo, i sacramenti! Si pagano i sacramenti che la chiesa dovrebbe somministrare per accogliere, fortificare e sostenere i cristiani con la Grazia che attraverso i sacramenti Dio elargisce. La elargisce Dio, ma la devi pagare ai preti! Uno scandalo che grida agli occhi del mondo. La forma è variegata: ora offerta obbligatoria, ma che rende poco a volte, più spesso sotto forma di tassa, ma non viene chiamata così. Io la chiamerei pizzo, ma perché vivo a Palermo.

“Be’ se ti vuoi sposare in una chiesa diversa dalla tua di appartenenza” (una fiscalità che non ha senso se siamo tutti fratelli) “devi pagare, altrimenti niente”. Pagare botte di 400 o 600 euro in certe chiese! Ma anche in molte parrocchie “di appartenenza” oramai si paga per sposarsi. Idem per i battesimi e le prime comunioni dove però le tariffe sono ridotte. Per le Cresime che sono in ribasso le offerte richieste sono più contenute. Se muori devi pagare la messa per le esequie, tariffe accettabili, ma senza musica, quella la paghi a parte. Ma poi chissenefrega, tanto se sei morto pagano gli altri!

Lo stesso per le messe di ricorrenza per i defunti: offerta minima obbligatoria circa 8 euro, poi se dai di più sei liberissimo! Musica a parte, naturalmente! Non si potrebbe ricevere più di una offerta per messa, ma i preti furbi sanno trovare il modo per farci entrare altri defunti da ricordare, e relativa “offerta”, senza infrangere il Codice di Diritto Canonico. Ah, questi soldi vanno direttamente al celebrante, sono cioè soldi suoi. Ma ricordatevi che dal punto di vista liturgico non si può dedicare una messa ad un morto specifico (tranne nel caso del funerale) ma a tutti i defunti, per cui si paga solo per citare il nome e nulla più. Ammettendo che abbia ancora un senso il suffragio per i defunti (ma questo non lo posso dire! Si tratta di una mia libera opinione).

Ultimamente stiamo assistendo a quello che secondo è un altro scandalo: per entrare in chiesa per visitarla devi pagare un biglietto. Lo chiamano ticket ma sempre soldi vogliono.
Qua entriamo in un altro capitolo. Secondo molti questa pretesa è giusta e legittima, perché i turisti pagano ormai tutto, palazzi, musei, siti archeologici… perché non dovrebbero pagare per visitare una chiesa? Per le spese di gestione, dicono.
Non mi trovo d’accordo. Primo perché già mi sembra sbagliato che la cultura debba essere pagata per essere usufruita. Parlo di musei e mostre e siti archeologici. Lo Stato dovrebbe provvedere a recuperare i fondi per mantenere questo patrimonio e renderlo fruibile gratuitamente, come avviene per esempio in Inghilterra. Ma lasciamo stare.

Mi chiedo: possiamo considerare la chiesa architettonica alla stregua di un monumento o di un museo? Non significa svilire la sacralità del luogo? Se le chiese sono fatte così belle e preziose non è stato “A maggior gloria di Dio?” Come recita lo slogan dei gesuiti, che però pretendono di far pagare i visitatori delle loro chiese!
Quelle architetture, quegli affreschi, quei mosaici, quei quadri non trasudano spiritualità e ci parlano di Dio e per questo sono state eseguite? Non è anche attraverso queste opere magnifiche che cerchiamo di trasmettere il messaggio di Dio al mondo? Se facciamo pagare per entrare abbiamo reso il luogo sacro un semplice sito archeologico o un museo del sacro. Ne usufruisco perché pago. Nulla di più.
Una chiesa dovrebbe vivere di donazioni e credere che in qualche modo Dio provvederà, ma nel Vangelo c’è scritto proprio nel passo che parla della ricchezza (Mt 6, 24-34) ma chi gestisce la chiesa preferisce affidarsi ai soldoni dei visitatori! Che tristezza!

E i fratelli anglicani non sono da meno. Ticket per visitare la cattedrale di Canterbury: Adulti, 18-65 anni £ 12.50 … Bambini (sotto i 18 anni) £ 8,50.
Ebbene tutto questo non credo che faccia bene alla chiesa e infatti le celebrazioni sono sempre più disertate e di fede e di Dio se ne parla sempre meno.

Amo la chiesa. Tutta. La considero come una madre. Una madre che mi ha generato nella fede, che mi ha accompagnato nella crescita, che mi è guida e maestra.
La amo con tutti i limiti ed i difetti che ha, perché sono i miei, gli stessi vizi e le stesse debolezze contro le quali combatto io ogni giorno. E soffro vedendola soffrire. Mi dispiaccio quando la vedo irrigidirsi in clausole legali ormai vecchie e inutili. Quando nei suoi membri più autorevoli da spazio a scandali e mostra prepotenza e arroganza.
Ma non posso fare finta di niente. Non è giusto applicare il vecchio motto siciliano “Difendi i tuu, tortu o rittu” (difendi il tuo a torto o a ragione) perché se ne pagano le conseguenze. Non personali ma sociali perché in questo modo si finisce per tradire lo scopo essenziale dell’esistere della chiesa come la voleva Gesù: fratelli che si amano e che annunziano al mondo la buona novella del Vangelo.

Saverio Schirò

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