Si può affermare che non c’è chiesa, che abbia almeno oltre mezzo secolo di vita, che non contiene le raffigurazioni dei quattro evangelisti, cioè gli scrittori dei quattro Evangeli, come a voler ribadire che la Chiesa è posta sul fondamento degli Apostoli, gli autentici annunciatori del Vangelo di Cristo Gesù, ed in senso più ampio della Parola di Dio. Ad essi infatti di solito si accompagnano le immagini dei quattro cosiddetti profeti maggiori, cioè Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele. Ma tornando a noi: quali sono i simboli dei quattro evangelisti? da dove derivano questi simboli? cosa significano? A queste tre domande cercheremo di rispondere in maniera semplice ed esauriente.
Quali sono questi simboli?
I simboli degli Evangelisti sono quattro figure alate:
- un uomo (o un angelo), che rappresenta Matteo;
- un leone, che rappresenta Marco;
- un bue (o toro, o vitello), che rappresenta Luca;
- ed infine la figura di un’aquila, che rappresenta Giovanni.
Qual’è la loro origine?
Se vogliamo andare all’origine di questi simboli, dobbiamo fare riferimento al carro di Dio descritto dal profeta Ezechiele (Ez 1, 4-10), che viene trasportato da quattro misteriosi esseri tetramorfi, che hanno cioè una testa con quattro facce. Egli scrive che vide: “Al centro, una figura composta di quattro esseri animati, di sembianza umana con quattro volti e quattro ali ciascuno. (…) Quanto alle loro fattezze, avevano facce d’uomo; poi tutti e quattro facce di leone a destra, tutti e quattro facce di toro a sinistra e tutti e quattro facce d’aquila” (Ez 1, 5-6.10).
Quando Giovanni nel libro della Apocalisse ci presenta i quattro esseri viventi che accompagnano il trono della gloria di Dio, prende in prestito le figure di Ezechiele, semplificandole, ed attribuendo ad ognuna di esse un solo volto. Egli ce li descrive così: “attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l’aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un’aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali” (Ap 4, 6b-7-8a).
Sia chiaro però che né Ezechiele, né Giovanni fanno riferimento ai Vangeli quando di descrivono i quattro esseri misteriosi. É molto probabile che essi rappresentano figure cosmiche, per indicare che la gloria di Dio si estende in ogni luogo e che tutta la creazione sta ai piedi del trono di Dio. L’attribuzione delle figure degli esseri viventi agli evangelisti è opera dei Padri della Chiesa.
Alla scoperta del significato di questi simboli.
Il primo padre della Chiesa a far riferimento alle quattro misteriose figure come simboli degli Evangelisti è stato Sant’Ireneo. Egli intende reagire vigorosamente alla proliferazione dei vangeli apocrifi che andavano sorgendo ovunque, come pure ad alcune forme di eresia che andavano spuntando, ribadendo il numero quaternario dei Vangeli autentici ed ispirati da Dio. Egli quindi afferma che come quattro sono i punti cardinali e quattro gli esseri viventi dell’Apocalisse, così quattro sono i veri Vangeli che Dio ha dato alla sua Chiesa. Ireneo si spinse oltre argomentando dal fatto che il vangelo quadriforme rappresenta le quattro caratteristiche del Cristo, che è re come il Leone; vittima sacrificale e sacerdote, come il vitello sacrificato nello Yom Kippur dal sommo sacerdote: uomo perché nato da donna: e aquila perché dal cielo effonde sulla chiesa il suo Spirito Santo.
L’idea di Ireneo venne ripresa in seguito da altri antichi padri, fino ad arrivare a San Girolamo che la elaborò e la perfezionò in maniera tale che finì col diventare la interpretazione classica che si impose e giunse fino a noi. Anzitutto San Girolamo vide nelle figure dei quattro esseri viventi il simbolo che esprime la totalità del mistero di Cristo Gesù nella sua Incarnazione (l’uomo), Passione (il bue), Resurrezione (il leone) e Ascensione (l’aquila). Le quattro figure dunque simboleggiano le quattro fasi della vita di Cristo, come si esprime con una densissima, concisa formula San Girolamo: “nato come uomo, morì come un vitello sacrificale, fu leone nel risorgere e aquila nella sua ascensione” (fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo).
Qual’è il significato dato abitualmente a questi simboli?
Per quel che riguarda poi l’abbinamento dei quattro simboli ad un preciso evangelista, Girolamo ne trova la ragione nell’inizio di ciascuno dei vangeli. Così Matteo è raffigurato come uomo perchè il suo Vangelo inizia con la genealogia di Gesù e quindi mettendo in risalto la sua natura umana. Marco è raffigurato come Leone perché il suo Vangelo inizia col presentarci Giovanni il Battista, la cui voce nel deserto è come il ruggito di un leone. Luca è raffigurato come vitello, perché il suo vangelo comincia con la figura di Zaccaria che sta ad officiare nel Tempio offrendo un sacrificio. Giovanni è raffigurato come aquila perchè nel prologo del suo Vangelo ci fa entrare nel mistero inaccessibile del Verbo che è Dio e si fa carne, come l’aquila che vola più in alto di qualsiasi altro uccello e riesce a fissare la luce del sole senza accecare.
Concludo con la nota che l’ordine con cui i vangeli si trovano nella Bibbia è quello descritto in Ezechiele: uomo (Matteo), leone (Marco), bue (Luca), aquila (Giovanni).
Giuseppe Licciardi
Caro padre Pino,
in poche parole hai efficacemente riassunto quello che tutti i cristiani dovrebbero sapere, ma che non di rado, parlo per me naturalmente, non è proprio così scontato.
Grazie per le poche righe, molto chiare.
Bello