Educare i figli, un compito difficile

 

 

I Figli… Ma ci siamo mai chiesti cosa vuol dire essere genitori?
I figli….. che siano voluti, desiderati, inaspettati, sono una grande responsabilità e ognuno di noi dovrebbe farsi carico di questo.
Frasi fatte??……NO! Lo ripeto, “Ognuno deve farsi carico di questa  responsabilità”.
Ma cosa significa esattamente questo? Me lo chiedo io e lo chiedo a voi, soprattutto a voi mamme.
Quando succedono episodi di abusi e altre violenze fisiche o psichiche di questo genere ricordiamoci che la maggiore colpa è del genitore.
Non fate la faccia strana, e non pensiate che a voi non succederà perché siete più bravi degli altri.
Chiediamoci invece: “Sappiamo veramente educare, guidare i nostri figli?”
Non voglio assolutamente fare la moralista, non sono qui per questo, voglio solo riflettere con voi, cari amici, su uno degli compiti più gravosi, quello del genitore.
Certamente è un mestiere molto difficile e non è semplice esprimere giudizi o dare consigli, ognuno di noi è diverso e queste differenze (caratteriali, sociali, culturali..) fanno sì che ciascuno risulti un caso a sé.
Fanno in fretta gli psicologi a dare suggerimenti, a volte in maniera sommaria, che non facilitano certo il compito dell’educatore.
Il genitore infatti è principalmente un “Educatore”.  Sin dalla nascita educa il suo piccolo: lo educa con la nutrizione, lo educa con il linguaggio, con il vestiario, lo educa nelle relazioni.
Il bambino nasce, ma non ha conoscenza di nulla, siamo noi che lentamente lo formiamo.
Spesso sento ripetere. “Quello che non ho avuto io, mio figlio deve averlo!”
Già! Noi vogliamo che i nostri figli abbiano sempre il massimo, e così una generazione di genitori che non ha avuto tutto quello che ha desiderato (ma è solo una sensazione personale: non tutto è utile e non tutto serve!) ha formato una generazione di figli che invece ha tutto, ma proprio tutto, tanto da lasciarla indifferente e insofferente a tutto.
Provate la sera, dopo le ventitré,  a fare un giro in città e avrete dinnanzi uno spettacolo veramente desolante: ragazzini e ragazzine che camminano con la bottiglia di birra tra le mani e tra una risata e l’altra, sorseggiano.
Meditiamo su questo e rendiamoci conto che il bambino quando viene al mondo è un esserino che piano piano crescerà e imparerà quello che noi trasmetteremo e spesso in competizione con altre fonti di informazione non sempre in linea col nostro modo di vedere.
Altre volte sento dire che dobbiamo essere amici dei nostri figli.
Anche questa affermazione mi lascia delle perplessità…
Spesso, bombardati come siamo dai mass media, che ci mostrano famiglie idilliache, con papà che sembrano ragazzini e mamme sempre giovani, ci lasciamo suggestionare su quali atteggiamenti assumere con i nostri figli; in questo modo, senza rendercene conto, tralasciamo il  nostro compito di educatori e per assecondare le aspettative dei ragazzi ci uniformiamo al loro di pensare.
Cerchiamo piuttosto di vedere bene la realtà:  intanto, quello che ci propinano in televisione, è spesso falso o comunque tendenzioso, avendo come primo compito quello di fare audience o vendere, insieme e dietro l’idea, un determinato prodotto. Inoltre questa nostra insicurezza nell’assumerci la responsabilità del nostro ruolo non fa che creare confusione sia in noi che nei nostri figli.
Non lamentiamoci poi se perdiamo autorità e i nostri figli fanno di testa loro.
Siamo lo specchio entro cui loro si riflettono: se siamo uno specchio pulito, rifletterà bene la loro immagine se siamo appannati la loro immagine risulterà appannata, se siamo oscurati dalla polvere essi vedranno la realtà in maniera confusa.
Come fare a tenere questo specchio sempre pulito? Entriamo con questa domanda su temi e problemi complicati e scottanti, val la pena di rifletterci per bene.

Ariam

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