Essere se stessi

Sarebbe bellissimo se ciascuno di noi potesse avere in questo mondo almeno una persona che possiamo toccare totalmente, senza vergognarci; qualcuno al quale potere rivolgersi liberamente e sfogarsi. Qualcuno davanti al quale potere essere completamente trasparenti senza la necessità di nascondersi; qualcuno al quale potere dire: «questi sono i miei sentimenti» e quello, senza giudicarci, ci accetta dicendo che va bene così.
Ecco, se avessimo una persona così non soffriremmo di solitudine.
Questo relazionarsi comporta, però, entrare nella sfera intima di ciascuno di noi. E quasi nessuno è disposto perché ci hanno insegnato a mostrarci diversi da quello siamo ed a furia di assecondare l’immagine ideale che proponiamo al mondo, non sappiamo neppure noi chi siamo realmente.
Entrare nell’intimo di ciascuno di noi è un rischio che può arrecare sofferenza. Si ha paura di darsi, paura di scoprirsi e non essere accettati; paura di guardare dentro di noi e vedersi per quello che si è. Allora, molto meglio vivere alla superficie di noi stessi e mantenere relazioni senza importanza che non ci legano veramente.
Molto meglio parlare di tutto tranne che di noi. Molto meglio rimanere in un campo neutrale.
Risultato? Apatia e noia. E il senso di solitudine aumenta e ci schiaccia.
Spesso preferiamo di gran lunga rimanere soli davanti alla TV o allo schermo di uno smartphone piuttosto che uscire di casa per incontrare altre persone. Abbiamo paura di stringerci le mani, di toccarci, di sentire la presenza viva dell’altro.

La nostra vita è nelle nostre mani: se non ci piace cambiamola.
Ma ciò comporta vincere l’inattività e mettersi in gioco.
Dopotutto, vivere è rischiare. Tanto, tempo per dormire ne avremo a dismisura!

Saverio Schirò

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