Educare all’amore

Ama e fa ciò che vuoi”. Quando ascolto questa frase di S. Agostino mi viene in mente un commilitone romano, cristiano praticante che giustificava i rapporti prematrimoniali purché supportati dall’amore. Lui giustificava il tutto con la frase di S. Agostino.
Allora, francamente, la sua opinione mi scandalizzava perché stavo attraversando il periodo più fervido della mia fede: anche se il rischio (quando si toccano certe vette dello spirito) è quello di diventare superbo, critico e intollerante, tipico delle persone dogmatiche.
coppia che si amaNaturalmente adesso la penso diversamente e non perché non colgo il valore della verginità. Anzi, quando ascolto, da parte della chiesa, l’invito a non usare il contraccettivo mi chiedo se non sarebbe il caso di parlare ai giovani del valore e della sacralità del corpo che non è oggetto di consumo né tanto meno merce da svendere.
Il problema dei rapporti prematrimoniali è stato sempre affrontato dalla chiesa anche se per la verità non sempre sostenuto con motivazioni chiare. I giovani per loro indole non vogliono imposto nessun divieto (tanto più di natura dogmatica) quindi si aspettano che l’invito sia sostenuto da giustificazioni valide.
Certamente, parlare ai giovani di castità in un contesto in cui l’esaltazione della sessualità ha raggiunto i massimi livelli, mi sembra un compito arduo. Semmai il problema maggiore è quello di insegnare ai giovani il concetto della fedeltà. Mi sembra, da quello che le TV propinano ogni giorno, che il problema non sia tanto se i giovani abbiano o no rapporti prematrimoniali quanto il fatto più grave che le relazioni durano poco e che a prevalere non è l’amore ma il consumo di relazioni che hanno il solo scopo di soddisfare un bisogno fisiologico o di vantare la conquista e il possesso di una nuova preda. In pratica a prevalere è l’aspetto ludico di una relazione, avulsa da qualsiasi progettualità. Progettualità non significa stabilire la data del matrimonio ma pensare che il proprio rapporto possa avere un futuro.

lovePersonalmente ritengo che, a livello educativo, bisognerebbe puntare sull’affettività che è una componente essenziale della sessualità, che non è semplice esercizio fisico.
Ritornando al punto di partenza e riabilitando (senza per questo beatificarlo) la figura del mio caro commilitone – virtualmente mandato al rogo dal mio dogmatismo – penso che considerata la tarda età alla quale si arriva al matrimonio sia impensabile che (nella maggior parte dei casi) i due raggiungano il lieto evento senza avere messo in pratica i suggerimenti di Eros. Lungi da me il tentativo di dare la benedizione a queste coppie, ma se dobbiamo parlare di cose che appartengono a questo mondo dobbiamo constatare che la realtà non è quella che la Chiesa istituzionale sogna e desidera.
Quindi bisognerebbe agire subito sul fronte educativo: cominciando dalla scuola per attivare corsi di “educazione all’amore” che non è semplice conoscenza delle parti anatomiche del corpo o enunciazione del corretto uso degli anticoncezionali, ma è anche conoscenza delle proprie emozioni, della possibilità di saperle gestire o della capacità di ritardare la soddisfazione semplicemente fisica. Educazione all’amore significa anche essere coscienti della propria mascolinità e femminilità, di prendere familiarità con il proprio corpo e sapere riconoscere i propri sentimenti.
Lo stesso discorso va fatto in parrocchia dove non si può pretendere di fare educazione sessuale ponendo (con tutto il sacro rispetto che ho per la madre di Gesù) ) la Madonna come modello per le ragazze e San Giuseppe per i ragazzi. I ragazzi e i giovani non hanno bisogno di modelli casti ma di persone che hanno vissuto il loro amore all’insegna della fedeltà e del dono sincero di se che naturalmente riguardo alla coppia ha bisogno della reciprocità, senza la quale i matrimoni diventano piattaforme di lancio per nuove conquiste amorose.

Giuseppe Compagno

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