Una domanda ormai classica: per Natale dove vai? E qui cominciano spesso i guai, i mugugni, le incomprensioni, le liti. Già, perché per 364 giorni all’anno si fa quello che si vuole, spesso disinteressandosi degli altri e poi arriva Natale e dobbiamo necessariamente “diventare più buoni”. Ovviamente senza parlare di chiesa, di Messa, di Incarnazione, di Gesù che viene.
La realtà è che predomina la tradizione, le usanze, gli obblighi e faccende di questo genere. E allora ci si stressa andando in giro per i negozi a comprare i regali più improbabili per accontentare tutti. Ma non si può spendere così tanto, così eccoci intenti a scovare oggetti tanto a buon mercato quanto spesso inutili.
E dove si va? A casa nostra no, c’è poco spazio. Bronci e telefonate. E se andassimo fuori a mangiare? E poi gli inviti, le scelte, le esclusioni dolorose ma necessarie, la spesa, le sedie in prestito, gli addobbi, i preparativi…
Poi è l’ora del pranzo. Pronti ad abbuffarci fino a stare male. Le tombolate, i mercanti in fiera, i giochi moderni che nessuno conosce, mentre qualcuno si addormenta stravaccato sui divani.
Infine, chi rimane, mangia gli avanzi (tranquilli ce ne sono anche per domani), qualcuno se li porta a casa. Poi tutti via: finalmente anche questo Natale è finito!
A volte, però, dimentichiamo qualcuno….
Se non lo avete ancora visto guardate questo spot pubblicitario tedesco che ogni volta mi fa piangere di commozione.