Credere di credere

Devo confessare che ogni volta mi stupisco della capacità dell’uomo di sorvolare davanti ai tanti motivi di riflessione che Gesù ci invia tramite la sua Parola scritta nel Vangelo. Il settimo capitolo di Marco è davvero profondo!
Intanto salta subito agli occhi il richiamo sulla vera purezza, che risiede nel cuore degli uomini e, aggiungo, nei gesti esteriori, quando esprimono al di fuori di me, quello che c’è dentro di me. Altrimenti è solo ipocrisia. “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro.”
In questo senso, ma più in profondità, va inquadrato il nostro aderire alla fede. Perché, diciamolo onestamente, spesso il nostro senso religioso nasce e si muove solo alla superficie della nostra esistenza, come una serie di tradizioni e usanze da mettere in pratica solo perché “così si usa”.
Il cristiano spesso “crede di credere”, come dice un filosofo scrittore dei nostri giorni; crede di appartenere ad una confessione religiosa solo perché gli è stata “imposta” da piccolo col Battesimo ed a sua volta egli la “impone” ai propri figli, ma senza una reale adesione alla vita cristiana che quella confessione di fede in realtà esige. Da qui tutte le conseguenze che ben conosciamo e che Gesù ribadisce con forza facendo eco al profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me!
“Questo popolo” siamo noi, è inutile negarlo, e ciò porta ad una considerazione amara: ad una fede vissuta tiepidamente corrisponde, per lo più, un senso della vita annacquato e spento. E noi adulti, sappiamo bene che passata la “furia” piena di speranze, progetti e spesso illusioni dell’età giovanile, poi non resta che poco e nulla. È questo quello che ci meritiamo?
La vita è nostra, ci appartiene e possiamo spenderla come meglio crediamo.
Se è Gesù il nostro obbiettivo per realizzare pienamente la nostra vita, allora non occorrono troppe parole, ma più preghiera e riflessione.
Se l’obbiettivo è un altro, allora….

Saverio Schirò

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