CAMINO PRIMITIVO” (Camino dell’enterior)

santiago-de-compostela-guglie Oggi 5 giugno 2010 ore 15.30 dall’alto del monte del Gozo, attraverso una nebbiolina sottile, intravedo le guglie della cattedrale di Santiago de Compostela. Un tuffo al cuore, di quelli che non mi capitavano da tempo, e, poco importa se da lì a poco intuivo che le guglie viste, non erano le guglie della cattedrale di Santiago ma due ripetitori televisivi (di Santiago), la gioia di essere arrivato mi ha fatto uno scherzo, ma sono veramente felice.

Mi sono chiesto se avevo ancora lo zaino sulle spalle, perché non lo sentivo più. Da lì a poco attraversavo felice la “puerta del camino” che mi portava dritto alla cattedrale. Ad ogni passo ripensavo al mio cammino, sì, il mio cammino, perché io sono il cammino, ho capito che il cammino non esiste, ognuno di noi è il cammino.
Il primo giorno, la prima tappa è stata un disastro; sono arrivato a Oviedo alle 5 del mattino ho atteso che aprisse la cattedrale fino alle 9; qui incontro due pellegrini di Firenze, Guido e Giovanna. Finalmente entrato in chiesa, mi sono fatto timbrare la credenziale dal parroco, ho fatto la spesa e sono partito. Avevo previsto di dimezzare la tappa, visto che era la prima e che era piuttosto lunga (26km), invece abusando delle mie forze, ho avuto la bruttissima idea di farla tutta, con la conseguenza che all’arrivo a Grado, ero pieno di dolori, stanchissimo e con la febbre. Il morale mille metri sotto terra, al massimo dello sconforto, ho deciso: prendo il treno e torno a Oviedo, da dove sarei tornato a casa.
Tornato ad Oviedo andai in un albergo dove dopo aver preso un’aspirina mi addormentai come un sasso, notte da incubi, sogni brutti e strani.
Al mattino seguente, nonostante i miei persistenti dolori, prendo il treno ma non per il ritorno a casa, ma per Grado, dove avevo interrotto il mio cammino, sentivo il bisogno di riprovarci.
Nel fare provviste ritrovo Guido e Giovanna che facevano provviste anche loro, gli chiedo come mai fossero ancora qui, mi risposero che avevano dimezzato la tappa fermandosi a Escamplero (dove dovevo fare tappa anch’io) perché la prima tappa è sempre insidiosa e loro lo sapevano bene, visto che era la settima volta che facevano il cammino. Raccontai loro la mia disavventura del giorno precedente, mi consolarono e mi furono da stimolo per le tappe successive.
Partii per la seconda tappa , da Grado a Salas (22km) qui tra forti salite e grandi discese, immerso nel verde di campi, di fiabeschi viottoli fra i boschi, costeggiando fiumi, fra miriadi cascatelle, arrivo a Cornellana, al monastero di san Salvador. Stavolta non mi faccio fregare e mi fermo qui. Conosco altri pellegrini, Pepe, spagnolo proveniente dal cammino del nord, Monica e Karl: padre e figlia tedeschi. Anche loro facevano il cammino primitivo.
Da qui in avanti il cammino si sarebbe fatto più duro, le salite più ripide, le discese più pendenti, ma gli scenari più spettacolarmente belli. Le cappelle piccolissime, costruite dai pellegrini nei primi anni del cammino, sono come delle piccole gemme, frutto di enorme devozione, amore e sacrificio. Purtroppo molte di esse versano in uno stato di abbandono totale ma non hanno perso il loro fascino, anzi.
Prima di partire per questo viaggio, mi ero chiesto cosa spingesse tutte queste persone provenienti da ogni parte del mondo a percorrere i vari cammini, ora lo so e, l’ho capito guardando il loro volto, tutti quelli incontrati, cinesi, coreani, messicani, australiani, cileni e via dicendo, tutti avevano una grande gioia che trasmettevano attraverso un sorriso, sorriso di quelli che non si dimentica. Hai la certezza che anche loro hanno avuto le tue stesse sensazioni, le tue stesse certezze. Dal basso della diga di Grandas de Salime all’alto del passo di Puerto del Palo, non sei mai solo, senti dentro e fuori una presenza che ti accompagna, che ti sostiene passo dopo passo e, quando non ce la fai più, se gli chiedi aiuto, egli te lo da, ti alleggerisce dal peso dello zaino, cosa non indifferente.
Dentro la cattedrale quando vai ad abbracciare il santo, secondo me, si ha la vera rivelazione… non sei andato a Santiago per lui, ma come lui, sei diventato pellegrino.
Raggiungere Finisterre, infine, diventa necessario, perché senti di dover arrivare fin dove non puoi andare oltre,tutto quello che c’era da vedere l’hai visto, tutto quello che c’era da provare l’hai provato, tutto ciò che c’era da scoprire l’hai scoperto, tutto ciò che c’era da capire l’hai capito, tutto quello che farai d’ora in avanti, non sarà più come prima.

Vito.

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