(Anno C) XX domenica del tempo ordinario

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«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra»
(Ger 38,4-6.8-10; dal Salmo 39; Eb 12, 1-4; Lc 12, 49-57)

L’insegnamento che Gesù impartisce ai suoi discepoli lungo il cammino verso Gerusalemme è in continuo crescendo: compassione e dedizione verso l’altro, ascolto della Parola di vita, preghiera filiale, condivisione, capacità di dar via tutto per arricchirsi solo dell’essenziale, fidarsi talmente di Dio e lasciarlo agire nella propria vita… Ci sono elementi più che sufficienti per percorrere il cammino del vero discepolo che desidera seguire il suo Maestro e somigliargli sempre di più. Ed è proprio questo il tipo di fuoco di cui Gesù parla, spinto dalla sua passione interiore, lo zelo per il regno di Dio che lo divora e non gli da pace fino a quando non giunge al suo compimento. Di questo fuoco egli stesso brucia fino a diventare roveto ardente sulla Croce, colonna di fuoco che continuerà ad ardere per far luce sul cammino dell’umanità. «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!». Questo fuoco è lo Spirito Santo, che dimora in Lui, che lo guida, lo spinge a portare in mezzo agli uomini l’amore del Padre, che vuole raggiungere tutti gli uomini fino agli estremi confini della terra ed attirali a Lui.

Questo fuoco è l’insegnamento nuovo, dato con autorità e potenza, che attira ed incanta il popolo, che ne sente il fascino straordinario e percepisce la presenza misteriosa di Dio che viene ancora una volta a visitarlo. Questo fuoco è il nuovo modo di vivere il rapporto con Dio, la riscoperta che lui è Padre e noi siamo suoi figli. Da questo deriva un nuovo modo di concepire e vivere i rapporti con gli altri e con i beni della terra, di cui noi siamo appena e solo amministratori, che dobbiamo rendere conto di come li abbiamo amministrati. L’insegnamento di Gesù sull’amore fraterno, sul perdono delle offese, sul primato assoluto di Dio e della sua volontà nella nostra vita, sulla disponibilità gioiosa a mettersi il grembiule per servire, sul cercare con semplicità l’ultimo posto, sulla capacità di mettersi nei panni dell’altro, sul piegarsi verso il povero, il malato, il sofferente e l’escluso, sulla ricerca di chi si è smarrito nei sentieri della vita, sull’accoglienza di chi ha sbagliato ed ha sentito il desiderio di ritornare sui propri passi, sull’apertura verso l’altro, il diverso, il lontano, lo straniero; tutta questa serie di insegnamenti non è altro che puro fuoco, fiamma perenne che viene a bruciare ogni forma iniqua di violenza, sopraffazione, egoismo, mania di potere, avidità, menzogna, ipocrisia, superbia.

Il desiderio di Gesù è quello di vedere estendersi questa fuoco in misura sempre più ampia. Ecco perché lo troviamo sempre in movimento, in cammino. Ecco perché manda davanti a se prima i Dodici apostoli e poi i settantadue discepoli, perché questo fuoco si espanda sempre più. Ma Egli è ben consapevole che questo fuoco non potrà espandersi se prima Lui non porta a compimento il disegno del Padre, offrendo in sacrificio se stesso. Ecco perché aggiunge che non vede l’ora di poter ricevere un altro battesimo dopo quello che ha ricevuto al Giordano, ed è proprio il battesimo di sangue, quel sangue che si verserà dal suo corpo e che lo coprirà interamente, prima di diffondersi per sommergere i peccati di tutta l’umanità. Ma a questo battesimo di sangue Gesù invita anche i suoi discepoli, ed è anzi una prova della loro sequela e della loro fedeltà fino alla fine. Ricordiamo cosa chiede ai due fratelli Giacomo e Giovanni, che volevano i primi posti nel suo regno: “Potete bere voi il calice che io devo bere e ricevere il battesimo che io sto per ricevere?”. E quanti si mettono dietro di Lui sono chiamati a nutrire il desiderio di questo battesimo di amore.

Ma poiché questo è un fuoco divorante, che è capace di togliere tutte le scorie e le impurità dal cuore dell’uomo, non viene accettato da chi non ha aperto il suo cuore e la sua vita a Dio e da chi preferisce i fuochi fatui del proprio interesse o delle proprie passioni e si lascia abbagliare da questi. Ecco perché suscita subito la contraddizione e l’opposizione più accanita. Ecco perché Gesù conclude questo vibrante discorso con delle affermazioni che sembrano contraddire il Gesù che noi conosciamo, il Gesù mite e umile di cuore, il Gesù che invita a porgere l’altra guancia e rimprovera fortemente Pietro che, al Getsemani, ha tirato fuori la spada per ferire il servo del sommo sacerdote. Gesù, che ha insegnato ai discepoli ad essere i portatori e i seminatori di pace, adesso dice che Lui stesso è venuto a portare non la pace ma la divisione, una divisione così radicale che comincia proprio all’interno delle case, creando una insanabile opposizione tra genitori e figli e tra i fratelli stessi, che si combatteranno e si denunceranno l’un l’altro come nemici.

Questa opposizione Gesù stesso l’ha vissuta per primo. Quando fu presentato al tempio, il vecchio Simeone ha detto di Lui che sarebbe stato un segno di contraddizione, che avrebbe diviso il cuore degli uomini, perché avrebbe messo a nudo quello che c’era dentro. Il Vangelo ci dice che un giorno i suoi “fratelli” erano andati a prenderlo perché ritenevano che era uscito fuori di senno. Per non parlare poi delle inimicizie che si andava creando con i capi del popolo, gli anziani, gli scribi e i farisei, fino al tradimento maturato da Giuda, che non riusciva ad accettare il suo insegnamento. Questa divisione ha continuato ad accompagnare i credenti lungo la storia, specie nei tempi in cui essere cristiani costituiva un pericolo per la propria vita. Questa divisione continua a rendersi evidente anche oggi, ogni qualvolta in nome della fede si difendono i diritti alla verità, alla giustizia, alla vita, alla dignità della persona, alla libertà, all’onestà della vita. In quante nazioni non si è oppressi e perseguitati a motivo della propria fede? Il sangue dei martiri continua a scorrere ancor oggi in abbondanza. Ed anche questo è un segno dei tempi.

Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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Padre Pino
Padre Pino
Don Giuseppe Licciardi, sacerdote della diocesi di Monreale innamorato di Cristo e della sua Parola.

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