VALORE DI UN BICCHIERE D’ACQUA FRESCA
(2Re 4,8-11.14-16; Salmo 88; Rm 6,3-4.8-11; Mt 10,37-42)

             Molto suggestivo il racconto che abbiamo ascoltato riguardo al profeta Eliseo, che era succeduto al grande Elia nel ministero profetico, che esercitava nel nome del Signore e per una specifica chiamata da parte del Signore. La generosità, carica di disponibilità, con cui Eliseo esercitava il suo ministero, non rimanevano inosservate da parte del popolo. E tra le persone che lo apprezzavano per la sua attività instancabile c’era una illustre donna di Sunem, presso la quale un giorno Eliseo si fermò a pranzo come ospite. Questa conoscenza più personale fece crescere il senso di stima e di rispetto verso il profeta, cosicché da quel giorno, tutte le volte che il profeta si trovava a passare di là per lo svolgimento della sua missione, si fermava a mangiare da lei. Ammirata dal suo comportamento, un giorno la donna parlò al marito di una idea che le era venuta per rendere più gradevole la sosta del profeta nella sua casa. “Quest’uomo di Dio che passa spesso da noi -gli disse- è un uomo santo. Perché non gli prepariamo una stanza, dove lui, trovandosi di passaggio, si possa fermare per riposare, e magari ritirarsi tranquillamente, se lo desidera e forse ne ha pure di bisogno?” E così, col consenso del marito, si mettono all’opera.

             Fanno costruire per lui, nel piano superiore, una stanza in muratura, l’attrezzano con un tavolo, una sedia, un candeliere e quanto è necessario, perché il profeta vi possa stare a suo agio. Eliseo è profondamente commosso da questo chiaro segno di stima e di benevolenza, cosicché chiede al suo servo Giezi cosa potrebbe fare per quella donna. Cosa poteva esserle maggiormente gradito? E Giezi gli fa osservare immediatamente che quella donna non aveva nessun figlio. Eliseo la fa chiamare subito e, mentre lei stava ferma alla porta della stanza, le dice con solennità e fermezza: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia». Riascoltando le parole del salmo responsoriale, potremmo dire che dal cuore del profeta e di quella donna sia sgorgato un canto di gioia e di gratitudine: “Canterò per sempre l’amore del Signore!”. Da parte del profeta, perché il Signore si prendeva cura di lui, tramite l’accoglienza generosa di quella famiglia. Da parte della donna, che aveva accolto Eliseo, proprio perché era un profeta e un uomo di Dio, per il dono inatteso del figlio, come segno che il Signore ricompensa ogni gesto di amore e di servizio compiuto nel suo nome.

             Ci possiamo leggere come una anticipazione di quello che abbiamo appena ascoltato nella pagina del vangelo, che raccoglie una serie di detti di Gesù che riguardano, da un lato, le disposizioni interiori che Gesù richiede da parte di chi intende dedicarsi al suo servizio, e dall’altro, qual’è la ricompensa che spetta a quanti accolgono un profeta o un apostolo nell’esercizio del loro ministero. Nel primo caso troveremo che Gesù si mostra molto esigente nei confronti di tutti coloro che hanno deciso di seguirlo, tanto da sembrare esagerato e persino duro nelle  sue richieste. Non usa mezzi termini, nè d’altra parte si contenta di mezze misure da parte dei suoi discepoli. Chi lo segue deve avere davanti solo lui ed il suo esempio e dedicarsi interamente alla sua missione, senza condizioni. Nel secondo caso, coloro che accolgono un discepolo, o compiono qualcosa in suo favore, vengono considerati come persone che danno il loro personale contributo all’attività del discepolo, e quindi meritano la ricompensa del discepolo.

Cominciamo con la prima serie dei detti. L’inizio delle condizioni che pone Gesù a coloro che lo vogliono seguire, suona davvero scioccante: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me». Davvero inquietante! Forse che Gesù si pone come ostacolo all’amore filiale o paterno e materno? Assolutamente no! Ma vuole fare intendere che quando si tratta di Lui, o gli diamo il primo posto oppure è come se Lui non contasse per noi. Perché Lui è il Signore, e nella misura in cui noi mettiamo le cose nel giusto ordine, allora Lui stesso si prenderà cura di noi e dei nostri figli. Non solo, ma l’amore verso i genitori ed i figli verrà impregnato del suo stesso amore, proprio nella misura in cui il discepolo si è donato completamente a Lui. Ognuno ha la sua missione nella sua vita, la sua croce da portare dietro di Lui e la deve abbracciare con tutto se stesso, perché li c’è il Signore. In caso contrario è come se rigettasse Lui stesso, non rendendosi degno di Lui. Lo stesso vale per la propria vita. Chi di fronte al Signore ed alla sua volontà comincia a giocare tra il sì ed il no, a secondo dei propri comodi, o vantaggi o capricci, di fatto ha escluso il Signore dalla sua vita, gli ha detto di no. Si tratta di coerenza!

Se invece guardiamo alla seconda serie di detti, allora rimaniamo sorpresi della sua incredibile generosità e larghezza di amore, ben superiore alle opere che noi possiamo aver fatto. Sì, è proprio come ci ricorda un vecchio detto: Dio non si lascia vincere in generosità! Già la prima espressione ci lascia senza parole, nella misura in cui ci garantisce che chi accoglie uno dei suoi discepoli accoglie Lui stesso e con Lui anche il Padre suo! Non so se c’è da dire “meno male che” o “purtroppo” noi non ci stiamo molto a pensare a questo, perché altrimenti saremmo colmi di stupore e di emozione. O quando ci dice che chi accoglie un profeta in quanto profeta, avrà la ricompensa che spetta al profeta, non possiamo non ricordare la toccante storia di Eliseo e della signora di Sunem. Per non parlare poi dello straordinario  detto finale  sul quel “solo bicchiere d’acqua fresca” dato a uno dei piccoli che lavorano per il Signore, che avrà la sua ricompensa. Un gesto di poco conto, fatto con amore e con grande gentilezza verso un discepolo del Signore, viene ricompensato che se fosse un modo di collaborare all’opera stessa del discepolo! Sì, davvero potremmo tornare a cantare col salmista: “Canterò in eterno l’amore del Signore!!!”

Don Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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