All’inizio del  primo libro di Samuele ci viene presentata questa donna con alcune notizie essenziali che la riguardano e ci aiutano a inquadrare la sua situazione. Anna è la moglie di un certo Elkanà, della tribù di Efraim. Ma c’è una seconda moglie nella casa di Elkanà, Peninna. Tra le due c’è una grande differenza: Peninna aveva figli, Anna invece era senza figli. In una società in cui il figlio era considerato un grande valore, perché dono di Dio, possiamo immaginare l’amarezza di Anna, che si sentiva svalutata, a motivo della sua sterilità. A questo si aggiungeva l’atteggiamento sprezzante di Peninna, che non perdeva occasione di far pesare ad Anna la sua condizione.
La famiglia di Elkanà soleva recarsi ogni anno presso il santuario di Silo, per portare le sue offerte e presentarsi davanti al Signore. Ma anche in questa circostanza di carattere religioso Peninna trovava il modo per umiliare Anna e farle sentire inferiore anche agli occhi di Dio, che non l’aveva rallegrata con il dono della maternità. Anna non risponde con rabbia agli insulti della rivale, ma soffre in silenzio.  Non contava abbastanza per Anna il fatto di essere la moglie prediletta, nè tantomeno l’infelice tantativo di Elkanà che cercava di consolarla, dicendole che lui valeva per lei ben più di dieci figli.
Anna non si sentiva compresa nel suo dolore. A che serviva sentirsi dire da suo marito: “Ci sono io per te”, se quello che desiderava era di poter avere dei figli? Così, anche la festa che si faceva a Silo non era motivo di gioia per lei, ma solo di tristezza. L’unico momento di tregua al suo dolore Anna lo trova nel santuario, dove si reca subito dopo il sontuoso pranzo consumato insieme con la famiglia. Qui si mette davanti al Signore ed apre il suo cuore manifestando la sua sofferenza e piangendo a dirotto.
dONNA CHE PREGATutto avviene in silenzio, dato il carattere mite ed umile di Anna. E lì, nel santuario, Anna chiede a Dio quello che desidera più di ogni altra cosa al mondo: avere un figlio maschio. Ma questa richiesta è accompagnata da una promessa: Anna s’impegna a donare a Dio per tutta la vita il figlio che Dio le avrebbe donato, consacrandolo a Lui. La sua preghiera è così intensa e raccolta che non si accorge che le sue labbra si muovono, anche se non si ode alcun suono. Ma Eli, il sacerdote che attendeva al culto del santuario, non manca di notare questo particolare, solo che lo interpreta male. Crede che la donna sia ubriaca e così le si avvicina e la rimprovera. Un’altra umiliazione per Anna, la quale però, con fiducia ed umiltà, manifesta al sacerdote i suoi veri sentimenti e la preghiera che ha fatto al Signore.
Eli si rende conto di avere fatto una gaffe e comincia ad immedesimarsi nella sofferenza della donna, tanto che alla fine la benedice, dicendole: “Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che hai chiesto!”.
Quelle parole ebbero un effetto sorprendente nel cuore di Anna che le sentì come una risposta del Signore alla sue preghiere. Tant’è vero che da quel momento, come ci assicura la Scrittura, il cuore di Anna non fu più lo stesso. Non più amarezza e dolore, ma un senso di fiducia e di pace profonda. Anna crede e sente fermamente che il Signore ha esaudito la sua preghiera.
La conferma che il Signore ha guardato con benevolenza  alla sua umile serva infatti non si fa attendere molto, perché, tornata a casa, Anna rimane incinta. La maternità le ridona il senso della sua dignità di donna, e Peninna ormai non la può più ferire con i suoi malevoli insulti.

Alla fine dell’anno partorì un figlio e lo chiamò Samuele, che in aramaico significa: il Signore mi ha ascoltato.
Con il nuovo anno la famiglia si preparava, come al solito, per fare il pellegrinaggio a Silo. Ma Anna disse al marito, che lei non sarebbe andata, perché voleva tornare al santuario solo quando il bambino si sarebbe svezzato, perché allora lo avrebbe lasciato nel santuario affidandolo al sacerdote Eli per consacrarlo al Signore. Quando si compie il tempo dello svezzamento ed Anna capisce che può lasciare tranquillamente il fanciullo in cura di altri, si reca finalmente a Silo per sciogliere il voto fatto al Signore.
Giunta al santuario si presenta ad Eli e si fa riconoscere per quella donna che alcuni anni prima era andata a piangere davanti al Signore e a chiedere il dono di un figlio. A questo punto, lei che fino ad ora aveva fatto tutto in silenzio, non riesce più a trattenere il senso di grande gioia e di gratitudine che traboccano dal suo cuore trasformandosi in uno degli inni di lode più belli che troviamo nella Scrittura. E questa volta Anna non prega tra se e se, ma lo fa apertamente, a voce spiegata: “Il mio cuore esulta nel Signore, e la mia forza s’innalza, grazie al mio Dio”.
Anna, in questa bellissima preghiera, mostra di conoscere bene Dio e lo esalta per la sua grandezza e bontà, che si volge verso il povero e l’umile, mentre disdegna i superbi e gli orgogliosi.

La vicenda personale da lei vissuta in spirito di fede le ha permesso di maturare la sua conoscenza di Dio, il cui agire è giusto e santo e ben conosce i pensieri ed i sentimenti dell’uomo. Anna ha chiesto con fede, sapendo che la vita è un dono di Dio e non una pretesa da parte dell’uomo. Lei ha ricevuto il figlio e, senza riserve, lo ridona al Signore, perché il Signore non glielo ha dato per accontentare un capriccio o per colmare solo il vuoto del suo cuore di donna desiderosa di maternità, ma perché ha un progetto di amore su questo bambino, ed Anna è pronta a consegnarlo al Signore.
Così, dopo aver compiuto tutti gli adempimenti, Anna affida il figlio Samuele al sacerdote Eli, perchè lo prepari bene al servizio del Signore. Anna continua a recarsi al santuario di Silo, ed ogni anno porta al figlio una tunica, accompagnandolo con cuore materno nel periodo della sua formazione. Questo particolare è l’ultimo che ci viene dato nella Scrittura. Anna torna nel suo silenzio, ma ancora una volta Eli, con il suo augurio, si fa interprete della promessa di Dio, che va sempre al di là delle attese umane. Quando l’anno successivo Elkanà si reca al santuario di Silo per offrire al Signore il sacrificio, Eli benedice lui e la moglie Anna con queste parole: «Ti conceda il Signore altra prole da questa donna in cambio della richiesta fatta per il Signore».
Il Signore torna a visitare Anna che negli anni successivi sarà arricchita da altri tre figli e due figlie. Intanto il fanciullo Samuele cresceva e si andava formando al servizio di Dio nel santuario, ed il suo comportamento era gradito al Signore e agli uomini.

Giuseppe Licciardi

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