La predicazione di Giovanni non rimane un episodio isolato lungo le rive del Giordano, ma suscita un richiamo straordinario presso popolo ebreo. Come leggiamo nel Vangelo di Giovanni, una grande folla di gente si muove per andare ad ascoltarlo ed anche per sottomettersi alla simbolica pratica che egli aveva inaugurato, di immergersi nelle acque del fiume, per indicare la sincera volontà di convertirsi e vivere secondo i desideri di Dio. Ormai era conosciuto da tutti come Giovanni il Battezzatore. Tra i tanti che sentirono il richiamo ad una vita più conforme alla santa legge di Dio c’era anche Andrea di Betsaida, che era diventato un discepolo di Giovanni. Con altri amici volentieri si muoveva da Betsaida per andare ad ascoltare l’infuocata predicazione di Giovanni. Un giorno, mentre Andrea e il suo amico Giovanni di Zebedeo si trovavano al Giordano da Giovanni, giunge sul luogo Gesù di Nazaret, che si era fatto battezzare il giorno prima, e verso il quale Giovanni rivolge lo sguardo e lo indica con la mano dicendo una strana espressione, che colpisce i due discepoli: “Ecco l’Agnello di Dio!”.

Questa parola di Giovanni spinge i due a seguire Gesù con curiosità e profondo interesse. Ma Gesù, vedendo che lo seguivano, si volta verso di loro, chiedendo: “Che cercate?”. Lì per lì rispondono con un certo imbarazzo:  “Rabbì, dove abiti?”. Così Gesù li invita senza indugio: “Venite e vedrete!”. Ci dice il Vangelo di Giovanni che i due andarono, videro dove abitava e quel giorno rimasero con Gesù. L’incontro è così determinante per la loro vita, che viene ricordata pure l’ora: “Erano circa le quattro del pomerigigo!”. Andrea esce da quell’incontro pieno di grande emozione ed entusiasmo. Non vede l’ora di raccontare a qualcuno questa straordinaria esperienza. La prima persona che incontra è suo fratello Simone al quale con foga rivela: “Abbiamo incontrato il Messia!”. Simone sa che suo fratello è riflessivo e posato, non impulsivo come lui, per cui comprende che la cosa è molto seria. Lo stesso Andrea rinuncia a dare spiegazioni e fa proprio come Gesù aveva fatto con lui. Invita Simone ad andare con lui ed incontrare Gesù, in modo che si possa rendere conto personalmente di quanto gli aveva raccontato. L’impatto di Simone con Gesù è folgorante. Non appeno lo vede, Gesù subito si rivolge a lui con fermezza: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro).

Dagli altri Vangeli sappiamo che, qualche tempo dopo, Gesù passando lungo le rive del lago di Galilea, si avvicina ad un gruppo di pescatori che stanno per tirare a riva le reti. Sono proprio i due fratelli Andrea e Simone, ai quali Gesù si rivolge con un invito misterioso: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”.  Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Con prontezza e disponibilità Andrea si mette a seguire Gesù, diventando un suo discepolo. Lo incontriamo in altri passi del Vangelo, ad esempio, quando Gesù sale sul monte e, tra i tanti discepoli che lo seguono, ne sceglie dodici, tra cui troviamo il nome di Andrea. Ancora Andrea è colui che presenta a Gesù quel ragazzo con i cinque pani ed i due pesci, pur nella consapevolezza che sono un niente di fronte alla folla lì  presente. Ma Gesù moltiplica quei pani e quei pesci per sfamare tutti e far raccogliere gli avanzi. Ed è pure Andrea che, in disparte, dopo che Gesù ha parlato della prossima distruzione del tempio, chiede insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni: “Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?”. Ed è proprio ad Andrea, che ha un nome greco, che degli stranieri, dei greci, si rivolgono per essere presentati a Gesù; ed egli, chiamando in aiuto l’altro discepolo suo amico che ha anche lui un nome greco, Filippo, accompagna queste persone da Gesù. E lo incontriamo infine subito dopo che Gesù è asceso al cielo, mentre con gli altri discepoli, si reca al cenacolo, dove rimangono assidui nella preghiera, insieme ad alcune donne ed a Maria, la madre di Gesù,  per attendere l’adempimento della promessa fatta da Gesù, di mandare il suo Spirito.

Questo è l’ultimo cenno che noi troviamo nel Nuovo Testamento riguardo all’Apostolo Andrea. Le altre notizie ci vengono dalla tradizione e dagli Atti apocrifi di Andrea. Lo storico Eusebio di Cesarea scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore, nelle regioni lungo il Mar Nero e nella Russia meridionale, per cui è onorato come patrono in Romania, Ucraina e Russia. L’apocrifo testo della “Passione” racconta che in seguito Andrea si sarebbe recato in Grecia, per proseguire la sua attività missionaria a Patrasso, dove venne condannato a subire il martirio per crocifissione. Lui stesso avrebbe chiesto di essere appeso a testa in giù in una croce particolare a forma di X, che ormai da tutti è conosciuta come la croce di sant’Andrea. La “Legenda aurea” riferisce che Andrea andò incontro alla sua croce con questa splendida e toccante invocazione sulle labbra: Salve, o Croce, inaugurata per mezzo del corpo di Cristo e divenuta adorna delle sue membra, come fossero perle preziose. Prima che il Signore salisse su di te, tu incutevi un timore terreno. Ora invece, dotata di un amore celeste, sei ricevuta come un dono. I credenti sanno, a tuo riguardo, quanta gioia tu possiedi, quanti regali tu tieni preparati. Sicuro dunque e pieno di gioia io vengo a te, perché anche tu mi riceva esultante  come discepolo di colui che fu sospeso a te. O Croce beata, che ricevesti la maestà e la bellezza delle membra del Signore! Prendimi e portami lontano dagli uomini e rendimi al mio Maestro, affinché per mezzo tuo mi riceva chi per te mi ha redento. Salve, o Croce; sì, salve davvero!”

Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

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