Abigàil, donna assennata e di bell’aspetto

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 Pochi conoscono questa donna che fu moglie di Davide ma che entrò e sparì dalla sua vita in punta di piedi. (1Samule 25)

abigail“Abigàil, donna assennata e di bell’aspetto”, così ce la presenta la Sacra Scrittura. Ma chi è costei? Ci viene presentata come moglie di Nabal, un ricco possidente di Carmel, il quale a sua volta viene definito come uomo molto ricco, sì, ma altrettanto rude, violento e di cattive maniere. Una coppia quindi non proprio ben affiatata, se pensiamo che a quel tempo i matrimoni venivano combinati e niente di strano che la ricchezza avesse convinto i genitori a darla in sposa a quest’uomo sgradevole per garantirle il futuro. Ma il buon senso di questa donna riusciva a far funzionare in maniera accettabile il rapporto.
Siamo al tempo della tosatura delle pecore e Nabal si trova nella campagna con le sue tremila pecore ed i suoi pastori, mentre i tosatori sono all’opera. Un momento di grande festa, che si corona con una bella mangiata e bevuta, perché la tosatura produceva un bel guadagno al padrone.
In quel periodo, nel vicino deserto di Paran, era accampato Davide con circa seicento uomini che lo avevano seguito: fuggiva dall’ira del re Saul che voleva la sua morte. Questo drappello di uomini viveva di espedienti, magari difendendo i pastori o gruppi di famiglie dall’assalto dei predoni. Ma in quel momento le riserve di cibo per Davide ed i suoi uomini si erano ridotte al minimo. Così Davide, sapendo che Nabal era per la tosatura delle pecore, manda dieci dei suoi uomini per chiedergli di dargli quel che poteva. Gli uomini si rivolgono a Nabal con modi molto garbati, salutando lui e la sua gente con il saluto di pace e ricordando che quando i pastori erano al Carmel, niente era stato toccato del gregge e nessuno li aveva disturbati, perchè gli uomini di Davide erano stati come un muro di difesa per essi. Con molta umiltà chiedono quindi che, in un momento così gioioso e favorevole come quello della tosatura, si ricordi di Davide e dei suoi compagni: “Da’, ti prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide“. Ma Nabal, da uomo arrogante qual’era, sapendo della situazione di Davide e del suo rapporto con il re Saul, risponde con fare sdegnoso che lui non conosce Davide e che non ha alcuna intenzione di privare i tosatori del pane, dell’acqua e della carne per darli a quegli sconosciuti fuggiaschi.
I giovani tornano mortificati da Davide e gli raccontano quanto è avvenuto. La collera invade il cuore di Davide che ordina a quattrocento dei suoi uomini di prendere le armi e di scendere con lui, perché non avrebbe lasciato vivo un solo uomo della casa di Nabal. Nel frattempo, uno dei giovani pastori, che aveva conosciuto Davide e la sua truppa, si rivolge alla moglie di Nabal, Abigàil, dicendole con quanta arroganza Nabal aveva trattato quegli uomini che in passato avevano protetto il suo gregge e i suoi pastori e si erano comportati sempre bene con loro: “Sono stati per noi come un muro di difesa notte e giorno finché siamo stati con loro a pascolare il gregge“. Quindi la invita a fare quello che le sembra giusto perchè suo marito è un uomo perverso e con lui non si può parlare.
Abigail comprende che le cose si mettono male e senza perdere tempo, prende in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque pecore già pronte, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi e li carica sugli asini. Quindi dice ai suoi servi di andare avanti, che lei li segue. Quando vede Davide venire giù dalla montagna con i suoi uomini, scesa dall’asina gli si prostra davanti, chiedendo scusa per come si era comportato il marito, proprio da malvagio e da stolto, come dice il suo nome, Nabal. “Stolto si chiama e stoltezza c’è in lui!“, riconosce la donna. Quindi prega Davide di darle ascolto e di desistere dalla sua ira, non versando sangue innocente a motivo della perversità del marito.
Davide rimane ammirato dalla saggezza e dalla bellezza di quella donna piena di buon senso, che gli augura ogni bene per il suo futuro e si dice certa che il Signore sta dalla parte di Davide. E come guidata da uno spirito di profezia aggiunge: “Certo il Signore edificherà al mio signore una casa stabile, perché il mio signore combatte le battaglie del Signore, né si troverà alcun male in te per tutti i giorni della tua vita. (…) Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d’Israele, non sia d’inciampo o di rimorso al mio signore l’aver versato invano il sangue e l’essersi il mio signore fatto giustizia da se stesso.”
Davide accetta le scuse di quella donna accorta e ringrazia il Signore per avergliela mandata incontro e così avergli impedito di sporcare le sue mani di sangue. Così, con sentimenti di pace e di grande stima da una parte e dall’altra, si congedano ritornando ognuno nella sua dimora.
Quando verso sera Abigail rientra, trova il marito a mangiare e a bere lautamente, tanto che alla fine è ubriaco. Capisce che non è quello il momento giusto per parlare. Così aspetta che il giorno appresso il marito si risvegli e sia ben sobrio per affrontarlo e metterlo al corrente dei fatti accaduti e come, grazie al suo immediato intervento, fosse stata risparmiata la vita a lui e a tutta la sua famiglia. Nabal, che giorni prima aveva fatto lo spavaldo e parlato con sprezzo e arroganza agli uomini di Davide, rimane impietrito e senza parola, rendendosi conto solo allora del grande pericolo corso. Una grande paura s’impossessa di lui, che si sente male, come se fosse stato colpito da un ictus improvviso, lo mettono a letto e dopo pochi giorni muore.
La notizia giunge a Davide, il quale, fatti passare i giorni del lutto, manda i suoi uomini nella casa di Nabal, per chiedere in sposa Abigail, la quale accetta con gioia di diventare moglie di Davide. Lo fa con il suo stile di persona assennata, umile e servizievole, rispondendo ai giovani che erano venuti: «Ecco, la tua schiava diventerà una serva per lavare i piedi ai servi del mio signore». Quindi si prepara in fretta, sale su un’asino, seguita dalla sue cinque ancelle, si mette dietro ai messaggeri di Davide e va da lui per diventare sua moglie.

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Padre Pino
Padre Pino
Don Giuseppe Licciardi, sacerdote della diocesi di Monreale innamorato di Cristo e della sua Parola.

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