Unioni civili e stepchild adoption

Tra ragione ed etica cristiana

Il testo Cirinnà, di cui ultimamente si è tanto discusso, si pone l’obiettivo di disciplinare le unioni civili per le coppie di fatto, etero ed omosessuali e regolamentare quindi la convivenza in genere. Per unione civile si intende un atto, giuridicamente riconosciuto, con il quale due persone manifestano la propria volontà a instaurare un vincolo di convivenza. Il fine stesso è quello di tutelare i diritti e i doveri di entrambi i “coniugi”: “dall’unione civile deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione.”
Non si parla di matrimonio, almeno non per il momento. Il matrimonio è tutt’altro e rappresenta da sempre, anche per i non credenti, l’ordine naturale della condizione umana, il sigillo stesso dell’amore coniugale, inteso come legame “inscindibile” tra un uomo e una donna.
Così detto, potrebbe risultare giusto negare già in principio che ci sia la necessità di tutelare i diritti di chi in realtà un legame differente dal matrimonio ce l’ha già. Istituire un vincolo legalmente riconosciuto per questo genere di unioni, significa soprattutto sensibilizzare le coscienze ad ogni episodio di intolleranza e di discriminazione del genere.
Fin qui tutto bene, se non fosse però, per quanto previsto dalla legge per le adozioni in casi particolari, il cosiddetto “stepchild adoption“, letteralmente “adozione del figliastro”.
L’adozione in casi particolari, prevede che uno dei due coniugi di una coppia legata da unione civile, possa divenire genitore adottivo del figlio legittimo del proprio compagno, figlio chiaramente avuto da una precedente relazione.
Il problema, se di problema si può parlare, è che questa “concessione” è prevista anche per le unioni tra persone dello stesso sesso.
Ciò che non è chiaro a molti però, è che in questa normativa si parla dei propri stessi figli: Di fronte ad evidenti cause di impossibilità, da parte di uno dei due genitori biologici, a poter provvedere alla normale crescita e formazione del figlio, non è comunque sempre preferibile permettere al bambino di continuare a vivere la propria vita insieme alla figura genitoriale rimasta come unico riferimento?
Certo poi resterebbe il problema di far comprendere al bambino il motivo di questo “cambiamento e del nuovo contesto familiare“, ma credo che l’amore di un genitore sia in grado di riuscire anche in questo. L’alternativa, sarebbe l’assegnazione del minore ad una coppia etero di persone sconosciute o in casi peggiori ad un istituto.
Del resto, esistono coppie unite nel sacro vincolo del matrimonio, che pur cercando di perseguire sempre e rigidamente ogni “buona regola e norma di vita” che la religione tenta di insegnare, non sono comunque riuscite a garantire ai propri figli un ambiente familiare sereno e in casi estremi hanno lasciato scandire il tempo coniugale dalla totale assenza di amore.
In questi giorni si è anche tanto parlato della posizione che il Papa e la Chiesa hanno assunto a riguardo, tentando di far passare per “chiusura”, ciò che rappresenta da sempre la condizione naturale della vita: “La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al sogno di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità. Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione“. Ma ovviamente non è stato tenuto in considerazione che le parole del Papa sono state anche di apertura, tolleranza e rispetto verso chi vive una particolare condizione personale: “…Per quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di “errore”, continuano a essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa”.

Non è semplice stabilire dove sia la verità, cosa sia giusto fare e cosa bisognerebbe evitare, ma mi è chiaro un pensiero.
Un’emozione è pur sempre un’emozione e anche se fa male nasce comunque dal cuore. Puoi remarci contro, tentare di respingerla e provare a lasciarla andare, ma se è forte come l’impeto che ha dentro, forse tornerà sempre indietro.
Quando senti che è sbagliata poi, ti devasta l’anima!
Non sempre la ragione è in grado di fermare ciò che il cuore non riesce a controllare.

Tiziana D’Antoni

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